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Scopri i segreti di 40 carriere di Successo - volume II
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E-book283 pagine2 ore

Scopri i segreti di 40 carriere di Successo - volume II

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Il secondo volume di “Scopri i segreti di 40 carriere di successo” presenta gli aspetti più nascosti e quelli più esaltanti delle professioni della Moto Gp, del fitness, del no profit, degli scambi internazionali, della criminologia, del creative writing, dell’editoria, del giornalismo, dell’archeologo, del meteorologo, delle accademie militari, della polizia, di pilota d'aereo, della formula 1, della polizia, del detective. Sotto la lente ci sono percorsi di formazioni e opportunità da cogliere, senza alcuna reticenza. Una vera radiografia in cui vengono messi in evidenza strutture eccellenti e apparati che avrebbero bisogno di curare i propri acciacchi. Come il primo, anche il secondo volume orienta i giovani a una scelta consapevole e stimola i meno giovani, quelli che hanno già esperienza e non sono soddisfatti, a tentare nuove strade. Negli anni Sessanta del secolo scorso, si sognava di diventare astronauti, negli anni Ottanta medici chirurghi per operare a cuore aperto (Barnard docet), nei Novanta tutti iscritti a legge per combattere la corruzione di Mani pulite. La scelta di una professione non può e non deve essere dettata dalle mode. È una decisione che ha bisogno di abbinare aspirazioni a un sano pragmatismo, senza rinunciare alle une in favore dell’altro.
LinguaItaliano
EditoreSEM
Data di uscita26 mag 2013
ISBN9788897093138
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    Anteprima del libro

    Scopri i segreti di 40 carriere di Successo - volume II - Alessandro di Terlizzi

    bianco

    20 Motociclismo

    La motocicletta, di qualunque cilindrata sia, ha ammaliato e ammalia ancora eserciti di fan. Tutti sono innamorati delle prestazioni, delle innovazioni tecnologiche, del design. Di una forcella come di una marmitta. Di un cilindro o di un pistone. Un settore che ha testimonial eccezionali. Da Valentino Rossi a Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa e Andrea Dovizioso. Sino ad arrivare a Marco Melandri e Max Biaggi.

    Sono le punte di diamante di un movimento che interessa migliaia di appassionati e fattura milioni di euro. Quali sono allora le figure professionali che ruotano attorno a una motocicletta, dalla sua ideazione alla sua produzione, alla sua messa in pista? Per scoprirlo basta seguire questo tracciato…

    Sempre in sella. A lanciare nuove sfide verso compagni di squadra e avversari. Quando vinci sei il più forte. Il re in assoluto. Quando sei battuto cominci a pensare alla prossima gara. Perchè quello delle due ruote è un mondo di schizofrenici che si sentono realizzati solo quando possono disegnare arabeschi lungo una pista che s’insinua tra le colline, o affrontare una curva a tutto gas sfidando le leggi della fisica.

    Qui non si parla solo di Motomondiale, di Superbike, Enduro o Cross. Si parla di ogni tipo di veicolo con due ruote e un motore.

    Qualunque sia la sua potenza troverà sempre un folle che smania per inforcarlo e lanciarsi a tutta velocità sulla strada. Pista, nastro d’asfalto o sentiero sterrato che sia. All’emozione non si comanda.

    Tra ieri…

    Sulle due ruote anche la soglia dei 300 chilometri orari è stata superata. E questo soprattutto grazie a un secolo di evoluzione tecnologica che i piloti più famosi, impegnati in diversi campionati mondiali, forse neanche conoscono. A dare il via alle principali innovazioni è stato l’industriale inglese John Kemp Starley. Nel 1885 presentò la prima bicicletta moderna, i cui pedali trasmettevano il moto alla ruota posteriore tramite una catena. Poi, il 10 novembre dello stesso anno, fu la volta di Paul Daimler, figlio di Gottlieb. Semplicemente il padre dell’automobile e l’inventore della bicicletta. Paul percorse i primi metri con una bicicletta spinta da un motore a scoppio, dell’allora straordinaria potenza di mezzo cavallo.

    ...oggi

    A distanza di oltre un secolo, la moto mostra ancora tracce visibili del prototipo di Daimler. Tra cui il telaio, il motore e la trasmissione. Tuttavia, le innovazioni tecnologiche hanno fatto fare all’intero settore passi da gigante. A cominciare dalla catena, del tutto scomparsa nei modelli più recenti, a favore di un grosso tubo contenente un albero di trasmissione o una cinghia di gomma. I vantaggi? Soprattutto forte resistenza e minor bisogno di manutenzione. Ma non tutto è cambiato. La posizione del motore, per esempio, resta identica: si trova ancora attaccato al centro del telaio, nel cuore dell’elemento che caratterizza ogni modello.

