Il Quattrocento - Filosofia (39): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 39
Di Umberto Eco
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In questo ebook viene descritta un’epoca di transizione in cui vengono a confliggere e a comporsi al tempo stesso i fermenti di due epoche, e in cui il pensiero filosofico riceve una scossa decisiva sia dal profilarsi di nuovi mondi sia delle nuove possibilità di circolazione e diffusione dovute all’invenzione della stampa.
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Anteprima del libro
Il Quattrocento - Filosofia (39) - Umberto Eco
Il Quattrocento - Filosofia
Storia della civiltà europea
a cura di Umberto Eco
Comitato scientifico
Coordinatore: Umberto Eco
Per l’Antichità
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)
Coordinatori di sezione:
Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)
Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)
Medioevo
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)
Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)
Età moderna e contemporanea
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).
© 2014 EM Publishers s.r.l, Milano
STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA
a cura di Umberto Eco
Il Quattrocento
Filosofia
logo editoreLa collana
Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.
◼ Storia
◼ Scienze e tecniche
◼ Filosofia
◼ Mito e religione
◼ Arti visive
◼ Letteratura
◼ Musica
Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.
Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie
.
Introduzione
Introduzione alla filosofia del Quattrocento
Umberto Eco
Comunemente il periodo definito come umanesimo viene associato con il Rinascimento e studiato come inizio della sensibilità moderna. Ma queste periodizzazioni sono sempre discutibili: in molti Paesi Petrarca e Boccaccio vengono già considerati campioni del pensiero umanistico e rinascimentale, mentre, se si accetta la convenzione per cui l’evo moderno inizia nel 1492 con la scoperta dell’America, appartengono allora al periodo medievale tutti gli umanisti, e addirittura si dovrebbero considerare come nati nel Medioevo Ariosto, Leonardo, Michelangelo, Raffaello e così via.
Peraltro non si deve pensare al passaggio tra Medioevo e Rinascimento come a una rottura brusca e a un totale cambio di paradigma. Non si deve pensare al Medioevo come a un’epoca dominata dal pensiero di Aristotele e all’umanesimo come all’era della riscoperta di Platone. Da un lato continua nel XV secolo la tradizione della scolastica matura e la stessa riflessione su Aristotele assume forme ignote ai secoli precedenti. Proprio in quest’epoca si affermano due fiorenti scuole di rinascita aristotelica, l’alessandrinista e l’averroista. Dall’altro personaggi come Pico della Mirandola cercano di mostrare l’unità tra Aristotele e Platone. Quello che veniva rifiutato era Aristotele come era stato definito, inquadrato, ufficializzato, autorizzato dalla teologia scolastica.
D’altra parte non si può pensare al Medioevo come a un’epoca teologica e all’umanesimo come a un’epoca di affermazione di valori laici. Al contrario, con Marsilio Ficino e l’Accademia platonica si affermano nuove forme di religiosità, non meno intense di quelle medievali. Se mai, per certi aspetti, il Rinascimento sostituisce a certe forme di razionalismo
medievale forme di fideismo ben più accese.
La credulità medievale investiva la tradizione paleocristiana e un mondo naturale ancora in gran parte ignoto; la credulità rinascimentale investe la tradizione preclassica e i rapporti tra mondo celeste e mondo sublunare.
Certamente quello che prevale nell’umanesimo, rispetto ai secoli medievali, è un nuovo senso della filologia. Rispetto agli autori antichi si elabora un concetto di traduzione più duttile e criticamente avveduto. Si affermano forme moderne
di critica testuale – si veda come Lorenzo Valla dimostri l’inautenticità della Donazione di Costantino –, si traducono integralmente Platone (di cui il Medioevo conosceva solo il Timeo), Plotino, stoici, epicurei e altri autori greci. Ma, tipico paradosso della credulità umanistica, al tempo stesso si accettano antichi testi ritrovati, come il Corpus Hermeticum, con la stessa mancanza di criterio filologico con cui i medievali avevano accettato il Corpus Dyonisianum.
Tuttavia si può affermare che con lo spirito dell’umanesimo si fa strada una nuova concezione del rapporto uomo-Dio-mondo. Se il Medioevo era stata epoca teocentrica, l’umanesimo ha indubbiamente caratteri antropocentrici. Questo non significa che si sostituisce l’uomo a Dio, ma che si vede l’uomo come il centro attivo, il protagonista del dramma religioso, come mediatore tra Dio e il mondo – e basta leggere il De Hominis Dignitate di Pico della Mirandola per capire come, mentre si apprestava a detronizzare il globo terrestre da centro dell’universo, l’uomo dell’umanesimo vi ponesse l’essere umano, misura di tutte le cose.
Contribuiscono al nascere di una nuova sensibilità diverse correnti di pensiero, e basti pensare a Nicola Cusano, di cui ricorderemo la dottrina del mondo come contrazione, individuazione in una molteplicità di cose singole di ciò che in Dio era unità. Ma in Dio, che proprio per questo trascende il mondo, si ha coincidenza degli opposti. Questa idea si fonderà con molti aspetti del pensiero ermetico e contribuisce a porre in crisi la ricerca razionale dell’identità e dell’univocità che aveva caratterizzato la scolastica. Si configura anche con Cusano una prima idea dell’infinità del mondo che a il centro dappertutto e le circonferenza in nessun luogo, perché circonferenza e centro sono Dio, che è dappertutto e in nessun luogo (Nicola Cusano, De Docta ignorantia, 2,12). Nel suo The Great Chain of Being (1936, tr. it. La grande catena dell’essere, 1968), Arthur Oncken Lovejoy suggerisce che la vera idea rivoluzionaria della cultura rinascimentale non sia stata la scoperta copernicana, ma piuttosto l’idea – che circola tra Cusano e Giordano Bruno, e si fa strada attraverso le nuove scoperte astronomiche – della pluralità dei mondi.
