In un’intervista ha raccontato che da grande le sarebbe piaciuto fare il programmatore di videogiochi. Una persona che ha cominciato a studiare certe tematiche anche solo dieci anni fa, ha fatto una scommessa. Quanto è stato sfidante credere nelle potenzialità del tech?
Lo confesso: non avevo grandi ambizioni, ho cominciato il mio percorso con ingenuità. Poi è arrivata la passione, perché mi sono reso conto di avere a che fare con strumenti totalmente nuovi, e quindi lo studio. Per dire che da una parte c’è stata l’intuizione, dall’altra le cose non avvengono per caso. Bisogna impegnarsi. È vero: sulla tecnologia non c’era certezza. Mi sono fidato. Però ricordo che già quando ero ragazzo