Intelligenza Artificiale. E noi?: Una sfida alla nostra umanità
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Info su questo ebook
Il dibattito pubblico non sempre contribuisce a chiarirci le idee. Come possiamo orientarci tra scenari apocalittici e concezioni salvifiche della tecnologia? Come capire potenzialità e rischi dell'intelligenza artificiale?
Come essere meglio informati, cioè più consapevoli e quindi più liberi?
Un primo passo lo puoi fare leggendo i 25 contributi, chiari e comprensibili a tutti, raccolti in questo libro. Testi brevi, che focalizzano i punti chiave del nostro rapporto con l'intelligenza artificiale generativa e le prospettive per il presente e per il futuro.
Sono scritti da persone impegnate a vario titolo con la tecnologia e con l’intelligenza artificiale: pensatori laici e religiosi, accademici e ricercatori, esponenti delle grandi aziende tecnologiche, regolatori e ricercatori sociali, tecnologi, imprenditori, professionisti e manager.
Autrici e autori ci offrono un contributo di conoscenza in merito a lavoro, salute, diritto, accessibilità, privacy, algoritmi, legislazione, ruolo della politica e delle imprese grandi e piccole, ricerca.
Le domande connesse all’impatto dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite trovano qui la postura corretta per dare loro risposta. Il tutto nel segno della responsabilità e della voglia di capire di più.
Completano il libro i risultati del sondaggio Fondazione Pensiero Solido/Youtrend dal titolo “Gli italiani e l’intelligenza artificiale”, realizzato in occasione della maratona sull’intelligenza artificiale organizzato lo scorso 19 maggio a Milano dalla Fondazione Pensiero Solido.
Se alle ansie generate dai professionisti delle profezie di sventura preferisci fonti di comunicazione costruttiva, capaci di generare consapevolezza e comprensione, con ragionamenti intelligenti e suggerimenti praticabili, questo è il libro che fa per te. Non abbiamo bisogno di spavento o di clamore. Qui trovi una via mediana, fatta di conoscenza, consapevolezza e responsabilità. Buona lettura!
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Anteprima del libro
Intelligenza Artificiale. E noi? - Antonio Palmieri
Perché siamo qui
Perché l’intelligenza artificiale è una sfida alla nostra umanità? Lo è perché ci richiama alla responsabilità, che è l’altra faccia della medaglia della libertà. Le straordinarie possibilità che la tecnologia ci offre e che sempre di più ci offrirà in futuro ci obbligano a prendere consapevolezza del fatto che questa nostra epoca esige un di più di responsabilità. Non è un richiamo astratto alla necessità di essere buoni. È una sfida a diventare più intelligenti
, cioè capaci di trovare soluzioni tecniche adeguate sapendo che l’innovazione non è un fine ma uno strumento per migliorare la nostra vita. Non siamo un’appendice dello sviluppo tecnico, abbiamo da affrontare la sfida e il compito di configurare la digitalizzazione in modo tale che essa contribuisca all’umanizzazione del mondo.
Noi della Fondazione Pensiero Solido la chiamiamo Tecnologia solidale
, vale a dire la tecnologia che migliora la vita delle persone. Essa comprende ogni ambito dello sviluppo tecnologico ed è merito di donne e uomini che decidono di usarla o di inventarla per cambiare in meglio il presente.
Questa prospettiva è la via ragionevole tra scenari apocalittici e concezioni salvifiche della tecnologia, tra apocalittici e tecnofanatici. È un sentiero mediano, che punta alla salvaguardia e al miglioramento delle nostre condizioni di vita, a partire da coloro che sono più svantaggiati mediante l’impiego delle possibilità tecnologiche.
Questo libro è un passo in avanti in questa direzione. Raccoglie venticinque testi di persone impegnate a vario titolo con la tecnologia e con l’intelligenza artificiale: esponenti delle grandi aziende tecnologiche, pensatori laici e religiosi, accademici e ricercatori, regolatori e ricercatori sociali, tecnologi, imprenditori, professionisti e manager. Inoltre propone i risultati del sondaggio Fondazione Pensiero Solido/Youtrend dal titolo Gli italiani e l’intelligenza artificiale
, realizzato in occasione della maratona sull’intelligenza artificiale da noi organizzata lo scorso 19 maggio a Milano.