In tal senso il XV secolo è veramente un’epoca di transizione in cui, come in un crogiolo alchemico, vengono a confliggere e a comporsi al tempo stesso i fermenti di due epoche. Né dobbiamo dimenticare che proprio in questo secolo il pensiero filosofico, se riceve una scossa decisiva dal profilarsi di nuovi mondi, si trova di fronte a nuove possibilità di circolazione e diffusione dovute all’invenzione della stampa.
La filosofia e il recupero della tradizione classica
La rinascita scientifica
Luca Bianchi
Le molteplici interpretazioni storiche e filosofiche che si sono succedute nel corso dei secoli intorno al processo storico, in seguito al quale la conoscenza scientifica del Quattrocento diviene parte integrante e determinante della cultura europea assumendo il nome di rinascita scientifica
, classificano tale movimento di rinascita come un periodo di forte transizione culturale, non privo tuttavia di qualche contraddizione.
Rinascita
o stagnazione scientifica?
Giovanni Battista Ramusio
Nuove Isole
Navigazioni e viaggi
Il terzo giorno avemmo vista di terra, e cridando tutti terra, terra
, molto si maravigliammo, perché non sapevamo ch’a quella parte fosse terra alcuna. E mandando duoi uomini d’alto discoprirono due grandi isole, il che essendone notificato, rendemmo grazie al nostro Signore Iddio, che ne conduceva a vedere cose nuove, perché sapevamo bene che di queste tal isole in Spagna non s’aveva alcuna notizia. E giudicando noi quelle poter essere abitade, per intender più cose e per provar nostra ventura, tenimmo la volta d’un esse, e in breve tempo li fummo propinqui. E giungendo ad essa, parendone grande, la scorremmo un pezzo a vista di terra, tanto che pervenimmo ad un luogo dove pareva che fosse buon stazio, e lì mettemmo ancora.
[…] Ma di poi, alla fama di queste quattro isole ch’io aveva trovato, altri capitando quivi le furono a discoprire, e trovorono quelle esser dieci isole fra grandi e piccole, disabitate, non trovando in esse altro che colombi e uccelli di strane sorti e gran pescason de pesci.
G.B. Ramusio, Navigazioni e viaggi, a cura di M. Milanesi, Torino, Einaudi, 1978
Leonardo Da Vinci
Sulla salinità del mare
Il manoscritto G
Dice Plinio nello secondo suo libro a 103 capitoli che l’acqua del mare è salata perché l’ardore del sole abbronza e secca l’umido, e quello succhia, e questo al mare che molto s’allarga, dà sapore di sale. Ma questo non si concede, perché se la salsedine del mare avessi causa dallo ardore del sole, e’ non è dubbio che li laghi, stagni e paduli tanto maggiormente sarebbero più salati, quanto le loro acque sono manco mobili e di minore profondità. E la esperienza ci mostra in contrario: tali paduli ci mostran le loro acque essere al tutto private di salsedine.
L. Da Vinci, I manoscritti dell’Institut de France. Il manoscritto G., a cura di A. Marinoni, Firenze, Giunti-Barbera, 1989
Leonardo Da Vinci
Difendendo la propria esperienza personale
Il Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana di Milano
Se bene come loro non sapessi allegare gli l’altori [autori], molto maggiore e più degna cosa allegherò allegando la sperienzia, maestra ai loro maestri. Costoro vanno sconfiati e pomposi, vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche e le mie a me medesimo non concedano. E se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno esser biasimati.
L. Da Vinci, I manoscritti dell’Institut de France. Il manoscritto G, a cura di A. Marinoni, Firenze, Giunti-Barbera, 1976
Numerosi storici della scienza, nella prima metà del XX secolo, sostengono che il Rinascimento abbia segnato una battuta d’arresto o addirittura un arretramento rispetto ai grandi progressi che gli studi di cosmologia, fisica, astronomia, matematica, ottica, medicina e biologia hanno registrato nel tardo Medioevo. Secondo questi storici l’avvento dell’umanesimo ha infatti spostato l’attenzione dallo studio della natura alle belle lettere, alle arti e a una filosofia interessata prevalentemente alle tematiche etico-politiche, spesso fin troppo sensibile alle suggestioni del mito, della magia, dell’esoterismo.
Le ricerche condotte da studiosi come George Boas, Eugenio Garin, Paolo Rossi, Charles B. Schmitt e Cesare Vasoli hanno ormai definitivamente confutato questa tesi. Grazie a questi studiosi sappiamo oggi che il XV secolo, lungi dal rappresentare una fase di stagnazione, vede invece una vera e propria rinascita
delle scienze. Abbiamo al tempo stesso imparato a riconoscere che il termine scientia assume in quel periodo una molteplicità di significati, che vanno approfonditi evitando ogni approccio anacronistico, tenendo ben presenti due elementi fondamentali. In primo luogo, nel XV si parla di scientia per riferirsi ad attività intellettuali assai diverse fra loro anche e soprattutto a causa della pluralità di ambiti culturali, istituzionali e sociali in cui tali attività vengono praticate: le università, ma anche le botteghe degli artisti, i cantieri, i laboratori dei maghi e degli alchimisti; le scuole religiose e laiche, ma anche le corti, le accademie, le biblioteche private e i circoli umanistici. In secondo luogo, e conseguentemente, distinzioni decisive per la cultura moderna e contemporanea, come quella fra le scienze esatte
e le pseudoscienze
, risultano ancora del tutto inapplicabili, di modo che discipline come l’astrologia,