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LUNGO IL TEVERE UN VIAGGIO NEL VIAGGIO

da anelli di bruma, i borghi arroccati e le abbazie immerse nel silenzio, le dighe e gli sbarramenti plasmati dalla natura. E poi ciclovie che si inoltrano nei boschi tra rocche e pievi, gole scavate dall’acqua e straordinari parchi ricchi di biodiversità. Sono queste alcune delle visioni dispensate dal Tevere, il fiume sacro di Roma: terzo più lungo d’Italia (dopo Po e Adige), è un incredibile corridoio ecologico. Dalle sorgenti sul Fumaiolo (a quota 1.268 metri) nei suoi quattrocento chilometri complessivi attraversa Toscana e Umbria prima di entrare nel Lazio. Le sue acque albule – come il poeta romano Festo le definiva (oppure bionde, per le tonalità cerulee del fondo sabbioso) – bagnano una cinquantina di comuni. Incontrano parchi fluviali, aree d’interesse paesaggistico e siti archeologici: un viaggio dai tanti ritmi e dai vasti orizzonti fino alla foce sul Tirreno, che lo guarda da un’altura: entrato a far parte dei possedimenti della famiglia romana Orsini, assunse la funzione di avamposto per il controllo dei traffici lungo quella rotta (lo testimonia l’alta torre cilindrica, presidio difensivo anche dell’entroterra). A pochi chilometri svetta su una rocca il borgo di , un tempo importante centro etrusco. La sua fama è tuttavia legata al Parco dei Mostri: stile manierista per il bizzarro che dà forma a statue gigantesche – creature mitologiche, fiere antropomorfe e architetture oniriche – scolpite nel basalto. È un universo popolato da “facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi”, recita un’iscrizione all’ingresso. Un museo en plein air che si snoda all’interno di un “sacro bosco” di conifere e latifoglie. Terminato nel 1581, il complesso fu voluto dal Principe Pier Francesco Orsini, in memoria della defunta sposa: un tributo d’amore, definito da Salvador Dalì “invenzione storica unica”. Seguendo un sentiero nella fitta vegetazione, questi boschi incantati svelano una meraviglia dopo l’altra. Superati antichi molini, incontrate le Cascate del Fosso Castello (o di ), tra le più belle della Tuscia. Cara a Pier Paolo Pasolini, fu uno dei set, insieme alla città di Orte, del film “Il Vangelo Secondo Matteo” (1964). Durante le riprese il regista se ne innamorò al punto da rilevare l’omonima torre (oggi di proprietà privata). Siamo nell’area di , il cui territorio vanta, tra mille atout naturalistici, la Faggeta Vetusta (Patrimonio UNESCO), caratterizzata da alberi secolari che raggiungono i cinquanta metri d’altezza. La vicina sorge su uno sperone in posizione leggermente arretrata rispetto alla valle del fiume, col quale mantiene una stretta relazione da millenni: una leggenda narra che dopo una battaglia con i Senoni (popolo gallico) le acque del Tevere si tinsero di rosso, trasportando i cadaveri dei nemici fino all’Urbe e annunciando così la vittoria ai Romani. Fra i suoi tesori c’è la cinquecentesca Torre dell’Orologio, forse l’unico esemplare al mondo di struttura costruita inglobando al proprio interno il campanile di una chiesa (l’adiacente Santa Maria dei Lumi). A pochi minuti di guida incontrate di nuovo il fiume a . Ricca di sorgenti e acque termali sulfuree, la cittadina va visitata per la sua rete di pozzi, cisterne e fontane, collegate da cunicoli sotterranei, scavati nel tufo in epoca romana. La Orte sotterranea è tuttavia soltanto una delle tante attrazioni di questa gemma del viterbese. Visitate il Castello Orsini che sovrasta il borgo di tufo e non perdetevi tra fine agosto e inizio settembre “L’Ottava de Sant’Egidio”: rievocazione in costume, dal 1396 prevede corse di cavalli, tornei e una regata storica di barche, dette “ludi tiberini” o “le calate”, perché un tempo la folla scendeva fino alla riva per ammirarle. Sette Contrade festeggiano il patrono, una al dì con una festa che culmina l’ottavo col Palio degli Arcieri. Superato Orte scalo, il Tevere riceve le acque del che sgorga dai Sibillini marchigiani. Lungo il suo corso dopo Narni e Terni forma le , una delle cascate a flusso controllato più alte d’Europa (il dislivello complessivo supera i centocinquanta metri). Per gli