Parola d’ordine: COLD CASE
autore TV, musicista, pazzo per i telefilm
Per gli appassionati di misteri c’è una nuova serie Netflix da non perdere: si chiama e in episodi autoconclusivi racconta vicende di cronaca nera che non hanno mai avuto una soluzione. è una serie documentaristica con immagini di repertorio, testimonianze dei protagonisti e alcuni accenni di ricostruzione. Rapimenti alieni? Fantomatiche sette? Reti internazionali di protezione? Mettetevi in gioco. Perché la cosa divertente di questa narrazione è proprio il suo difetto: non c’è conclusione, non arriva nessun tenente Colombo a dimostrare come sono andate le cose. È in questa piega che può andare a inserirsi la vostra curiosità: visti gli episodi, potete poi trasformarvi voi stessi in “indagatori dell’incubo”. La serie è stata messa online i primi di luglio e dopo solo ventiquattr’ore i produttori hanno già ricevuto 20 indizi credibili sui casi irrisolti. La comunità di appassionati di misteri si è messa in moto, e chissà che non sia capace di arrivare dove le indagini ufficiali non sono arrivate. Si dice che il delitto perfetto non esista… Questi episodi sembrano invece dimostrare che è estremamente frequente. E non tanto per la bravura degli assassini, ma per la noncuranza di chi indaga, per l’incapacità delle forze dell’ordine, per l’impermeabilità di certi tessuti sociali dove indagato e investigatore sono magari parte di una stessa comunità che tende a tutelarsi da ciò che considera esterno. C’è una certa sciatteria nella vita reale che si perde nei thriller scritti. A volte manca la volontà di andare in fondo alle cose, e anche un delinquente mediocre può diventare un genio del crimine. Me lo immagino nell’angolino della sua casetta un po’ contento e un po’ scontento: è vero che ce l’ha fatta, ma non avrà alcuna gloria mediatica. Commettere il delitto perfetto e non poterlo raccontare. Che sciagura. Non resta che confessare.
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