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Grande Atlante Piccole delle Meraviglie

21 Campi Flegrei Dove il mito odora di zolfo

Il magma di Napoli ha un nome, Vesuvio – con la sagoma doppiata da quella del monte Somma e la Valle del Gigante a dividerle – ma a ridosso del golfo di Pozzuoli c’è un’altra zona vulcanica da esplorare. Formata da un processo eruttivo proseguito fino al 1538 con la formazione del Montenuovo, la fisionomia dell’area flegrea – dal greco phlégra, ardente – è stata parzialmente modificata nella seconda metà del Novecento dal bradisismo che in queste zone, come testimoniano i tanti resti archeologici di epoca romana, dura da secoli. Oggi gran parte delle antiche caldere è ricoperta da orti e vigneti (soprattutto di uva falanghina, con sistema di allevamento tradizionale a spalliera detto “alla puteolana”) o occupate da graziosi laghi come quello d’Averno – narrato da Virgilio, ospiterebbe l’ingresso all’Inferno – e quello di Lucrino, un tempo molto più esteso. O quello di Fusaro, sulle cui acque termali si staglia l’incantevole Casina Vanvitelliana, residenza di caccia e di pesca creata nel 1782 su un isolotto dall’architetto e pittore partenopeo per i Borbone. Oggi la zona, sede dell’omonimo Parco Regionale, è meta di passeggiate domenicali dei napoletani che affollano le località costiere e le sponde dei laghi in cerca di svago e pasti a base di pesce e frutti di mare in arrivo dall’importante mercato ittico di Pozzuoli. L’area è tuttavia un autentico tesoro diffuso di storia e arte, tutelato dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei, che abbraccia tutta la zona e annovera numerose vestigia all’aperto, ospitate da musei o celate dalle acque del golfo: dal bel Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia con il suo Parco Sommerso al Macellum di Pozzuoli (anche noto come Tempio di Serapide), proseguendo con le Cento Camerelle di Bacoli – passate alla storia come le Prigioni di Nerone – e la suggestiva Piscina Mirabile di Miseno, immortalata da tanti quadri del Grand Tour ottocentesco, fino all’Anfiteatro di Cuma e al poco noto Parco Archeologico di Liternum, lungo l’antica via Domitiana che traccia il percorso per il litorale casertano. Se doveste sentire odore di zolfo non c’è nulla di diabolico, sono le esalazioni della Solfatara di Pozzuoli: nell’oasi naturalistica (oggi chiusa) sono ancora in piena attività fumarole, mofete e vulcanetti di fango.

Il Circeo, parco nazionale dal 1934, comprende il lago di Sabaudia (o di Paola), la foresta, la fascia di dune litoranea, il promontorio del Circeo e l’isola di Zannone. È inserito nella rete delle Riserve della Biosfera UNESCO

Estensione del territorio puteolano con cui hanno in comune le origini vulcaniche, nel golfo spiccano le cinque isole flegree con la loro costellazione di isolotti e scogli: oltre alle più note e mondane, Capri e Ischia, anche le selvagge Procida e Vivara (disabitata, è Riserva Naturale) e poi Nisida che, collegata a Napoli da un ponte, ospita un carcere minorile

22 Agro Pontino, il wild South romano Orti, giardini e spiagge

Lungo la Domitiana si srotola un litorale di circa cinquanta chilometri: terra di mozzarelle, sabbie scure e luoghi mitologici come la Sinuessa, antica colonia romana sommersa dal mare. La zona è infatti dominata dal vulcano estinto di Roccamonfina, ricco di boschi di castagni e sorgenti termali di acque oligominerali. Il corso del Garigliano segna il confine con il Lazio e l’avvicendamento tra le province di Caserta e Latina. Qui lo scenario muta rapidamente: i piatti arenili lasciano posto a promontori, cale e costoni rocciosi alternati ad ampie spiagge di sabbia dorata. Il grazioso borgo di Minturno con il castello baronale domina il comprensorio archeologico con l’antico teatro romano, seguono Formia e Gaeta con la bella spiaggia di Serapo e l’incantevole Sperlonga che ricorda i villaggi greci e si affaccia sulla Villa di Tiberio e sulla costa dove il mito virgiliano vuole sia sbarcato Enea. Poi ecco il promontorio del Circeo – che accolse invece Ulisse – il cui Parco Nazionale abbraccia anche le selvagge dune di Sabaudia, e le cittadine marinare di Nettuno e Anzio, scelte come luoghi di villeggiatura da tanti romani a partire dalla fine dell’Ottocento. Il litorale laziale a sud della capitale totalizza ben oltre cento chilometri di costa e inanella sette Bandiere Blu (compresa quella di Cala Nave, sull’isola di Ventotene). Alle spalle si apre un territorio altrettanto interessante, l’Agro Pontino: un tempo area paludosa, fu trasformata dalle bonifiche degli anni Venti-Trenta – ma previste da un decreto del 1899 e precedute da interventi ancor più remoti – in terra fertile e rigogliosa. Ve ne convinceranno le olive di Gaeta e i broccoli Chiacchietegli di Priverno (Presidio Slow Food insieme all’antico formaggio Caciofiore della campagna romana e alle telline del litorale romano). Meno tradizionale eppure ormai decisamente tipica è la coltivazione del kiwi, pianta tropicale che ha qui trovato un perfetto habitat. L’Agro Pontino non è però solo mare e campi, visitate il duecentesco Castello Caetani di Sermoneta ed il suo borgo pressoché intatto o l’Abbazia cistercense di Fossanova, con un interessante polo museale. Non perdetevi infine il Giardino di Ninfa, incredibile insieme di storie, storia e biodiversità naturale: otto ettari di verde circondati da un più ampio parco, oasi WWF, in cui crescono oltre mille varietà botaniche.

Il 22 gennaio 1944 il(nome in codice, operazione Shingle): il comando anglo-americano scelse l’ampia spiaggia per far sbarcare le truppe di rinforzo per l’esercito alleato impegnato contro i tedeschi lungo la linea Gustav

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