AUROVILLE, la città dell’utopia
«Sorge nell’alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte […] dentro vi sono tutte l’arti, e l’inventori loro, e li diversi modi, come s’usano in diverse regioni del mondo».
I versi sibillini del testo appena citato sono tratti dall’opera filosofica del 1602 di Tommaso Campanella che, richiamandosi alla di Platone, presentava in forma dialogica il confronto di due personaggi: l’Ospitalario, un cavaliere dell’Ordine di Malta, e il Genovese, ossia il nocchiero di Cristoforo Colombo. Quest’ultimo raccontava di aver scoperto una città governata con leggi e costumi perfetti individuata nell’isola di Taprobana durante uno dei suoi viaggi in giro per il mondo. Nella città ideale prefigurata dal filosofo religioso calabrese, il potere spirituale e temporale erano detenuti da un Principe Sacerdote, anche chiamato con gli appellativi di Sole o Metafisico. La città, a forma circolare, era situata su un colle ed era costituita da sette mura che prendevano il
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