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Guida curiosa ai luoghi insoliti del Piemonte
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E-book266 pagine3 ore

Guida curiosa ai luoghi insoliti del Piemonte

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Info su questo ebook

Laghi, foreste, montagne: la guida definitiva alle meraviglie piemontesi

La natura esercita da sempre un fascino irresistibile, ancor di più in questo periodo storico, in cui gli spazi verdi rappresentano una piacevolissima (e talvolta l’unica) via di fuga da una quotidianità troppo virtuale. Alla luce di ciò, non stupisce che il Piemonte, che vanta svariati siti naturalistici inclusi nel Patrimonio UNESCO, sia una meta privilegiata per chi è in cerca di relax e bei panorami accompagnati da curiosità del territorio. Dai paesaggi vitivinicoli di Langhe, Monferrato e Roero al parco della Burcina, dalla riserva Baraggia, definita “l’ultima savana d’Italia”, a luoghi densi di leggende come il Lago delle Streghe e il ponte del Diavolo, dalle panchine giganti al mare a quadretti, la guida vi con­durrà alla scoperta delle perle più o meno note di questa straordinaria regione. Attraverso sentieri secolari e ricchi di storia che intersecano i vari luoghi, come le Vie del Sale, la Via Postumia, la Via Francigena, che da Canterbury portava i pellegrini fino a Roma, Daniela Schembri Volpe traccia la mappa di siti speciali e suggestivi, che nessun turista in visita in Piemonte dovrebbe lasciarsi sfuggire.

Una guida completa ai tesori paesaggistici e naturalistici della regione

Tra i luoghi da scoprire:

Il torinese
Borghi di pietra, cascatelle, piscine naturali, ajucche e narcisi, un balcone sulle Alpi, un forte, un’abbazia, una torre delfinale

Il biellese
Un piazzo, un ricetto, un torchio gigante, una savana, una valle, gli acquasantini, una micca, un gran maestro

L’alessandrino
Campioni, banditi, il cappello del diavolo, il vino, un avamposto romano, le vie del sale, le strette, le puddinga

L’astigiano
Un’acqua ferruginosa, una solforosa, fonti, castelli e siti UNESCO, cattedrali sotterranee, spumante e moscato, una pittrice

Il cuneese
Wine museum, Marchesi, brasato e vigneti, langhe, Big bench community project, un’acustica invidiabile, lavanda, catari, il Tànaro, Arpino, la salsiccia, slow food

Il vercellese
Il rifugio Margherita, un epistolario, il Monte Rosa, il tittschu, alcune ville, lancia, sentieri, il punc

Verbano-Cusio-Ossola
Sette valli, walser, sci, una punta, scozzesi, una zuppa, un orrido, un lido

Il novarese
Un’isola, un sacro monte, una via del silenzio, un giardino dei semplici, Boca, Antonelli, il vino e le bionde
Daniela Schembri Volpe
È nata a Palermo nel 1963. Ha conseguito al Politecnico di Torino la laurea in Scienze e arti della stampa. Si è occupata di grafica come art director junior e da tempo lavora nell’editoria come editor. Giornalista pubblicista, ha vissuto all’estero in diverse città del mondo. Con la Newton Compton ha pubblicato 365 giornate indimenticabili da vivere a Torino; Keep Calm e passeggia per Torino; 101 perché sulla storia di Torino che non puoi non sapere, Le incredibili curiosità di Torino e Guida curiosa ai luoghi insoliti del Piemonte.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2021
ISBN9788822757425
Guida curiosa ai luoghi insoliti del Piemonte

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    Anteprima del libro

    Guida curiosa ai luoghi insoliti del Piemonte - Daniela Schembri Volpe

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    558

    Prima edizione ebook: ottobre 2021

    © 2021 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-5742-5

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica a cura di Punto a Capo, Roma