Nei testi approfonditi e ricchi di spunti che qui proponiamo rivive lo spirito delle accademie dell’Umanesimo: autrici e autori portano un contributo di conoscenza personale in merito al presente e al futuro dell’intelligenza artificiale generativa e conversazionale, senza velleità di voler avere più ragione degli altri. Lavoro, salute, diritto, accessibilità, privacy, algoritmi, legislazione, ruolo della politica e delle imprese grandi e piccole, ricerca, tutti gli aspetti e le relative problematiche connesse all’impatto dell’intelligenza artificiale trovano le domande giuste e la postura corretta per dare loro risposta nelle pagine seguenti, a partire dall’introduzione di Giovanni Iozzia.
Questo libro potrà essere apprezzato sia dagli addetti ai lavori sia da chi voglia farsi una idea completa dei vari modi in cui l’intelligenza artificiale ci interroga. È un dovere per tutti essere più consapevoli, perché la responsabilità digitale non riguarda solo gli altri, non riguarda solo chi finanzia e produce software di intelligenza artificiale, ma è personale, mia, tua, di ciascuno di noi. Abbiamo l'obbligo di informarci, di sapere di più, di non essere fruitori passivi ma utenti attivi, vale a dire capaci di usare gli strumenti senza esserne usati, a partire dalla gestione dei nostri dati personali. Naturalmente, però, la prima responsabilità compete a chi ha per le mani la creazione e lo sviluppo delle tecnologie. Saranno capaci di farsi carico di quella responsabilità sociale aumentata
che tecnologie potenti e impattanti come l'AI richiedono per il presente e per il futuro? Sapranno restringere oppure allargare il concetto di profitto? Si limiteranno a ragionare in chiave esclusivamente economica oppure guarderanno alle conseguenze sociali, all'impatto che tecnologie come l'intelligenza artificiale hanno sulla vita delle persone?
Leggere i testi scritti da chi rappresenta queste grandi imprese raccolti nel libro ci offre già alcune risposte. A esse si sono nel frattempo aggiunti altri fatti pubblici. Il 20 luglio i leader di Amazon, Anthropic, Google, Inflection, Meta, Microsoft e OpenAI - le maggiori società impegnate a creare software di intelligenza artificiale generativa e conversazionale - hanno preso sei impegni con il presidente Biden. Queste sette aziende si sono impegnate a: testare la sicurezza dei prodotti, anche a opera di esperti indipendenti; condividere le informazioni col governo; garantire ai consumatori la possibilità di identificare facilmente i contenuti prodotti dalI'AI; rendere pubbliche capacità e limitazioni dei loro sistemi; mettere a disposizione della società strumenti per affrontare le sfide globali più gravi; condurre ricerche sui rischi per la privacy e le discriminazioni. Questi sei impegni hanno peraltro molto in comune con i principi guida della legge sull'intelligenza artificiale approvata il 14 giugno dal Parlamento europeo e ora in attesa del passaggio al Consiglio dei capi di stato e di governo: controllo e supervisione umani; solidità tecnica e sicurezza; privacy e governance dei dati; trasparenza e tracciabilità; parità di accesso, non discriminazione ed equità; benessere sociale e ambientale.
Infine, il 26 luglio Anthropic, Google, Microsoft e OpenAI hanno annunciato la creazione del Frontier Model Forum, per garantire lo sviluppo sicuro e responsabile dei modelli di intelligenza artificiale e aiutare il pubblico a comprendere natura, capacità, limiti e impatto della tecnologia.
Sono segnali importanti sulla via della responsabilità, il cui primo postulato è che non tutto ciò che è tecnicamente fattibile è eticamente e umanamente accettabile. Per contribuire a rendere sempre più consistente questo processo di assunzione di responsabilità, devono levarsi voci capaci di farci uscire dalla condizione tipica della cultura occidentale di questi ultimi decenni, per la quale siamo super esperti dell'infinitamente piccolo e ignari della cornice di riferimento che dà senso al particolare. Servono filosofi del digitale, donne e uomini capaci di illuminare l’agire dei tecnici. Serve anche comprendere che non siamo condannati a un destino di pura passività. Noi abbiamo dalla nostra parte il fatto che ogni strumento tecnologico ha bisogno di noi, di ciascuno di noi, per funzionare e che nessun algoritmo può obbligarci a usare questi strumenti in modo non rispettoso di noi stessi e degli altri.
