NON È IL TEMPO DEGLI ADDII
Era il giorno di Natale. Anno 1969. In Svizzera la voglia di celebrare, però, si era spenta presto. Dall'altra parte del mondo, a Tokyo, con il vantaggio del fuso orario, la Seiko aveva lanciato il primo orologio al quarzo della storia, battezzato Astron. Al suo interno un cristallo di questo diffuso minerale aveva la proprietà di vibrare se attraversato dalla corrente elettrica – tenete a mente quest'ultima parola – e lo faceva con una frequenza in grado di produrre una misurazione del tempo assai più accurata delle oscillazioni di un bilanciere. In questo modo, l'Astron inceneriva in un attimo decenni di ricerca e sviluppo che l'industria orologiera svizzera (e non solo), con i suoi dispositivi meccanici, aveva dedicato all'inseguimento dell'ideale della precisione.
In più, la nuova tecnologia era semplice ed economica da produrre. Ecco perché gli svizzeri, che pure stavano lavorando allo stesso obiettivo, avevano poco da gioire per la strenna recapitata dai giapponesi sotto l'albero in quel 25 dicembre 1969. Passò soltanto un anno o poco più perché anche i grandi produttori elvetici rispondessero alla Seiko con i loro modelli al quarzo, ma ciò non diminuì la portata distruttrice della nuova soluzione tecnica: il Paese produttore di segnatempo più famoso del mondo si era retto fino a quel momento sulla capacità della propria industria di fabbricare meccanismi estremamente sofisticati, che ora, improvvisamente, sembravano sorpassati, destinati a sopravvivere soltanto nei libri di storia. Così moltissime aziende piccole e medie finirono a gambe all'aria e i loro lavoratori sulla strada.
POLITICHE INSENSATE
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