    … e domani

    Il futuro delle moto è tutto dei quattro tempi. Per capire il perché di questa tendenza basta fare un semplice confronto. I motori a due tempi si dimostrano indubbiamente più semplici, più economici e, a parità di cilindrata, sviluppano anche più cavalli dei cugini a quattro tempi. L’erogazione della potenza, però, è più violenta e concentrata verso l’alto, ossia quando il motore gira ad alti regimi. Consumano certamente di più, sia dal punto di vista del carburante sia da quello di usura delle componenti meccaniche. Senza dimenticare che provocano danni maggiori in termini di inquinamento, dal momento che il motore brucia una miscela di benzina e olio. Tutto l’opposto dei modelli a quattro tempi. Sono maggiormente affidabili, sprigionano più dolcemente la loro forza e hanno consumi inferiori.

    Professioni su due ruote

    Con simili prospettive risulta evidente l’esigenza di professionisti altamente qualificati. Tanto tra le scuderie del Moto Gp quanto all’interno di aziende che producono modelli accessibili a qualsiasi appassionato. Chi sono, come si preparano i tecnici che concorrono alla realizzazione di bolidi da 300 all’ora? Da percorrere su due ruote, chini su una carena che somiglia sempre più ad uno shuttle sganciato da un’astronave extraterrestre. Chi progetta i motori, i telai, gli pneumatici, che garantiscono condizioni di sicurezza impensabili sino a pochi anni fa? Chi sono i tecnici che lavorano in una fabbrica di moto? Chi sono i personaggi che s’affannano ai box durante un gran premio del campionato mondiale?

    Ingegnere meccanico

    In pole position ci sono loro, gli ingegneri meccanici. Ossia, gli assoluti protagonisti della progettazione e della realizzazione del modello finale. La materia prima certo non manca, né tantomeno si può affermare che non se ne senta l’esigenza. Un progetto didattico specializzato sulle due ruote nell’area ingegneristica dunque serve, eccome. Ed ecco quindi i corsi universitari d’ingegneria meccanica e industriale e i master. L’università offre inoltre periodi di stage, con la possibilità di sperimentare direttamente le competenze teoriche degli allievi all’interno di centri specializzati dotati di indubbio fascino per qualsiasi neolaureato del settore.

    Chi si occupa del mondo a due ruote non può decisamente farne a meno. La meccanica applicata alle macchine, infatti, è l’assoluta protagonista della formazione di qualsiasi operatore del settore. Per farla propria, innanzitutto, servono due nozioni: Progettazione funzionale e Dinamica e Cinematica di sistemi meccanici articolati (ossia quelli multi-body). Si studiano i sistemi meccanici in merito al loro funzionamento generale, per verificare se svolgono correttamente i singoli compiti per i quali sono stati concepiti, ma anche per capire in quale misura possono conseguire le prestazioni desiderate. Gli aspetti costruttivi (come l’integrità strutturale) arrivano solo più tardi, nella fase di progettazione. Oppure, vengono analizzati da vicino in discipline affini, a partire dalla costruzione di macchine e dal disegno.

    Modena in pole position

    La facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è senz’altro tra gli atenei più vicini al mondo a due ruote. Titolata a Enzo Ferrari, forma ingegneri altamente qualificati, capaci di operare in ogni ambito professionale legato alla meccanica: dalla progettazione alla costruzione, dalla produzione all’utilizzo dei materiali. Il che significa non solo accedere alle principali aree industriali, ma anche ai prestigiosi studi di ingegneria, fino agli uffici tecnici di aziende pubbliche e private. Sin dalla sua nascita questa facoltà è stata molto attenta alle imprese del territorio e ha sempre cercato di favorire l’inserimento dei propri allievi nelle più importanti e prestigiose realtà produttive che la circondano. E proprio a Modena si sono laureati molti dirigenti della Ducati Motor Holding, dagli ingegneri di pista Superbike ai responsabili dei calcoli di termofluidodinamica per lo sviluppo dei motori da competizione Moto GP e Superbike. Sempre sul campo, la Facoltà organizza seminari, convegni ed eventi in collaborazione con Ducati. Tra questi, spicca il Ducati Day allestito in occasione del ventennale della nascita della facoltà, occasione in cui i dirigenti della casa motociclistica si sono tuffati nuovamente tra i docenti che li hanno formati.

