Nuove metrature residenziali o per servizi, ma non solo. Anche la possibilità di innestare funzioni inedite. “Costruire sul costruito” non è una semplice esigenza pratica delle famiglie che necessitano di una stanza in più. In molti Paesi è una vera strategia di sviluppo dei centri abitati. A partire da una considerazione: i tetti occupano fino al 25% dell’area territoriale di una città e sono una risorsa che non può essere ignorata a fronte della crescita di popolazione attesa. Al tempo stesso, gli ampliamenti costituiscono una soluzione per il rinnovamento della città. Che recupera, incrementando lo spazio, l’esistente.
Guido Callegari è professore associato di Tecnologia dell’architettura al Politecnico di Torino, ideatore del master sulle costruzioni in legno e autore della pubblicazione Roofscape Design realizzata con Gustavo Ambrosini per Jovis. A lui abbiamo chiesto quali sono le regole per sfruttare i tetti, quali le tecnologie e i costi e perché materiali come il legno debbano essere considerati una soluzione da privilegiare. «Lo sviluppo degli interventi di ampliamento verticale del patrimonio edilizio esistente – ci ha spiegato - avviene in un contesto nel quale i vincoli in essere privilegiano l’utilizzo di processi off site, tecnologie stratificate a secco per ridurre i tempi