IL TOCCO FEMMINILE DI MONICA ARMANI

i sangue trentino, Monica Armani ama la cura del dettaglio, uno dei tratti distintivi del suo stile, affinata grazie all’esperienza con il padre Marcello che le ha trasmesso l’inarrestabile passione per la ricerca e la messa a. Condivido che l’industrial design, grazie allo sviluppo tecnico che implica, parli perlopiù al maschile. Può accadere che, nello sviluppo di un’idea, si perda la valenza iniziale. Mantenere un certo distacco dagli aspetti di esecuzione, curando più l’equilibrio formale, credo sia una sensibilità che parli più al femminile. I maestri del design sono uomini, con qualche eccezione. Ci sono punte di riferimento, storie di coppie: Ray e Charles Eames, ad esempio, sono tra i più grandi designer di tutti i tempi. Lavorando con mio marito, mi confronto con lui continuamente sugli aspetti tecnici. Penso che le peculiarità dei due sessi siano determinanti, una per l’altra, al successo di un progetto”. Per Monica Armani il suo lavoro è una continua rielaborazione di ciò che le sta intorno: “dal territorio agli oggetti, al comportamento delle persone. L’osservazione e la sintesi sono il motore. L’ispirazione viene quando la mente è libera, in mezzo alla natura”. La vita di progettazione è densa di esperienze varie: “ricordo che per un cliente americano dovevo controllare i prototipi finali. Ma il nostro aereo era stato cancellato, con la possibilità di volare solo il giorno successivo. L’azienda lontana ore di auto. Nessuno si è perso d’animo: abbiamo fatto la revisione nel parcheggio vicino all’aeroporto, grazie all’arrivo di un camion espresso con tutti i prototipi. Tutto il team ha un ottimo ricordo di quest’esperienza”. Amante di un’architettura, frutto della sinergia tra l’estetica e la funzione, Monica Armani conclude: “Lavoro con materiali e colori accoglienti e caldi. Sono convinta che la “pulizia” di progetto sia un passaggio indispensabile per creare luoghi senza tempo”.