    Info: Segreteria studenti della facoltà di Ingegneria,

    Strada Vignolese 905, 41125 Modena

    Tel 059/2056177

    www.ingmo.unimore.it

    www.dimec.unimore.it

    Il dottorato in Ingegneria motociclistica

    A un futuro ingegnere non è potuto sfuggire, tra le proposte più vicine al settore, il dottorato in Meccanica dei veicoli a due ruote del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Padova. Tra le materie di studio: Cinematica e dinamica dei veicoli a due ruote, Simulazione del comportamento dinamico del motociclo con codici multi-body, Manovrabilità e maneggevolezza dei motocicli ai fini della sicurezza. Inoltre, sono stati attivati seminari su temi specifici, determinanti per riuscire a svolgere autonomamente un’attività di ricerca. Per quanto riguarda invece la facoltà di Ingegneria Industriale, è stato attivato un dottorato della durata di tre anni che si articola in due indirizzi, Ingegneria Chimica, dei materiali e meccanica e Ingegneria Energetica.

    Info:

    Università di Padova

    Segreteria studenti della facoltà di Ingegneria,

    Lungargine del Piovego 1, 35131 Padova.

    Tel: 0498/8276459, Fax: 0498/8276460,

    www.unipd.it

    www.ing.unipd.it

    Dipartimento di Ingegneria Industriale,

    Via Venezia 1, 35131 Padova.

    Tel: 0498/277477

    www.sdii.dimeg.unipd.it

    Designer

    Che rappresentasse il tramite tra funzionalità ed estetica si sapeva già perfettamente. O meglio, era ben chiaro nel campo degli oggetti di uso quotidiano. Perché nel più ampio ambito industriale non tutti sono a conoscenza dell’importanza del designer. Fondamentale soprattutto in seguito ai recenti sviluppi tecnologici, che gli hanno fornito mezzi sempre più sofisticati, a favore della massima precisione. E inevitabilmente anche il mondo a due ruote non può farne a meno. Qui, il designer è seguito passo dopo passo dall’ingegnere. Quest’ultimo si occupa delle caratteristiche strutturali, mentre il primo ha il compito di rivestire il progetto in un involucro accattivante. Da dove cominciare? Innanzitutto, dall’assoluto protagonista: il computer, che comprende software potenti e futuristici. Seguito poi da altri molteplici aspetti, che dipendono dai materiali, dal colore, dalle forme, dal costo finale e dal target a cui è destinato il prodotto. Si spazia dall’alluminio alle fibre di carbonio, dal titanio agli altri compositi dell’ultima generazione, cercando di unire un’alta resistenza a un peso molto ridotto. Tutto incomincia con la stesura su carta delle singole caratteristiche della moto, discusse e analizzate dettagliatamente da ingegnere e designer. Poi si passa alla realizzazione dell’opera. Si stendono le prime bozze, sempre meno approssimative, nel tentativo di rispettare i precisi parametri immodificabili. Cioè la distanza delle ruote, la loro altezza e quella della sella. A questo punto è la volta delle rifiniture, che richiedono l’utilizzo della tavola grafica, prima di dare il via alla realizzazione dei disegni bi- e tridimensionali. Non esistono tecniche canoniche da adottare, ogni esperto sceglie la sua in base alle proprie abilità, esigenze e preferenze stilistiche. I mezzi grafici più comuni, comunque, sono le nurbs, la modellazione poligonale, o le subdivision surfaces. Concluso il modello 3d, il designer si occupa della definizione del materiale, fino ad arrivare alla presentazione conclusiva del prodotto. Studia ombre, luci, realismo delle immagini ed è fatta. Da questo sintetico profilo tecnico è evidente l’importanza di una preparazione completa, che tragga le fondamenta dalle aree tecnologia, ingegneristica ed estetica. Nelle scuderie del Moto Gp, come nelle principali aziende del settore, approdano solo i migliori. L’Istituto Europeo del Design è un ottimo punto di partenza per gli aspiranti professionisti. La sede di Torino (alla quale, più avanti, abbiamo dedicato un capitolo) è quella più orientata verso il mondo dei motori, con un Master in Transportation Design per tutti i tipi di veicolo. Inoltre, per valorizzare il proprio curriculum, è preferibile un periodo di praticantato all’estero.

