Lonely Planet Magazine Italia

Sud Sauvage

Il vento scuote le criniere bianche dei cavalli e increspa la superficie delle risaie allagate. A venti chilometri di distanza, nella città di Arles, gli ombrelloni dei caffè si agitano freneticamente. È il mistral, quello che costringeva Vincent Van Gogh a piantare il cavalletto nel terreno. Visto con gli occhi di un pittore, disperde le nuvole da quei luminosi cieli meridionali.

La Camargue si regge sull’equilibrio tra l’acqua dolce portata dal Rodano e quella salata che si insinua dal Mediterraneo

Mi piace pensare che la Francia sia un paese a me familiare. Per questo motivo è una gradita ed emozionante sorpresa arrivare in Camargue, un luogo di orizzonti aperti dove i confini tra terra e acqua cambiano da una stagione all’altra. Dalle sorgenti tra i ghiacciai alpini il Rodano scorre per ottocento chilometri, toccando Ginevra e Lione, passando sotto un ponte distrutto ad Avignone e lambendo parecchi rinomati vigneti prima di sfociare nel Mediterraneo. È lungo la sua ampia valle che il mistral soffia per oltre cento giorni all’anno. Nelle terre del delta del fiume da secoli la gente pianta file orientate da est a ovest , canne alte e robuste che fanno da schermi frangivento. È accanto a una di queste siepi a ciuffi che i tori si sono raccolti. Li osservo dall’interno sicuro di un fuoristrada mentre fuori dal finestrino il responsabile dell’allevamento, Frédéric, si prepara a portare fuori uno dei cavalli di razza Camargue. “Questo è Cavaïoun”, dice dandogli una pacca. “È un puledro che cavalco da un anno”. Cavaïoun sta ancora imparando a radunare il bestiame ma il gruppo odierno si dimostra abbastanza collaborativo. Mentre Frédéric fa girare Cavaïoun intorno a loro i tori iniziano a muoversi in un trotto uniforme solo uno o due animali ribelli vanno riportati all’ordine con qualche prodezza equestre. Quando sono a riposo a volte incrociano le corna ma, scaramucce a parte, questi maschi perlopiù giovani sembrano condividere lo spazio senza problemi. Frédéric è il proprietario della Manade Jacques Bon, intitolata al padre, che avviò l’attività nel 1979.

Stai leggendo un'anteprima, iscriviti per leggere tutto.

Altro da Lonely Planet Magazine Italia

Lonely Planet Magazine Italia1 min letti
8. Zion National Park
Arrivando allo Zion National Park dopo un lungo tragitto attraverso il deserto dello Utah, non riesce difficile capire perché un gruppo di Mormoni – i primi euro-americani a scoprire questo luogo – gli diede il nome della Terra Promessa. Il Virgin Ri
Lonely Planet Magazine Italia4 min letti
9. Tokyo
Tokyo, Cagliari e Lima : tre città ad alto tasso gastronomico, da esplorare da mattina a sera in cerca di assaggi e indirizzi da non perdere. DA SHINJUKU, STAZIONE FERROVIARIA DI TOKYO che vanta il record del numero di passeggeri annui (oltre 3 milio
Lonely Planet Magazine Italia3 min letti
18. Enorme, Autentica E Unica Come Solo La Patagonia Argentina
PRIMA DI VISITARE LA PATAGONIA, mi piaceva associare la sua immensità con la complessità nel percorrerla; in un certo senso è ciò che ha alimentato la mia sete di avventura al momento di scoprirla. Dopo aver avuto il piacere di conoscerla, posso affe

Libri e audiolibri correlati