L'ALFA ROMEO CHE HO IN TESTA
Un legame, personale, d'affetto, che dura dall'infanzia. Un rispetto profondo per un Dna premium che non si discute. Una visione che mette davanti a tutto la stabilità nelle decisioni strategiche. Jean-Philippe Imparato, il nuovo capo del brand Alfa Romeo, racconta a Quattroruote del suo rapporto con il marchio che è chiamato a dirigere e delle prime cose che farà nel suo mandato. L'abbiamo incontrato a Balocco, nel giorno del lancio della Giulia GTA.
Allora, sciogliamo un dubbio una volta per tutte: Imparatò o Imparàto, ora che si è trasferito in Italia?
Scegliete voi... Direi, Imparàto, no?
D'accordo, siamo in Italia: a questo punto, l'accento cambia. Allora, Jean-Philippe Imparato, che cosa le ha detto Tavares per convincerla a venire a dirigere l'Alfa Romeo?
Una sera mi ha chiamato e mi ha chiesto «Jean-Philippe, dopo Peugeot cosa facciamo?».Abbiamo chiacchierato cinque minuti e mi ha detto: «Un'esperienza italiana?». Poi ha aggiunto: «Alfa Romeo». Ho detto subito sì. Ho lasciato l'azienda, la bellissima azienda Peugeot, nelle mani di Linda Jackson e ho preso il primo volo per Torino.
Lei con l'Alfa Romeo ha trascorsi particolarmente evocativi, giusto?
Sì, dicono che sono nato in una Giulia perché papà aveva una Giulia 1300 degli anni 60, dopo ha avuto l'Alfetta, poi la GTV... Quindi per me è una storia di famiglia, una storia personale. È così: il salto verso l'Alfa Romeo non è una questione professionale. È una questione personale. Voglio servire quest'azienda, questo marchio. È il motivo per cui ho detto sì
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