    Daniela Schembri Volpe

    Guida curiosa ai luoghi

    insoliti del Piemonte

    Laghi, foreste, montagne: la guida

    definitiva alle meraviglie piemontesi

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    Newton Compton editori

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Introduzione

    IL TORINESE

    1. Il diavolo, una mole e una torre pendente, tante meridiane e una gorgia

    2. Il sergente nei libri, il Moulin Rouge e le radici in Val Soana, un santuario

    3. Borghi di pietra, cascatelle, piscine naturali, ajucche e narcisi

    4. Terre ballerine, laghi morenici, antichi manieri

    5. Un balcone sulle Alpi, un forte, un’abbazia, una torre delfinale

    6. Un’abbazia, una certosa, mulini greci e spadonari

    7. Sette monasteri, San Michele, un Nobel e un dinamitificio

    8. La Grande Muraglia piemontese, epiche battaglie, il plaisentif

    9. Laghi, palafitte, filari di viti e San Secondo

    10. Un lago blu elettrico, un valico, Annibale, i marrons, le alpenballu

    IL BIELLESE

    1. Un ricetto, depositi, un torchio gigante, una savana

    2. Un piazzo, una funivia, una porta, una fonte famosa, un santuario

    3. Una valle, gli acquasantini, una micca, un gran maestro

    4. Rododendri multicolore, un lanificio, una Madonna nera

    L’ALESSANDRINO

    1. Campioni, banditi, il cappello del diavolo, il vino

    2. Un avamposto romano, le Vie del Sale, le strette, le puddinga

    3. Un parco naturale, alcuni laghi, la Resistenza, un eccidio, il Costa Rica

    4. Quattro province, miniere d’oro, il Quarto stato, il Montébore

    5. Oro, Napoleone, bollenti acque, brachetto

    6. Odore di Liguria, contrabbandieri, briganti, santa Limbania, Templari e don Orione

    L’ASTIGIANO

    1. Un miracolo alcolico, un museo del vino, la Muraja

    2. Un’acqua ferruginosa, una solforosa, fonti, castelli e siti Patrimonio unesco

    3. Un capolavoro architettonico, i cammini del romanico, il Barbarossa

    4. Cattedrali sotterranee, spumante e moscato, una pittrice

    IL CUNEESE

    1. Wine Museum, marchesi, brasato e vigneti

    2. Langhe, wall drawing, David Tremlett, Sol LeWitt, Cesare Pavese

    3. Langhe, Big Bench community project, un’acustica invidiabile, lavanda, Catari

    4. Il Tànaro, Arpino, la salsiccia, Slow Food, il bric-à-brac

    5. Un marchesato, una Castiglia, Pellico, Hans Clemer, i chiabotti

    6. Valli incontaminate, film, demoni, pelassier e ciciu

    7. Terme reali, tomba di Merlino, rifugi, isòp

    8. Un filatoio, le fabbriche magnifiche, la Pompei occitana, il Castelmagno, i babaciu

    9. Viapac, montagne in movimento, messaggeri alati, un santuario, i bagni, i contrabbandieri

    10. Il sale, tante ceramiche e mongolfiere, tipografia, orologi e landandè

    IL VERCELLESE

    1. Il Rifugio Margherita, un epistolario, il Monte Rosa

    2. Una strada, il riso, le grange, un mare a quadretti, un’abbazia, lo spartito del demonio

    3. Il Tittschu, alcune ville, Lancia, sentieri, il punc

    VERBANO-CUSIO-OSSOLA

    1. Val Formazza, il lago delle Streghe, l’anello di Morasco, il lago dei Sabbioni, una cascata per tutti, Blinnenhorn, Piano dei Camosci

    2. Sette valli, Walser, sci, una punta

    3. Scozzesi, un orrido, un lido

    4. Un’isola bella, le fortune dei Borromeo, giardini botanici, un cipresso del Kashmir, bambole

    Il novarese

    1. Un’isola, un sacro monte, una via del silenzio, un giardino dei semplici

    2. Boca, Antonelli, il vino e le bionde

    3. Una valle, un geoparco globale, trekking, un ecomuseo, il Gattinara, un altro sacro monte

    Ringraziamenti

    Ai miei genitori Gino e Sara, a mio figlio Emanuele

    La civiltà consumistica ha distrutto le culture particolari […], soprattutto culture arcaiche e contadine […] e io piango sulla distruzione di questi valori, non tanto perché sono stati

    distrutti, quanto perché sono stati sostituiti da valori

    che per me sono negativi, cioè i valori del consumismo.

    Intervento di Pier Paolo Pasolini, Firenze, 1975

    La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.

