Omicidi, suicidi, imponderabili crack finanziari, violenze di varia natura e apparizioni paranormali. All’appello della presunta maledizione che aleggia tra le mura di Palazzo Dario (noto come Ca’ Dario) sembrerebbe non mancare proprio nulla. Molteplici, infatti, sono state le sciagure che hanno interessato gli inquilini dell’edificio veneziano di fine Quattrocento. Proprio così: misfatti alcune volte ingigantiti, altre senza una documentazione certa che li attesti, ma nella maggior parte dei casi corrispondenti a delle verità che si spingono ben oltre la mera e macabra circostanza fortuita. Se lo scorrere impetuoso del tempo ha offuscato l’attendibilità degli episodi accaduti nei secoli scorsi, lo stesso non si può affermare per quelli più vicini a noi.
Andiamo con ordine. Il palazzo, sito al civico 353 del sestiere di Dorsoduro, fu commissionato al noto architetto Pietro Lombardo nel 1479 da Giovanni Dario, un apprezzato mercante e aristocratico dell’epoca. Non solo. Quest’ultimo aveva ricoperto per la Serenissima alcuni incarichi di spicco, divenendo notaio e segretario della Cancelleria ducale: ottenne, inoltre, prestigiosi riconoscimenti in seguito al suo decisivo operato nel negoziare un accordo di pace con i Turchi. Dopo otto anni, nel 1487, terminarono i lavori di costruzione di un edificio a tratti