La macchina del TEMPO
an Giorgio Maggiore; isolotto di acque e di luci, e , un bouquet di palazzi e chiese sbocciati nei fasti della Serenissima, al centro della laguna veneziana. Padre Pellegrino Ernetti (1925-1994) viveva tra le mura dell’Abbazia palladiana, a una vaporettata da San Marco, immerso nella preghiera e nel lavoro. Era un monaco appassionato e uno studioso eclettico: musicologo, fisico, cultore di lingue antiche, docente dell’Istituto di prepolifonia, direttore nazionale del se gretariato degli studi religiosi maschili d’Italia per la musica sacra al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, curatore di concerti e incisioni discografiche, fondatore di riviste, saggista e divulgatore in ambito teologico e filosofico; secondo Padre Amorth – che gli fu discepolo – «un grande esorcista», funzione che ricoprì per quasi un trentennio a Venezia. Fu anche un collaboratore di Agostino Gemelli (fondatore dell’Università Cattolica e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze), come ebbe in seguito a rivelare il benedettino, quando a Milano, nei primi anni Cinquanta, i due diedero avvio a una primigenia sperimentazione sulla metafonia o psicofonia (la possibilità di captare le voci dei defunti attraverso specifiche strumentazioni elettroniche), avvalendosi di un oscillatore. Padre Ernetti cercava il sacro nelle zone di confine dell’esperienza umana e l’uo mo dove non c’è più, alla fine della vita. S’interessava al paranormale, all’aldilà e a questioni
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