Introduzione alla scienza dello spirito per atei, agnostici e razionalisti
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Anteprima del libro
Introduzione alla scienza dello spirito per atei, agnostici e razionalisti - Tony Chimento
La filosofia della libertà di Rudolf Steiner come presupposto logico di una concezione spirituale dell’uomo.¹ Materialismo o libertà?
1. IL FONDAMENTO DEL DETERMINISMO
Rudolf Steiner è stato un pensatore austriaco vissuto a cavallo tra il XIX e il XX sec. ed è noto come il fondatore dell’antroposofia. Steiner chiamava l’antroposofia scienza dello spirito
perché presentava il suo lavoro come risultato dell’osservazione di una dimensione spirituale dell’uomo e del mondo. Per spirito qui è inteso un qualcosa di normalmente invisibile che non ubbidisce alle leggi della natura. Infatti anche le onde radio sono invisibili e attraversano i muri ma non le consideriamo realtà spirituali. Noi definiamo le onde radio fenomeni materiali perché ubbidiscono a determinate leggi naturali. Il fisico James Clerk Maxwell è stato il primo a ipotizzare l’esistenza stessa delle onde radio proprio in base allo studio di alcune leggi naturali. I fenomeni materiali, siano essi visibili come i fenomeni meccanici o invisibili come nel caso delle onde radio, sono sempre governati da leggi naturali.
Steiner si era laureato all’Università Tecnica di Vienna ed aveva conseguito il dottorato di ricerca in filosofia a Rostock, aveva quindi una preparazione scientifica e filosofica. Nel suo saggio filosofico più importante, La filosofia della libertà, che è una rielaborazione della sua tesi di dottorato, egli prende le mosse da alcuni esempi di fisica. Chi non si è mai affiancato alla fisica, per quanto si impegni nello studio di questo libro, può avere difficoltà a mettere a fuoco alcune considerazioni esposte dallo studioso. Steiner espone il metodo scientifico attraverso quello che chiama processo fittizio di pensiero
. Qui invece si entrerà nel merito. Ciò allo scopo di fissare le idee e anche perché, come vedremo, questo esempio di fisica nella sua specificità servirà da base per tutte le considerazioni successive. Si tratta di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti quotidianamente, il cui studio è stato fondamentale e paradigmatico per lo sviluppo del metodo scientifico sperimentale. Si tratta della caduta del grave
.
Se lasciamo cadere un corpo, osserviamo che il corpo è soggetto a un’accelerazione verso il basso. Indichiamo con 0 il punto da cui facciamo cadere il corpo. Il fenomeno è governato dalla cosiddetta legge oraria della caduta dei gravi
, che in questo caso si esprime secondo l’equazione:
dove:
y è la distanza verticale percorsa dal corpo in caduta libera;
g è l’accelerazione di gravità che fa circa 10 m/s^2 ;
t è il tempo trascorso dall’inizio della caduta.
Ci chiediamo ora: dopo un secondo dall’inizio della caduta, che distanza ha percorso un corpo in caduta libera?
Il conto è presto fatto:
Dopo un secondo dall’inizio della caduta, un corpo in caduta libera ha percorso cinque metri.
Dopo due secondi dall’inizio della caduta…
Dopo due secondi dall’inizio della caduta un corpo in caduta libera ha percorso 20 metri.
Se il corpo riceve una spinta in direzione orizzontale, la componente orizzontale del moto è governata dal principio di inerzia, che in questo caso si scrive in questo modo:
dove v0 è la componente della velocità nella direzione orizzontale del moto.
È da notare che queste leggi che governano il moto del corpo lo fanno secondo una ferrea necessità. Infatti per ogni istante t ci permettono di calcolare le coordinate x e y che definiscono la posizione del corpo in quell’istante. Questo vale istante per istante.
Un altro aspetto da mettere in evidenza è il fatto che queste leggi naturali determinano la traiettoria del corpo, quindi ci permettono di prevederla. Infatti, sostituendo il tempo dalla seconda equazione nella prima, si ottiene la traiettoria del corpo che è un’equazione di secondo grado. È noto che un’equazione di secondo grado descrive una parabola.
Se l’uomo fosse un essere soltanto materiale, tutte le azioni che compie e anche le decisioni che prende sarebbero il prodotto di processi materiali che si svolgono nel suo cervello.² Questo è ciò che pensa la fisiologia moderna. Il cervello a sua volta è sede di fenomeni elettrochimici che si possono ricondurre, su scala atomica, a fenomeni meccanici.
Nel caso del moto parabolico del corpo, conoscendo le leggi che governano il moto del corpo siamo stati capaci di prevedere la traiettoria che esso avrebbe seguito. Allo stesso modo, conoscendo le leggi che governano i fenomeni atomici, dovremmo essere in grado, in linea di principio, di prevedere le azioni che compirà un uomo o anche un animale. Nel caso del moto parabolico del corpo, le cause materiali sarebbero soltanto più facilmente riconoscibili. Invece, nel caso di un’azione volontaria Paul Rée fa notare: «Tra noi e il luogo della loro attività si trova il cranio dell’asino».³ Ma se conoscessimo con sufficiente precisione i processi che si svolgono nel cervello, potremmo prevedere il comportamento degli uomini e degli animali. Questa è l’idea che si esprime attraverso le parole del matematico e fisico Pierre Simon Laplace:
Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell’universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro, proprio come il passato, sarebbe evidente davanti ai suoi occhi.⁴
Questo modo di pensare è tipico del determinismo meccanicistico dell’Ottocento, secolo in cui Laplace opera nella prima metà e Steiner pubblica La filosofia della libertà nel 1894. Dal punto di vista dello sviluppo storico della scienza, Steiner e Laplace sono più o meno contemporanei.
Il determinismo meccanicistico che si esprime attraverso le parole di Laplace si basava su quella che oggi chiamiamo fisica classica. Ma la fisica classica, pochi anni dopo la pubblicazione di La filosofia della libertà, si sarebbe rivelata incapace di descrivere proprio i fenomeni che avvenivano a livello atomico per cui è stato necessario, nei primi anni del Novecento, sviluppare la meccanica quantistica.
Si dice che la meccanica quantistica abbia messo in crisi il determinismo⁵ ma in realtà l’idea che c’è alla base è rimasta la stessa. Se l’uomo è un aggregato di atomi, le sue azioni sono determinate dalle leggi che governano i fenomeni atomici. Che tali leggi siano le leggi della fisica classica che conosceva Laplace o che siano le leggi della meccanica quantistica che conosciamo oggi, non cambia l’idea che c’è alla base. Alla luce della meccanica quantistica oggi si direbbe che potremmo calcolare la probabilità che l’asino dell’esempio di Paul Rée, di fronte a un incrocio, vada a destra oppure a sinistra.
Secondo la scienza moderna l’uomo è un insieme di atomi. La stimata e compianta astrofisica italiana Margherita Hack diceva: «Siamo figli delle stelle e del caso», cioè siamo un insieme di atomi che si sono formati attraverso reazioni nucleari avvenute in qualche stella lontana e che si sono venuti a configurare secondo l’attuale disposizione a seguito di un processo evolutivo casuale.
L’idea che l’uomo sia un insieme di atomi è dominante nella scienza moderna e lo è anche ovviamente nella divulgazione scientifica. Nel 1990