Nautica

Mare 4: La Palestra Perfetta

In un suo libro di grande successo, dedicato al volo sportivo e particolarmente focalizzato sul tema della sicurezza, il comandante Maurizio Majone invita caldamente tutti i piloti d’aeroplano a prendere confidenza con l’acrobazia. Può quasi sembrare un controsenso, tuttavia è subito chiaro che egli non intende solleticare alcuna forma di esibizionismo: l’acrobazia cui si riferisce è un puro esercizio finalizzato esclusivamente all’acquisizione di una sempre maggiore padronanza del mezzo. Quella padronanza che diventa determinante quando le situazioni più critiche si presentano improvvisamente, senza farsi annunciare.

Ebbene, sulla nostra imbarcazione – in perfetto ordine - dovremmo fare qualcosa di simile: sfruttare cioè le giornate meno adatte alla classica gita con ospiti, per provare e riprovare alcune procedure e alcune tecniche di governo che, all’occorrenza, potrebbero rivelarsi provvidenziali. Un mare 4 della scala Douglas (onde di altezza da 1,25 a 2,50 metri) che non sia dichiarato in peggioramento – o meglio ancora che sia dichiarato in attenuazione - rappresenta una palestra ideale. Così come un amico di comprovata esperienza, al proprio fianco in funzione di tutor, è certamente consigliabile.

L’uscita dal porto

Bene, ipotizziamo un’uscita di allenamento. Mentre aspettiamo che i parametri di funzionamento dei motori abbiano raggiunto i valori corretti, svolgiamo la nostra checklist abituale, aggiungendovi - se non sono già comprese - le seguenti voci: carichi mobili: rizzati o stivati; portelli vari: chiusi e serrati; prese e scarichi a mare dei servizi: chiusi; flap, trim, interceptor: a zero; pompe di sentina: in automatico; ancora: bloccata sul musone (se in uso, verificarne il bloccaggio dopo aver salpato); carburante: non meno di quel che occorre, maggiorato del 20%; gaffe: pronte all’uso; assistenti alla manovra: pronti, con guanti da lavoro indossati.

Prima di scostare, valutiamo la forza e la direzione del vento, in quanto, nell’uscire dalla fila d’ormeggio (che costituisce pur sempre un discreto ridosso), incominceremo a sentirne l’effetto sottoforma di scarroccio.

In prossimità dell’imboccatura, togliamo i parabordi (se mantenuti fuori, oltre che antiestetici, sarebbero una prodigiosa fonte di spruzzi) e teniamo sotto controllo il moto ondoso, per scoprire il ciclo delle onde più alte. Con lieve anticipo rispetto alla fase di relativa calma (quando, cioè, le

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