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Un aiuto per chi protesta contro le Big tech

magazziniere Amazon, è diventato una spina nel fianco del suo datore di lavoro. Parla regolarmente alle manifestazioni sindacali e guida le proteste contro il gigante delle vendite online per il trattamento riservato ai lavoratori. Ma essere un attivista non paga. E il suo reddito – considerando che attualmente è in una condizione di invalidità - non copre sempre l’affitto del suo appartamento a New York, le spese mediche relative alla diagnosi di lupus né il costo per la cura del suo cane e del suo gatto. Quindi, all’inizio del 2021, Flowers ha chiesto un sussidio a un fondo di crowdsourcing creato proprio per aiutare il numero e dall’ex dipendente di Google Liz Fong-Jones, sostiene i lavoratori di Google, Amazon e altre società tech. Un altro fondo creato lo scorso autunno dalla stessa organizzazione no profit è stato pensato specificamente per i lavoratori di Apple, dove alcuni dipendenti si sono lamentati di pratiche di lavoro scorrette, e di Netflix, dove i lavoratori hanno recentemente protestato per uno spettacolo in cui il comico Dave Chappelle ha deriso le persone transgender. Nel frattempo, a dicembre, i dipendenti del produttore di videogiochi Activision Blizzard hanno creato un fondo per aiutare i lavoratori che stavano facendo picchetti contro l’azienda, che non aveva dato risposte dopo un caso di molestie sessuali. L’idea alla base è in qualche modo simile a quella dei fondi messi a disposizione dai sindacati per chi sciopera, da tempo utilizzati per aiutare chi, mentre protesta, non riceve lo stipendio. Ma dal momento che l’industria tecnologica per lo più non è caratterizzata da una forte sindacalizzazione, i suoi lavoratori fino a poco tempo fa hanno potuto avere pochi sostegni. “Dato che la disuguaglianza di potere in questo Paese è così eclatante in questo momento, penso sia una buona idea che qualcuno parli di nuovo di scioperi”, afferma Jane McAlevey, ricercatrice senior presso il Labor Center dell’Università di California a Berkeley. Il fondo che Flowers ha utilizzato è stato originariamente concepito da Fong-Jones dopo una serie di conflitti tra i lavoratori e i vertici di Google. Nel 2018 c’è stato uno scontro partito da alcune lamentele nei confronti della direzione. Veniva accusata di non aver affrontato seriamente le intimidazioni nei confronti dei dipendenti da parte di alcuni sostenitori di un ex ingegnere di Google, che si era opposto agli sforzi a favore della diversità. Subito dopo, migliaia di lavoratori hanno cominciato a protestare contro il contratto segreto stipulato tra Google e il dipartimento della Difesa, il cosiddetto Project Maven, e la buonuscita multimilionaria riservata a un ex dirigente accusato di cattiva condotta sessuale. Nel creare il fondo, Fong-Jones ha collaborato con Coworker perché non voleva gestire da sola una somma di denaro potenzialmente gigantesca. Dopo aver inizialmente fornito sussidi solo ai dipendenti di Google, hanno ampliato i propri sforzi per aiutare i dipendenti di altre società tecnologiche. Hanno anche creato il secondo fondo per i lavoratori di Apple e Netflix. “Mi sono resa conto, fermandomi a riflettere un attimo, che ci sono così tante altre persone oltre ai lavoratori di Google che hanno bisogno di questa assistenza”, afferma Fong-Jones. Ha dato il via al Fondo di solidarietà donando 100mila dollari di tasca propria, guadagnati incassando le stock options dopo aver lasciato Google nel 2019. Da allora, il fondo ha raccolto un totale di 550mila dollari, gran parte dei quali provenienti da operatori del tech, con donazioni dai 2 ai 10mila dollari. Una donazione di 350mila dollari arrivata da Omidyar Network, un fondo filantropico creato dal fondatore di eBay, Pierre Omidyar, ha contribuito a coprire i costi di avvio. In termini di distribuzione di denaro, il Fondo di solidarietà ha donato 140mila dollari a 56 persone, ognuna delle quali ha ricevuto 2.500 dollari. “Il movimento sindacale ha una tradizione secolare di mutuo soccorso”, spiega Jess Kutch, direttore esecutivo del Solidarity fund e co-direttore di Coworker. “Volevamo da tempo sperimentare come ciò potrebbe funzionare nell’era digitale”. Le aziende nel mirino dei fondi di Coworker si sono rifiutate di commentare su Fortune o non hanno risposto. Per richiedere un sostegno, i dipendenti delle aziende tech devono dimostrare che stanno aiutando i colleghi nella fase organizzativa o comunque stanno sostenendo i diritti dei lavoratori nel settore tecnologico in generale. Possono anche chiedere al fondo di coprire alcune spese legali relative al loro attivismo, come può accadere a un whistleblower che decide di citare in giudizio un’azienda dopo essere stato licenziato per rappresaglia. L’intero processo, comprese le interviste, dura in genere da quattro a sei settimane. Per quanto riguarda Flowers, il suo attivismo è iniziato nel marzo 2020, quando insieme ai colleghi del magazzino di Amazon di Staten Island, New York, hanno abbandonato il lavoro per protestare contro quella che secondo loro era l’incapacità dell’azienda di garantire sicurezza nei primi giorni della pandemia. Volevano dispositivi di protezione individuale, test Covid-19 e indennità di rischio. Flowers sostiene che Amazon si sia vendicata per il suo attivismo licenziando lui e alcuni dei suoi colleghi che hanno protestato. La società lo ha ri-assunto poco dopo, spiegando che il suo licenziamento era stato un incidente. L’assistenza del Fondo di solidarietà, dice, è stata fondamentale per lui in modo che potesse continuare il suo attivismo mentre affrontava i suoi problemi di salute e quelli economici. “Avere un’organizzazione che mi supporta, che mi aiuta a mettere soldi in tasca e che mi aiuta a sopravvivere durante questa pandemia, è stato un grande sostegno”, spiega.

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