“ONE HUNDRED!… FIFTY THOUSAND!”. Davanti a me, il pontile di cemento sembra interminabile; mi chiedo se riuscirò ad arrivare al nostro motoscafo senza aver comprato neanche uno dei souvenir che i bambini del villaggio tentano di affibbiarci, urlandoci dietro prezzi sempre più bassi.
Anni fa, quando feci una crociera sub in questa splendida parte dell’Indonesia, tanta mostruosità edilizia completamente fuori luogo nella vasta mezzaluna della spiaggia dell’isola di Komodo non c’era. Chi passava da queste parti scendeva sul molo di legno, una piattaforma ben inserita nel paesaggio, leggermente barcollante ma tutto sommato caratteristica. Lo cerco con gli occhi e riesco a riconoscerlo, in fondo a sinistra, vestigia di un passato ormai lontano. La banchina di cemento invece – oggi deserta – prima della pandemia fungeva da sbarco per le navi da crociera che sputavano fuori tutte in un botto anche mille persone, pronte a riversarsi nel parco alla ricerca dei varani che hanno reso questa e altre tra le Piccole Isole della Sonda famose in tutto il mondo. Il Komodo National Park – che oggi copre una superficie di 1.800 chilometri quadrati di ecosistema terrestre e marino di notevole interesse naturalistico, sito Unesco e Riserva della Biosfera 1986 – fu istituito nel 1980 per proteggere queste possenti lucertole (arrivano fino a tre metri di lunghezza), uniche al