SERGEJ BRJUCHONENKO GLI ALBORI DELLA CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA
Per millenni si è creduto che il cuore fosse un organo delicato e impenetrabile, principio della nutrizione e dell’accrescimento, del calore essenziale e della conservazione della vita. È il pensiero alla base della teoria cardiocentrica di Aristotele, secondo cui il cuore rappresentava la sede privilegiata delle facoltà vitali e psichiche, «vivificante scintilla della natura» e dell’anima. Il progresso della fisiologia nel Seicento e della chirurgia nell’Ottocento avrebbero però svelato le reali caratteristiche di un muscolo inaspettatamente resistente, centro della circolazione sanguigna e non dell’anima: un organo, quindi, potenzialmente in grado di essere maneggiato a suon di bisturi e, dopo le intuizioni di Sergej Brjuchonenko, si aprirono le porte per operazioni fino ad allora impensabili.
LA GRANDE GUERRA E LE PRIME INTUIZIONI
Nel 1914, allo scoppio della prima Guerra Mondiale, l’esercito russo si avvale di 115 divisioni di fanteria, 38
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