«Se il diavolo non esiste, ma l’ha creato l’uomo, l’ha creato a sua immagine e somiglianza»
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
27 luglio dello scorso anno la città di Brunico, in provincia di Bolzano, è stata scossa da un inquietante episodio di cronaca nera. Oskar Kozlowski, ragazzo 21enne di origine polacca, ha ucciso a sangue freddo il suo amico Maximum Zanella durante un contorto rituale satanico. In casa dell’assassino, dove si è consumato il delitto, sarebbero stati ritrovati teschi e scheletri di plastica. Kozlowski, reo confesso, avrebbe raccontato con dovizia di par ticolari la macabra cerimonia messa in atto, che consisteva nel versare alcune gocce del suo sangue, con piccoli tagli ai polsi, su un teschio animale, per poi accoltellare brutalmente la sua vittima sacrificale. Nonostante lo sconcerto, l’episodio non stupì più di tanto l’opinione pubblica locale, soprattutto a causa dei personaggi implicati nella vicenda. Kozlowski era infatti già noto in ambienti satanisti e sfoggiava addirittura un tatuaggio