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Grande Atlante Piccole delle Meraviglie

Terre e terroir Eccellenza Chiantishire

41 Il “so called” Chiantishire è un poker di campi e vigne, magioni e castelli. Nel medioevo Siena e Firenze si contesero questa terra e molti paesi sono nati e fioriti sul commercio: la triangolare piazza porticata di Greve in Chianti ne testimonia la storia di luogo di mercato, da lì salite al minuscolo borgo di Montefioralle, circondato da mura. Tra i manieri segnatevi quello di Verrazzano, terra natìa di quel Giovanni che a bordo della Delfina per primo scorse (ed esplorò) le coste atlantiche dell’America del nord e scoprì la baia su cui New York si affaccia. La statale 222 attraversa la campagna coltivata che regala delizie – olio, tartufi e salumi (finocchiona e soppressata) – e l’ambiente boscoso fino a Castellina in Chianti (Spiga Verde 2020), su un colle tra le valli dell’Arbia, dell’Elsa e del Pesa. Scendendo a Monteriggioni per Lilliano, la mattina presto s’incontrano i landscape più iconic: cipressi e casolari nella nebbia, uliveti e dolci rilievi. La strada segue, sinuosa, le pendenze e attraversa i paesaggi rurali coltivati a vite e a olivo, case coloniche, ville e fattorie. Altri filari, uliveti e boschi dividono Castellina da Radda in Chianti, spartiacque tra le valli del Pesa e dell’Arbia. Ancora attraverso paesaggi simili raggiungete il Castello di Brolio dei baroni Ricasoli, legati a questa landa da mille anni: si deve a Bettino Ricasoli la codifica della “ricetta” del Chianti moderno nella metà dell’Ottocento, che elegge il sangiovese a protagonista. Da qui la scena si apre sui colli che sovrastano Castelnuovo Berardenga. È una terra a forte vocazione artistica, l’energia della bellezza ha ispirato alcune delle opere del pittore emiliano Sergio Vacchi (che dalla fine degli anni Novanta visse qui), esposte all’interno di Castello di Grotti. Da vedere il borgo di Asciano e l’abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore dove è possibile degustare e comprare i prodotti dell’agricoltura integrata monastica. Proseguite fino al bel borgo di Buonconvento, prendete la Cassia in direzione Roma e dopo un chilometro e mezzo svoltate per Montalcino, qui la macchia sfuma nei vigneti. Dall’alto del grazioso paese si domina gran parte del Chianti, che pure sfugge a confini e definizioni facili: negli oltre duecento chilometri di colline nascono vini molto diversi per terreni, microclimi e pratiche colturali differenti.

La DOCG Chianti Classico delimita una zona ristretta del territorio chiantigiano tra Siena e Firenze la cui icona (il Gallo Nero, simbolo della Lega Militare del Chianti) rimanda a un’antica leggenda

La dolce cipolla locale, oltre a essere nello stemma del comune di Certaldo è ricordata da Giovanni Boccaccio nel Decameron (VI, 10): si chiama Frate Cipolla il questuante di cui si burlano i giovani Biagio Pizzini e Giovanni del Bragoniera sostituendo la penna dell’angelo Gabriele con dei carboni

Ville e corti dei Medici A casa dei Granduchi

.42 Cultura e natura si rincorrono tra ville e giardini, palazzi e corti, così come da sempre Prato rincorre Firenze per fama e prestigio e Firenze si fa inseguire come destinazione cultural-gourmet. Il popoloso comune ai piedi del Monte della Retaia sfoggia monumenti che meritano pari attenzione di telai e cantucci, i deliziosi biscotti resi celebri da Antonio Mattei e dalla sua bottega aperta nel 1858, premiati all’Expo di Parigi del 1867. Per i golosi ci sono pure la bozza (pane sciapo dalla forma irregolare) e la mortadella, salume cotto diverso da quello bolognese, squisito da accompagnare con i fichi Dottati secchi di Carmignano: sono tutti Presidi Slow Food. I Granduchi di Toscana si appassionarono al territorio pratese, inserendolo nel microcosmo della corte medicea con la Villa dei Cento Camini – o La Ferdinanda, voluta da Ferdinando I de’ Medici – a Carmignano e quella di Poggio a Caiano commissionata da Lorenzo de’ Medici a Giuliano da Sangallo: visitate il Museo della Natura Morta, una delle più importanti collezioni europee sul tema, con le tele di Bartolomeo Bimbi che tracciano un catalogo delle varietà toscane di agrumi e frutti di quei tempi. Il sistema delle dodici Ville Medicee – più due giardini (Boboli e Pratolino) – Patrimonio UNESCO, parte da Il Trebbio a San Piero a Sieve e da quella fortificata di Cafaggiolo, a due passi da Barberino nel Mugello, terra di origine della famiglia. Cosimo Il Vecchio diede poi incarico rispettivamente a Michelozzo e a Leon Battista Alberti di disegnare quelle di Careggi e di Fiesole, le prime con logge e giardini. La seconda, nata come residenza di campagna, si trova appena fuori dal grazioso sobborgo che conserva maestose chiese e una bella area archeologica. Altre dimore sono disseminate tra Pisa, Pistoia e Lucca. Nel Fiorentino, tra le altre, si possono visitare la Villa Medicea Reale di Castello – al cui ampliamento lavorò anche il Vasari, mentre il Tribolo ne progettò il giardino – oggi sede dell’Accademia della Crusca, La Villa della Petraia, sulle pendici di Monte Morello, e Poggio Imperiale che prima fu dei Baroncelli, dei Pandolfini e dei Salviati.

Il Duomo di Prato (la basilica di Santo Stefano) spicca per la facciata di marmo a strisce bianche e verdi e per il pulpito esterno, opera di Donatello e Michelozzo. All’interno gli affreschi di Filippo Lippi e la reliquia della Sacra Cintola della Madonna

Pisa e Livorno L’altra, ennesima Toscana

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