Lo scorso settembre Ursula von der Leyen l’ha presentata al Parlamento Europeo a Strasburgo come “esempio di ispirazione”, perché il suo coraggio, la sua tenacia, la filosofia che si è data ‒ “se sembra impossibile allora si può fare” ‒, rappresentano al meglio “l’anima dell’Europa”. Apogeo istituzionale di un anno che l’ha vista trionfare con un oro individuale e un argento nel fioretto a squadre alle Paralimpiadi di Tokyo, lanciare due progetti importanti, la Bebe Vio Academy e WEmbrace Sport, e confermare più che mai il suo status di eroina pop, con un account Instagram che la mostra tra Ghali e i Ferragnez, Jovanotti e Zendaya, e ambassador di brand importanti come Nike e Toyota.
L’OFFICIEL ITALIA: Com’è nata la tua passione per la scherma?
BEBE VIO: A cinque anni non conoscevo nemmeno la parola scherma, ma a un certo punto mi sono ritrovata in fila per una prova con altre bambine, e un omone enorme – sembravamo Tom e Jerry perché io ero piccolissima – mi ha messo in mano il fioretto e la maschera. E io sono impazzita, mi sono innamorata, tra poco faccio vent’anni di scherma.
LOI: Eri una bambina prodigio, o niente allora lasciava presagire la futura campionessa?
Anche da piccolina facevo risultati, ho vinto alcune gare, e poi appena vedono che sei forte l’allenatore ti mette sotto. In prima media stavo per mollare, le mie amiche facevano danza, pallavolo e soprattutto stavano molte meno ore in palestra.