La figlia che non fu

Di Giancarla Melecci

Giancarla Melecci tenta un singolare esperimento poetico e suddivide la sua silloge in due parti distinte: nella prima “La ribelle che è in me” raccoglie liriche e versi scritti in piena età adolescenziale, nella seconda, “La ribelle matura che è in me”, invece, esplora la maturità e la piena consapevolezza di ciò che è il suo vissuto. L’originalità sta nel fatto che, l’età della ribelle giovanile non è l’età che sta vivendo una qualsiasi ragazza adolescente, ma un’età che ha già alle spalle una vita vissuta di dolore e di esperienze atroci. Pertanto, la Poetessa si osserva e si ritrova in un mondo che non le appartiene, in un mondo che non capisce, dove vuole mettere alla prova tutti quelli che la circondano, vuole capire quanto gli altri siano veramente sinceri con lei, quanto le vogliono bene. Ha paura di essere nuovamente abbandonata, ha il terrore di ritrovarsi nuovamente da sola a combattere contro gli spiriti malvagi e i fantasmi che l’hanno terrorizzata. Fino all’oggi, quando i dolori assumono una dimensione diversa, altra, dolori che si ripropongono nella perdita di qualcuno tanto amato, nel chiedersi perché sapendo già la risposta ai numerosi quesiti. Conferme di ciò che non si può più cambiare, ma solo accettare con l’amaro nel cuore. Una poesia lineare, ingannevolmente semplice, sempre pronta a offrirsi senza veli e proprio per questo densa di significati.

• Lingua: Italiano
• Editore: Giovane Holden Edizioni
• Data di uscita: 1 dic 2015
• ISBN: 9788863967906

Anteprima del libro

L'Autrice

Prima parte

La ribelle che è in me

Una tela argentata

Avevo dipinto un quadro con un pennello d’oro,

sulla tela argentata impressi il nostro destino.

M’illusi, ma continuai.

Lo incorniciai con punte di diamanti,

e per non permettere ad alcuno di poterlo distruggere,

lo racchiusi in un cubo di cristallo.

M’illusi, ma sperai.

Fu sufficiente un pugno di sabbia

per offuscare il nostro destino.

Un pugno di sabbia…

gettato proprio da te…

sul cubo di cristallo.

Illusioni

Se domani

Quando me ne andrò e sarò lontana da te,

allora e solo allora ti accorgerai di avermi amata.

Quando non sentirai più le mie dita fra le tue,

quando fra le tue braccia ci sarà un’altra e non io,

allora e solo allora ti mancherò.

Quando non mi sentirai più ridere o urlare,

quando non sentirai più il profumo della mia pelle,

quando non vedrai più nei miei occhi,

allora e solo allora griderai il mio nome.

Quando ad accarezzarti non sarò più io,

quando non mi sentirai più fremere per te,

quando i miei fianchi non si confonderanno più con i tuoi,

allora e solo allora implorerai il mio Amore.

Ma, allora, se domai me ne andrò,

sarà troppo tardi.

Tu non puoi

Mi disse ti amo, ma non sapeva cos’era l’Amore.

Mi disse ti odio, pur non sapendo odiare.

Odio e Amore: due sentimenti opposti

ma uno non vive senza l’altro.

Io li ho conosciuti profondi come il mare

immensi come il cielo.

Io posso dire ti amo come posso dire ti odio.

Io posso, tu no! Tu non puoi!

Il nostro futuro in una stella

Come sarà il nostro futuro?

Chiudere gli