Rock your skills
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Info su questo ebook
Si parla di intelligenza emotiva, problem solving, creatività, come elementi fondamentali per le professioni del futuro.
Per ogni concetto affrontato si parte da una canzone che ha segnato una svolta nel mondo della musica e nella società. Non mancano aneddoti interessanti e curiosi su artisti e opere che hanno influito in maniera decisiva sul panorama artistico e non solo.
Buon ascolto e buona lettura a chi intraprenderà questo particolare viaggio nella storia, nella sociologia, nell’arte… e nel futuro!
Emanuele Vita, nato nel 1988, è un Manager del mondo delle Risorse Umane.
Nella sua carriera ha avuto l’opportunità di vivere differenti contesti aziendali in diversi settori, sempre con un focus specifico: le persone.
Avere a che fare con le persone è, per Emanuele, una responsabilità e soprattutto un privilegio, perché le persone sono il motore delle organizzazioni, sono quell’acceleratore che fa la differenza tra mediocrità ed eccellenza.
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Anteprima del libro
Rock your skills - Emanuele Vita
Emanuele Vita
ROCK YOUR SKILLS
Le competenze del futuro raccontate
attraverso la musica
© 2021 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-0897-3
I edizione agosto 2021
Finito di stampare nel mese di agosto 2021
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Copertina realizzata da MolinariGrafica
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
ROCK YOUR SKILLS
Le competenze del futuro raccontate attraverso la musica
A chi da sempre ha creduto in me,
a chi ha imparato a farlo e
a chi non l’ha mai fatto neanche per un momento.
Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante,
e quasi sempre dietro la collina è il sole.
Mogol
L’insostenibile peso dell’incertezza
World Economic Forum, Harvard Business Review, Forbes, McKinsey e chi più ne ha più ne metta.
Sono solo pochi dei nomi di organizzazioni che hanno provato ad analizzare quali saranno le competenze indispensabili per il futuro dei lavoratori.
Tutti le analisi partono da un assunto di base fondamentale: le competenze richieste sul mercato stanno cambiando velocemente come non mai, la rivoluzione in atto dell’Industry 4.0 è forse paragonabile solo alla prima rivoluzione industriale, quando tutti i paradigmi del lavoro dell’epoca furono stravolti improvvisamente dall’oggi al domani.
Ma cosa vuol dire Industry 4.0?
Ci troviamo di fronte a un precipizio, siamo arrivati a un punto di cosiddetta disruption tecnologica, una situazione oltre la quale niente sarà più uguale a prima, nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, nella vita lavorativa come oggi la conosciamo.
Grazie all’accelerazione hi-tech che stiamo vivendo in questi anni si sono sviluppate delle soluzioni tecnologiche che fino a qualche anno fa erano solo altisonanti termini da film di fantascienza: Artificial Intelligence, Machine Learning, Internet of Things, Big Data Analytics e via discorrendo.
Nel tempo che questo libro sarà pubblicato, le tecnologie sopracitate si saranno già evolute, profondamente mutate o, addirittura, potrebbero essere già diventate obsolete!
Nel brancolare in quest’incertezza assoluta solo una cosa è relativamente certa, da qui a venti anni tantissime professioni spariranno dalla circolazione e ne nasceranno altrettante, alcune delle quali neanche potremmo essere potenzialmente in grado di immaginarle.
Pensate agli Influencer, se venti anni fa vi avessero detto che sarebbe esistita questa tipologia di professione e che i relativi stipendi si sarebbero attestati alle volte su cifre a sei zeri, beh, vi sareste fatti delle grasse risate.
Oggi invece almeno il 50% del mondo invidia le moderne doti imprenditoriali di Chiara Ferragni e simili, mentre il restante 50% mente (perlomeno a sé stesso).
Ma dall’immaginazione proviamo a passare alla pratica.
Chiedendoci quali professioni spariranno sicuramente tutti penseremmo immediatamente a quelle sostituibili dall’avvento dell’automazione e della robotica: catene di montaggio, lavori ripetitivi o standardizzabili e giù di lì.