    Lao Tzu

    Introduzione

    Alla scoperta delle curiosità del Piemonte, ma da una prospettiva differente perché è innegabile che il mondo sia cambiato. Uno snodo epocale ha condotto il modus vivendi dell’uomo verso la riscoperta di Madre Natura e del territorio. Del resto nei lunghi mesi in cui il pianeta è rimasto col fiato sospeso qual è stato l’unico modo per distrarsi e consolarsi se non l’accogliente natura dei parchi, del patrimonio verde, di percorsi all’aperto che contemplavano comunque l’opera secolare dell’uomo? Un patrimonio di cui la regione più a ovest d’Italia è ricca, tanto da vedere annoverate intere sue aree nelle liste del Patrimonio mondiale unesco come i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Monferrato e Roero, i siti palafitticoli di Viverone o Arona, i Sacri monti, le residenze sabaude con gli spettacolari parchi e giardini; e nulla hanno da invidiare innumerevoli altri sorprendenti luoghi legati al Parco del Gran Paradiso o a borghi montani di Alpi e delle tante valli, o parchi come la Burcina dove esplodono i colori dei rododendri, o ancora i ricetti medievali da percorrere tra antiche botteghe e vicoli di ciottoli; le panchine giganti (Big Bench) da cui ammirare panorami collinari di vitigni e noccioli in cui perdersi con la mente; i luoghi con le loro leggende come il lago delle Streghe o il ponte del Diavolo, le riserve quali la Baraggia l’ultima Savana d’Italia; o ancora luoghi magici e leggendari come la tomba di Merlino in val Gesso oppure magici perché danno luogo a spettacoli geologici inusuali come i Ciciu del Villar e i funghi di pietra giganti; o sentieri secolari percorsi dai pellegrini come la Via del Sale, la Via Postumia, la Via Francigena che partendo da Canterbury, transitando per il Piemonte, conduceva a Roma. In definitiva un vero e proprio strepitoso abbraccio della Natura che conduce piemontesi e turisti di ogni dove a percorrere strade, sentieri, vie, parchi tra natura e storia per rendersi conto che: il Piemonte è un fenomeno della Natura! Solo una raccomandazione, per ogni luogo al chiuso e anche all’aperto ma provvisto di un ingresso si è diffusa la necessità di prenotare la visita, atto da non sottovalutare per non trovarsi dopo tanti chilometri a sguardo asciutto. Per il resto Madre Natura e il Piemonte vi accoglieranno generosamente. Buon Piemonte a tutti!

    IL TORINESE

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    Vrù, frazione di Cantoira. Riproduzione ad opera di Francesco Berta, detto Cichin, della vetta del Rocciamelone (foto dell’autrice).

    1. Il diavolo, una mole e una torre pendente, tante meridiane e una gorgia

    Ecco una gita che coglie di sorpresa. È l’ideale per meravigliare e meravigliarsi, perché oltre al paesaggio e all’attraversamento di una borgata montana, tenuta dagli abitanti del luogo come uno scrigno prezioso al cui sollevarsi del coperchio si sprigiona un caleidoscopio di colori e profumi, si arriva a una radura che lascerà esterrefatti. La Valle di Lanzo, cerniera naturale tra la Valle di Susa a sud e la Valle dell’Orco a Nord, offre la presenza di diversi luoghi particolari, inconsueti e magici come il ponte del Diavolo, tra i più noti, ma la valle riserva altre sorprese come il menhir Lu Ciapel du vesuscu a Monastero di Lanzo, alto 4,70 metri e largo 5,80; il dolmen a corridoio, parte di un tumulus che segna il confine con la Val d’Ala; e nel comune di Ceres troviamo anche la stele megalitica di Airetta di Cernesio e a Cantoira il dolmen neolitico del Rio Combin. Del resto un tempo la valle è stata una delle mete preferite per le vacanze estive delle benestanti famiglie torinesi, il cui apice turistico si raggiunse nei primi decenni del Novecento con il tratto di montagna della ferrovia che da Lanzo portava (e porta tuttora) a Ceres. Qui industriali, come i Remmert e i Caffarel, fecero edificare le loro ville; l’imprenditore Franchetti, marito della baronessa Louise de Rothschild, fece costruire nel 1861 uno chalet di stile svizzero con prospettive di giardini e viali scenograficamente suggestivi tanto da avere come ospiti personaggi quali Eleonora Duse, Umberto i, Giacomo Puccini, Guglielmo Marconi. Sorsero maestosi alberghi come il Grand Hotel di Ala di Stura (comprensivo di sala di lettura, di musica, campi di croquet, golf e tennis); l’antico Camussot di Balme, che ospitava prestigiose guide alpine; a Usseglio il Grande Albergo Rocciamelone con acqua corrente in ogni camera, radioaudizioni, tennis. Da Lanzo, ridente cittadina in provincia di Torino, ci si reca verso Cantoira e poi lungo la strada principale si prende la deviazione per Vrù (da non confondere con Viù nella vicina vallata); qui una gradevole camminata non difficoltosa porta a 1100 metri fino alla borgata Rivirin, un luogo fatto di case in pietra e legno, ornato da fiori in ogni dove e frequentato da svolazzanti farfalle che paiono arrivare dai tropici; deliziose fontanelle di pietra sono adornate ognuna da cappelli di diversa foggia, tanto da sembrare accoglienti montanare che invitano a gustare l’acqua fresca appena sgorgata da una qualche sorgente montana. Qui Cichin, al secolo Francesco Berta, ora trapassato a forse miglior vita, un vero e proprio personaggio che lavorava alla teleferica della miniera nei pressi di Vrù, amava realizzare manufatti con la pietra e il legno: e che manufatti! Infatti, una volta attraversato l’incantevole borgo, prima che inizi l’impegnativo sentiero per la miniera Brunetta, ormai in disuso (da cui si estraeva il talco), due costruzioni italiche, ma internazionalmente note, si mostrano all’improvviso al viandante lasciando esterrefatti: la Mole Antonelliana e la Torre di Pisa, pendente come a Pisa (a dire il vero anche la Mole pende un po’) entrambe edificate completamente in pietra e di ragguardevoli dimensioni! 

