C’è da andare alle Seychelles, sei libero? Facendo di mestiere lo skipper e il giornalista nautico ci ho messo una frazione di secondo a rispondere di sì. Ma, lo confesso, appesantito da un fastidioso retropensiero, una sorta di pregiudizio generato dal ricordo di crociere passate ai Caraibi, che mi spingeva a temere di finire in una bolgia di rade affollate, spiagge prese d’assalto e orde di turisti che tirano tardi in locali rumorosi. Insomma, non avevo il minimo sospetto che sarei finito in un paradiso di biodiversità, che avrei fatto bordi fra isole incastonate nel blu dell’Oceano Indiano, che il mio tender mi avrebbe portato a mettere i piedi su sabbie bianchissime, candidi contorni di foreste di mangrovie che si affacciano sul mare fino a sfiorare l’acqua.
Un volo della Turkish Air Lines, dopo un breve scalo a Istanbul, mi porta a Victoria, capitale delle Seychelles che sorge su Mahè, la più grande delle 115 isole che compongono questo arcipelago appartenete al continente africano, 600 miglia a Nord-Est del Madagascar. Frammenti di terra che appartenevano al Gondwana, il supercontinente che attraverso violentissimi terremoti si divise fra America del Sud, Africa, Madagascar e Sud-Est asiatico. Merito della deriva dei continenti, quindi, l’origine granitica delle Seychelles e della loro bellezza, in gran parte insita nelle rocce modellate dai monsoni che ne orlano le coste.
TUTTI A BORDO
Mahè è sede anche dell’unico vero marina dell’arcipelago, quello di Eden Island, dove mi attende il catamarano, un Moorings 4800, che per otto giorni sarà casa e strumento di esplorazione dell’arcipelago per me e il mio equipaggio di 9 persone.
L’idea è quella di salpare immediatamente dopo la cambusa e fare sosta a Sainte Anne Marie, isola che si trova a