UN CONTO TROPPO ALTO
è il prezzo che i sei maggiori Paesi d’Europa pagano ogni anno per la gestione della fragilità ossea. Un prezzo caro, per i sistemi sanitari e per la salute, riconducibile a quasi 3 milioni di fratture annue - 2,7 milioni nel 2017 - registrate tra Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Svezia (Ue6). Si tratta di 7.332 fratture al giorno, 305 all’ora. Una piaga che si traduce in una perdita di 1 milione di anni di vita in condizioni di buona salute (Quality-adjusted life year). Numeri, quelli rilevati nel 2017, destinati a crescere nei prossimi 10 anni fino a sfiorare 3,3 milioni di fratture. Pari a un incremento delle spese del 27% - 47,4 mld nel 2030 - mano a mano che i baby boomer entreranno nella fascia d’età più a rischio. Creando un vero e proprio cortocircuito nel sistema. Almeno quello italiano. “Nel 2030 i baby boomer avranno settantanni. Se arrivano tutti insieme all’età della frattura è un problema. Bisogna trovare soluzioni o dovremo fare delle scelte
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