amanti della canoa, da queste parti prende le mosse la Discesa internazionale del Tevere, che termina nel cuore liquido (e religioso) di Roma, ponte Sant’Angelo. Lungo l’argine destro una bella ciclovia di sessanta chilometri conduce al costeggiando campi, pascoli, torrenti e incantevoli aree rurali. A piedi proseguite per : incontrerete pascoli e altopiani, il vecchio casello abbandonato della Ferrovia Orte-Civitavecchia e spazi verdi che paiono infiniti. Non lontano, all’altezza di Civita Castellana, il Tevere incontra il , suo affluente di destra, quasi sconosciuto: modesto corso d’acqua che nasce sui monti Sabatini, nei suoi trenta chilometri attraversa l’omonima valle, uno dei luoghi più affascinanti della regione. Un paesaggio ombroso in cui le acque hanno scavato nei tufi vulcanici profonde forre, formando cascate scenografiche come quelle di Monte Gelato (Mazzano Romano). Un set naturale nel quale sono state ambientate diverse pellicole, due su tutte: “Francesco giullare di Dio” (1950) di Roberto Rossellini e “Decameron” (1971) di Pier Paolo Pasolini. Poco più avanti il Treja incontra il borgo di – animato da gallerie d’arte, laboratori artigiani, grotte scavate nel tufo e ristoranti – e finisce la propria corsa fluendo alla destra del Tevere. A , una trentina di chilometri più avanti, svetta il Monte Soratte, nelle cui viscere cela un interessante bunker antiatomico, visitabile su appuntamento. Ai suoi piedi il fiume disegna un’asola imponente, il cosiddetto Fiasco del Tevere, comune a pochi altri corsi d’acqua. A determinarla è la morfologia movimentata del bacino, la quale crea anse particolarmente sinuose causando, proprio nella località di Ponzano, un serpeggiamento tale da far avvicinare le sponde quasi fino a toccarsi. Un posto unico, circondato da campi di mais e girasole, amato dai pescatori per l’abbondanza di carpe e carassi, breme e cavedani. Non lontano c’è l’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine, stretta da una cinta fortificata: luogo di contemplazione che accoglie con solennità, è un monastero benedettino edificato dal monaco Carlomanno (fratello di Pipino il Breve). Il fiume passa vicino a , celebre per il Carnevale liberato (o anticlericale). Dal profano al sacro il passo è breve: nella prima settimana di agosto si festeggia infatti il patrono san Gaetano da Thiene con una sagra dal sapore contadino. Il Tevere prosegue in direzione Nazzano: borgo apprezzato per parecchie specialità gastronomiche – ravioli di pesce, risotto agli asparagi, stracci di Antrodoco (crespelle ripiene di sugo e carne) – merita una visita anche per il duecentesco Castello Savelli che presidia l’ansa del fiume. Che qui rallenta per uno sbarramento artificiale, la diga di Meana alla confluenza col , che nasce sui Monti Lucretili e che, tra anse e canyon, forma straordinarie gole in un’area protetta ricca di vegetazione. Monumento nazionale anche l’Abbazia cistercense di Farfa, ai piedi del monte Acuziano, che sorge accanto all’omonimo borgo. Le sue acque, gelide e cristalline, raggiungono nel loro incedere impetuoso anche i comuni di Montopoli di Sabina e Torrita Tiberina. Giunto a Nazzano termina il suo cammino, formando l’omonimo lago, parte dal 1979 della Riserva naturale Nazzano Tevere- Far-fa, prima area protetta regionale del Lazio: un ecosistema ricco di canneti, boschi, aree umide. Speciali capanni invitano al birdwatching: oltre mille specie fra cui folaghe, moriglioni e alzavole. Il Museo del fiume propone itinerari didattici, gite in battello, escursioni in canoa e passeggiate. Il paesaggio si trasforma e accanto alla campagna romana prende forma l’area industriale, all’altezza di Monterotondo Scalo. In lontananza, fra le colline svettano la Torre Civica del Palazzo Orsini-Barberini. Dopo pochi chilometri inizia la vasta Riserva Naturale della Marcigliana, potenziale ingresso pedonale alla Capitale: è uno straordinario esempio di Agro Romano fatto di colline e boschi (querce, aceri, olmi) con volpi, faine, donnole e lepri tra antichi casali e le rovine della città latina di Crustumerium (leggendario teatro del Ratto delle Sabine).

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