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    La Torre di Pisa e la Mole Antonelliana realizzate da Francesco Berta a Vrù (foto dell’autrice).

    Di fronte la ricostruzione di una cima piemontese ricca di storia, il Rocciamelone, monte nelle Alpi Graie, realizzato insieme al suo bel rifugio. I due monumenti vantano circa due metri di altezza. Cichin che proprio non amava stare con le mani in mano si diede da fare anche nella realizzazione di un visitatissimo presepe meccanico con un centinaio di personaggi, visitabile nei locali della scuola di Vrù. Un borgo così piccolo ma inversamente sorprendente. Lasciando Vrù ci si reca nella Val d’Ala, la più stretta delle Valli di Lanzo, e precisamente ad Ala di Stura: Paese delle Meridiane e degli Affreschi, qui sette itinerari si sviluppano attraverso le borgate del paese rendendo possibile un viaggio nella macchina del tempo alla scoperta di percezioni antiche, quando la tecnologia ancora era in embrione e i valligiani guardavano al cielo e all’armonia del cosmo per scandire il tempo e collocare lo spazio. Qui incuriosisce una delle maggiori concentrazioni di orologi solari d’Europa, ben 76 quadranti solari, insieme ad affreschi e incisioni rupestri. Il percorso completo attraversa le frazioni di Ala di Stura: Villar, Pian del Tetto, Cresto, Pian della Pietra, Martassina, Masone, Canova, Croce, Mondrone, Prussello. Nella piazza centrale di Ala di Stura una bacheca indica i percorsi. Esistono inoltre alcuni itinerari tematici che mostrano l’evoluzione dell’architettura locale a partire da fine Ottocento. Osservare come nei paesi di montagna si sono andate inserendo con armonia ville che si sono trasformate da chalet a palazzine in stile liberty, trasferendo un tocco cittadino in montagna, rende evidente quale sia stata l’evoluzione di questi luoghi. Nel paese di Balme e lungo i sentieri che si addentrano nei boschi, l’istallazione della Foresta di Sherwood, mostra un insieme di sculture lignee su tronchi morti realizzate da una scuola di scultori di Torino che ha preso il nome dalla famosa foresta inglese (però non aspettatevi di vedere Robin Hood fare capolino dalle fronde…). Nell’antica sede del Comune di Balme (il comune a maggiore altitudine della Val D’Ala), c’è l’Ecomuseo delle Guide alpine di Balme. Il piccolo ma ricco museo unisce la natura alla cultura dei luoghi e documenta l’origine e lo sviluppo del villaggio di montagna che divenne nel secolo scorso protagonista dell’alpinismo torinese. Qui, infatti, Adolfo Kind, colui che portò gli ski in Italia dalla Svizzera, nel 1876, fece la sua prima discesa sulla neve in compagnia di Stefano Roiti, entrambi utilizzando ciascuno un paio di sci di legno, molto più corti e con la punta svettante verso l’alto. La parte introduttiva del museo ne racconta la fondazione da parte dei pastori della Savoia, l’immigrazione medievale di gente dal Bergamasco e dalla Valsesia, la nascita del contrabbando come risorsa all’esaurimento dello sfruttamento delle miniere, la trasformazione dei contrabbandieri in guide alpine nel corso del xix secolo, fino alle attuali attività legate al turismo, all’artigianato, all’allevamento, all’industria (le acque minerali). Le foto d’epoca e una collezione di attrezzature, cimeli, manifesti e documenti ripercorrono il tempo. A completamento del percorso il museo presenta alcune sezioni dedicate all’ambiente (flora, fauna, minerali) e alla cultura locale francoprovenzale e comprende un itinerario storico-naturalistico sul territorio. Si potrà così scoprire come i pastori si sono trasformati in valide guide alpine e visitare le chintane, le airette e le borgate di Balme e cogliere gli aspetti della loro vita quotidiana. Altra chicca della Val d’Ala è la Gorgia di Mondrone, una cascata facile da raggiungere partendo dalla chiesa di Mondrone; si scende costeggiando le abitazioni fino a un grande prato, si oltrepassa un enorme masso e, guidati dal rumore dell’acqua dello Stura al successivo bivio si va verso sinistra e scendendo si giunge alla Gorgia che compie due salti, uno di dieci metri e l’altro più spettacolare di sessantacinque che dopo il ponte prende forma in una sorprendente piscina naturale. In ogni caso non sia mai che si lascino questi territori senza assaggiare sul posto o acquistare alcuni ricordini gourmand: toma, torcetti, genepy, miele, arquebuse.