    L’intervista

    Il 46 è indubbiamente il suo numero per eccellenza. Tuttavia, se si vuole tracciare l’identikit di Valentino Rossi, questo non basta. C’è ben altro. La sua è una vita vissuta a 300 all’ora. A partire dal sedici febbraio ’79 (la sua data di nascita), per proseguire con il suo primo vero debutto, che avviene nella 125 Sport Production in sella a una Cagiva. Siamo nel 1993. Giusto il tempo di sperimentare moto e piste, che l’anno successivo è già il vincitore del campionato. Nel 1995 avviene il passaggio all’Aprilia, con cui affronta il mondiale delle 125, che si aggiudica tre anni dopo. Il suo dominio è assoluto, tanto da convincerlo ad approdare alle 250. E anche qui lascia il segno: campione del mondo nel 1999. Nel frattempo, però, il matrimonio con la casa italiana s’incrina e sfocia nel divorzio. Arriva la Honda e nel 2000 Valentino firma un contratto con la prestigiosa scuderia giapponese. Conclude l’esordio nella massima serie alle spalle di Roberts, ma l’anno successivo è già pronto per il trono: è lui, infatti, a guidare la classifica finale. É l’ennesima consacrazione e probabilmente anche la più ambita. Sia perché la classe delle 500 rappresenta la serie A del Motomondiale,sia perché piazzarsi davanti a Max Biaggi gli rende tutto ancora più gustoso.

    Per Valentino e per tutti i suoi tifosi. Nel 2004 il campione passa alla Yamaha, vincendo il Motomondiale per due anni consecutivi e arrivando nel 2009, ad Assen, a festeggiare il centesimo trionfo in carriera. Il centauro di Tavullia è salito anche in sella a una Ducati. Non ha ripetuto le stesse prestazioni che lo hanno portato a salire in cima alla classifica dei piloti più vincenti in assoluto della storia del motociclismo. Deluso è ritornato nella scuderia Yamaha sperando di tornare ai vertici. Tra i numerosi impegni in ambito motociclistico, Valentino ha trovato anche il tempo per rispondere alle nostre domande.

    - La moto. Un mestiere o una passione?

    Decisamente una passione.

    - Tu sei un figlio d’arte, cosa deve fare un ragazzo che si affaccia al mondo delle corse per ottenere una moto e cominciare a gareggiare?

    Deve iniziare a comprarsi una 125, vedere se gli piace e se riesce ad andare forte. Poi se pensa di potercela fare, deve organizzarsi, cercare di mettere da parte dei soldi e iniziare a gareggiare.

    - Senza alcun aiuto?

    Se prima non dimostri di essere forte è difficile che qualcuno punti su di te.

    - Fermo restando il talento, si può imparare a guidare una moto da corsa?

    Si può imparare.

    - Dove sono e quali sono le scuole che lo insegnano?

    Non ho mai creduto nelle scuole. La cosa migliore da fare è comprare la moto e iniziare a guidarla.

    - Se un giovane volesse entrare nel tuo team come meccanico o tecnico, che cosa deve fare?

    Non ne ho la più pallida idea.

    - Credi che il settore della moto offra delle possibilità di lavoro anche fuori dal mondo delle corse?

    Certo. C’è il settore delle moto da strada.

    Quali sono gli ambiti su cui un giovane dovrebbe scommettere?

    In Italia scommetterei su case come la Ducati o l’Aprilia. Ci si può inserire nell’industria come designer, costruttore etc….

    -Sei l’unico pilota ad aver vinto il campionato in quattro classi diverse. Come ci si sente ad essere sempre primo?

    Non è che ultimamente le cose siano andate sempre bene. Comunque essere sempre primi è una sensazione molto bella ma è anche difficile e pesante, c’è molta pressione.

    - Come si cura, se c’è, lo stress da primo della classe?

    Si va in vacanza e ci si deve pensare il meno possibile.

    - E quando si corre il rischio di diventare l’ultimo della classe?

    Allora si cambia strada, proprio come ho fatto io.

    Italia, una tradizione a portata di sellino

    La sede di un’illustre tradizione nel campo delle costruzioni motociclistiche è proprio l’Italia. Basta ripercorrere i primi anni di attività delle case costruttrici nostrane, infatti, per contare esemplari tecnicamente molto avanzati rispetto alle proposte del mercato di allora. Nell’arco delle due Guerre mondiali, Bianchi e Gilera si sono affermate come leader internazionali nel campo sportivo. E ai numerosi successi seguirono anche altrettanti modelli di esportazione, che aumentarono ulteriormente il prestigio del Made in Italy. Poi, con gli anni Cinquanta, il panorama si è fatto ancora più ampio. Sono sorte nuove realtà, si è rafforzata la competizione, i consumatori sono diventati sempre più esigenti

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