Wherry ancora un giro
sulle pianure dell’East Anglia. Era terra di gente pragmatica – tagliatori di canne, traghettatori, contadini, tessitori, pescatori di anguille e cacciatori di talpe – che l’ha drenata, strappandone duecento chilometri di acque navigabili. Oggi questa zona tra il Norfolk e il Suffolk viene chiamata Broads e si presenta decisamente selvaggia: , canneti e terreni acquitrinosi dove le lontre nuotano attraversando con scioltezza le maree fluviali, i cormorani asciugano le ali su scheletriche pompe eoliche e in lontananza le vele rigano le paludi. Tra il Cinquecento e l’Ottocento regnavano le wherry: appesantite da mattoni, canna da zucchero, carbone e legname, queste eleganti navi cargo solcavano le correnti fino a quando la ferrovia ne ha decretato la fine. Ne è sopravvissuta una manciata, preservata da intraprendenti proprietari che hanno mollato gli ormeggi per scorrazzare ospiti “edoardiani” in giro per le Broads. Se ne sono poi aggiunte altre, sempre “old style” ma da diporto. La White Moth, l’ultima di queste wherry, è del 1915. Restaurata dal trust Wherry Yacht Charter, è un’imbarcazione di circa diciotto metri che imbarca passeggeri per gite in giornata e navigazioni notturne. Per circa quattro giorni mi ha accompagnata in una lenta escursione lungo i corsi dei fiumi Bure e Ant, dalla vivace cittadina di Wroxham a Stalham. In macchina il viaggio sarebbe durato solo sedici minuti, dovendo però imparare a padroneggiare una
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