IL MARE SOTTRAE E RESTITUISCE. Incrosta e spacca. Disperde e modifica. A ogni burrasca, poi, rivela o nasconde, finendo anche per proteggere ciò che copre, come una vasta teca di museo, liquida e silenziosa. Succede da quasi 20 secoli nel golfo di Pozzuoli, il porto d’origine greco-sannitica poi battezzato Puteoli dai Romani; ovvero piccoli pozzi, in riferimento alle fumarole e alle fangaie dei Campi Flegrei, l’area identificata dai Greci come F legraios, ardente, in quanto formata da un super vulcano con quasi 50 crateri, tra attivi e spenti.
Dalla fase conclusiva dell’età repubblicana fino al culmine dell’Impero, questo scalo affacciato sul Golfo di Napoli rappresentò la base principale dei commerci marittimi del Mediterraneo occidentale, determinando la nascita e l’evoluzione di un insediamento del tutto speciale: Baia, l’esclusiva città-resort che per almeno tre secoli consecutivi costituì la palestra della grande architettura romana e in cui si radunò, distribuita tra residenze da sogno, la comunità dei grandi notabili dell’Urbe, della cui ricchezza è stata la tribuna d’ostentazione. Qui il bradisismo, lento e inesorabile