Tutto assolutamente corretto, ma non finisce qui! Andando a sbirciare tra le professioni più a rischio estinzione nei prossimi anni potremo trovare dei lavori insospettabili, due esempi su tutti: il tassista e l’arbitro.
Il tassista. Figura mitologica dei centri urbani, colui che conosce le strade della propria città, e non solo, meglio di Google Maps, fiero Cicerone di viaggiatori nonché di donne e uomini di business. Beh, molto probabilmente nel futuro dovrebbe poter avere la necessità di reinventarsi.
Negli ultimi anni i progressi sullo sviluppo di autoveicoli a guida autonoma hanno fatto passi da gigante, da mera utopia di qualche anno fa, oggi le macchine senza guida umana sono già in fase di test in diversi angoli del mondo e diventeranno verosimilmente parte stabile delle nostre vite da qui a pochi anni.
Una delle professioni più impattate sarà sicuramente quindi quella del tassista, prepotentemente sostituita da futuristiche automobili alla Supercar, con neopatentati assistenti virtuali che ci chiederanno con voce suadente dove vogliamo andare e ci porteranno a meta surrogando l’azione umana, senza rischio di colpi di sonno!
E poi l’arbitro.
Capro espiatorio di mille disavventure, epicentro (il più delle volte incolpevole) di epiteti e insulti creativi, decision maker di risultati che possono portare squadre e intere tifoserie al trionfo o al tonfo sportivo.
Anche lui molto probabilmente dovrà reinventarsi in una nuova professione, provando a ripartire dalle competenze acquisite negli anni sul campo.
Già guardando al recente passato del mondo del calcio possiamo notare che il potere decisorio dell’arbitro si è andato man mano a ridurre, inizialmente con i sensori sulla linea di porta, in grado di rilevare al centimetro se una palla è entrata o meno in rete, e successivamente con il sistema VAR, acronimo di Video Assistant Referee.
Ad oggi il VAR viene usato in pochi casi come l’assegnazione di un gol, di un calcio di rigore, il cartellino rosso diretto e l’errore di identità.
Fondamentalmente gli arbitri addetti al sistema VAR sono in costante comunicazione via radio con l’arbitro in campo e lo informano riguardo a una decisione da rivedere ma, ad oggi, la decisione finale spetta comunque all’arbitro… ma non sempre!
In alcuni casi è la tecnologia che decide da sola, ovvero nei casi cosiddetti oggettivi, come ad esempio il fuorigioco, dove l’arbitro viene solo informato riguardo alla scelta giusta da effettuare.
Sicuramente non sarà domani né dopodomani il momento in cui l’arbitro dovrà darsi da fare e imparare un nuovo mestiere, ma l’avvento dell’intelligenza artificiale man mano soppianterà progressivamente l’utilità dell’occhio e del giudizio umano, portando le macchine a effettuare scelte oculate e totalmente scevre dai cosiddetti bias, i pregiudizi, derivanti – tra le altre cose – da emozioni o pressioni psicologiche.
Quindi se nel nostro futuro neanche tassisti e arbitri potranno star sereni dal punto di vista professionale, quali certezze avremo?
La tecnologia è e sarà sempre più imprevedibile, sia per quanto riguarda la sua evoluzione intrinseca che per i suoi ambiti applicativi.
Se oggi non possiamo minimamente immaginare cosa sarà in grado di fare nel futuro, con molta più probabilità possiamo sapere cosa non sarà in grado di fare, ovvero sostituire l’uomo nelle sue competenze più profonde, le cosiddette soft skill, quelle competenze guidate da aspetti umani caratterizzanti ed estremamente difficili da emulare da parte della tecnologia, come creatività ed empatia.
Diventa quindi cruciale per i lavoratori del domani lavorare su queste competenze che saranno chiave nel prossimo futuro, un futuro non programmato e che potrebbe arrivare improvvisamente in qualsiasi momento.
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