Le indemoniate di VERZEGNIS
Nel settembre 1878 una lettera raggiunse l’Arcidiocesi di Udine, nella persona del vicario generale. A scriverla, Giovanni D’Orlando, parroco di Verzegnis, piccola comunità dell’Alto Friuli: «Da oltre sei mesi sette ragazze dell’età da 15 a 25 anni circa della frazione di Chiaicis di questa parrocchia sono oppresse da certi malori, che fanno pietà […]. Passano pochi giorni, che non si contorciano orribilmente, […] perdano i sentimenti, ed urlino anche in pari tempo come da voce di cane». La benedizione – stando al prete – non sortirebbe alcun effetto, semmai le condizioni andrebbero peggiorando a contatto con i paramenti sacri, scatenando nelle inquiete un ribrezzo blasfemo, osceno e violento. La missiva del prelato si concludeva con un’istanza formale, la più raggelante: l’autorizzazione a praticare l’esorcismo secondo il rituale di Madre Romana Chiesa. Verzegnis, 1878. Un comune dell’altopiano carnico raccolto in un pugno di frazioni – Chiaicis, Marzovalis, Villa, Santo Stefano, Chiaulis, Intissans, Pozzis –, una terra guarnita da povere casupole, bestie da soma e genti malamente istruite, un sistema di credenze e superstizioni orbitali alla Chiesa e allo Stato moderno, un angolo di mondo toccato dal male. Ma chi o che cosa aveva turbato la già disgraziata condizione della comunità friulana? E quel ghigno sul volto delle vergini? Qual era la causa? il disagio psichico, il fanatismo religioso? O era la firma dell’angelo caduto, Satana?
‘Chi o che cosa aveva turbato la già disgraziata condizione della comunità friulana? E quel
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