L'intelligenza artificiale generativa e conversazionale pone alla nostra umanità un’altra sfida. È uno specchio che ci consente di guardare oltre il qui e ora, di riprendere in mano le grandi domande sul nostro destino personale e di comunità, che in questi ultimi decenni il mainstream culturale ha giudicato inutili e superflue, con la conseguenza di crescere generazioni di produttori/consumatori incapaci di gettare lo sguardo oltre la siepe del proprio particolare.
La riscossa può ripartire da coloro i quali hanno messo al riparo il seme, come il Gesù di Guareschi dice a don Camillo dopo l’alluvione. Riparte da chi nell’impresa, nel terzo settore, nella scuola e nella politica ha salvato il seme delle grandi domande di senso ed è perciò capace di generare opere e riflessioni che ridanno nuova speranza e sono un esempio per tutti.
I testi raccolti qui sono per tutti noi che alle ansie generate dai professionisti delle profezie di sventura, preferiamo fonti di comunicazione costruttiva, capaci di generare consapevolezza e coesione, utili a illuminare le menti con ragionamenti intelligenti e approfonditi, idonei a indicare sentieri praticabili.
Buona lettura!
Antonio Palmieri,
Fondatore e presidente Fondazione Pensiero Solido
Introduzione: L’intelligenza umana per raccontare (e capire) l’intelligenza artificiale
E se smettessimo di chiamarla intelligenza artificiale? Perché non lanciare una grande gara internazionale di creatività per trovare un nuovo nome, una migliore locuzione, una più efficace sintesi per indicare, rappresentare e, quindi, comprendere quella che chiamiamo intelligenza artificiale?
Le parole sono azioni e fanno accadere le cose
(Hanif Kureishi). Quando quasi 70 anni fa, era il 1956, John MacCarthy lanciò la storica combinazione di due parole, lo fece in un contesto accademico e non poteva immaginare che sarebbe finita nei titoli dei giornali e nei documenti ufficiali di governi e organizzazioni sovranazionali. Dopo ChatGPT, autunno 2022, tutto è cambiato, perché l’intelligenza artificiale è diventata accessibile a tutti nella sua evoluzione generativa: ora è capace di creare testi, immagini, suoni. E questo ha fatto scattare l’identificazione con l’umano: abbiamo (finalmente) creato qualcosa di simile a noi? Senso di onnipotenza da una parte, paura della sostituzione dall’altra. ChatGPT e compagni, però, non sono davvero intelligenti, ma efficienti, molto efficienti. Le loro creazioni
sono prodotti di dati statistici che non prevedono alcuna capacità di ragionare o creare correlazioni che non siano basate sulla ricorrenza di dati. (Potremmo chiamarla azione computazionale
?)
Abbiamo quindi un tema lessicale e, di conseguenza, di narrazione dell’intelligenza artificiale. Siamo invischiati in una miscela di interessi economici, incertezze normative e ansia sociale che spinge a reazioni e comportamenti emotivi. La famosa lettera del marzo 2023, firmata da Elon Musk e altri mille, con la sorprendente e sospetta richiesta di sospendere lo sviluppo delle intelligenze artificiali è diventata il manifesto di tutti i doomer (il termine deriva da doom- catastrofe - e viene usato per definire una persona che vede gli effetti negativi della vita, sia nel mondo reale sia online), con in testa il padrino pentito
dell’intelligenza artificiale, Geoffrey Hinton. Laureato in psicologia sperimentale, dagli anni Settanta del secolo scorso studia come le macchine possono apprendere e ora che ha superato i 70 teme che lo facciano troppo rapidamente, che presto non riusciremo a distinguere il vero dal falso, che forse ne perderemo addirittura il controllo. Poi ho sentito il vecchio tizio che ha creato l'IA dire: 'Questo non è sicuro' perché le IA hanno la loro mente e questi motherfucker inizieranno a fare la loro merda'
, ha detto il rapper Snoop Dogg, sintetizzando in maniera colorita e assai diretta l’impatto nel sentimento comune del pentimento del padrino. Che ha continuato a