Lavoro agile ok, ma il prezzo è giusto?
in un’azienda editoriale. A metà del 2019, hanno deciso di chiudere le sedi distaccate e di trasferire tutti i dipendenti a Milano. Per lei, che vive a Roma, gestire quel periodo è stato difficile. Impossibile spostare da un giorno all’altro la famiglia, con figlia adolescente e marito che non poteva certo licenziarsi. Così, ha cominciato a fare la pendolare. Poi, a marzo del 2020, è arrivata la pandemia e – come molti – anche Ada ha potuto lavorare da casa. Ora che lentamente si torna alla normalità, la sua azienda le ha fatto una proposta: continuare a lavorare da remoto in cambio però di una adesione volontaria (solamente sulla carta) a un contratto part time. Il ragionamento dell’azienda è semplice: io faccio un favore a te e tu lo fai a me. Eppure Ada è convinta di aver lavorato in questi mesi come faceva prima di Covid e forse anche di più. Ma l’azienda sa bene che lei prima di tutto vuole evitare il trasferimento. Allo stesso tempo, però, anche Ada sa che la società per cui lavora nel mentre ha spostato gli uffici in una sede più piccola, e meno costosa, in cui non ci sarebbero comunque
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