    2. Il sergente nei libri, il Moulin Rouge e le radici in Val Soana, un santuario

    Eccoci al Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Val Soana, dove un angolo particolare nella località di Campiglia (una frazione di Valprato Soana), a Pian dell’Azaria, rende al visitatore un’emozione enorme tanto più se si amano la natura, la storia e i libri. Da Pont Canavese (si è quindi nella regione storico-geografica del Canavese) si prosegue per Ronco lo si attraversa e si giunge a Campiglia Soana; qui si parcheggia, anche perché termina la strada. Occorre sapere che lo scrittore Mario Rigoni Stern nel 1940 si dilettava in questo paradiso come istruttore di roccia. L’autore amava questo luogo tanto da tenerlo nel cuore durante la ritirata di Russia o nella prigionia. Ma leggiamolo dalle sue parole:

    A maggio del 1940 ricevetti l’ordine dai miei ufficiali del battaglione Vestone del 6° Alpini di salire a Campiglia, in Val Soana, per fare l’istruttore di roccia. Dovete sapere che ho avuto molti momenti felici nella mia vita ma forse quei giorni trascorsi a Campiglia Soana sono stati i più belli che ho vissuto. Quando ero libero dal corso di roccia andavo su al Pian dell’Azaria: per me quel luogo è sempre stato il più bello del mondo. I prati fioriti, il torrente ricco di trote e i camosci che avevano appena partorito con i piccoli che scivolavano sulle chiazze di neve dei pendii. Poi c’era la maestrina… Era un luogo bellissimo tanto è vero che quando mi trovavo prigioniero in Germania o nelle montagne dell’Albania o nella Steppa russa per consolarmi e per cambiare dalla mia mente il paesaggio, sognavo sempre il Pian dell’Azaria. Anche durante la ritirata di Russia, nei momenti di maggior sconforto, pensavo che lassù in Val Soana, c’era il Pian dell’Azaria che rappresentava per me un luogo della memoria, un vero paradiso terrestre. Avevo 18 anni, ero innamorato, il paesaggio era così bello e facevo roccia con i miei amici… ero veramente felice.¹

    Arrivati nella radura di Pian dell’Azaria si nota una cassapanca di legno con su scritto libri. Ora, non è così usuale che camminando in montagna ci si imbatta in una cassapanca open air con la scritta libri. Alzandone il coperchio si rivela agli occhi un contenitore impermeabile fucsia (pensando a quanta neve d’inverno ricopre la cassapanca pare quasi un miracolo ritrovarla intatta!) con su scritto Piccola libreria dell’Oasi di Mario Rigoni Stern, possa essere un piccolo momento di gioia e relax… un soffio di vita nel vostro cuore. Che emozione! Dopo aver aperto con cura il contenitore, una serie di libri, alcune delle letture preferite di Rigoni Stern, mostreranno i loro sorprendenti titoli. Sarà come se lui, lo scrittore, l’autore de Il sergente nella neve, Il ritorno sul Don, l’uomo, l’alpino sia proprio lì a godere della felicità che quel luogo magico gli aveva dato in gioventù. 

    La cassapanca contenente 

    la "Piccola libreria 

    dell’Oasi di Mario Rigoni Stern" 

    nel Pian dell’Azaria 

    in Val Soana, Parco 

    Nazionale del Gran 

    Paradiso (foto dell’autrice).

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    Chi ha buon allenamento nella camminata e ottime gambe può percorrere il sentiero che in un’ora e mezza porta a San Besso; poco prima delle Grange Cugnonà 1511 m, a destra e in evidenza un segnale indica il bivio per il santuario di San Besso con il sentiero 625. Ci si eleva quasi subito in altitudine passando un lariceto e i ruderi della Ca’ Nuova a 1819 m, a cui segue un tratto boscoso più fitto che entra nel vallone della Grangia Ciavanis a 1876 m, dove in fondo è già visibile, inconfondibile, il santuario posto sotto una rupe (monte Fautenio), raggiungibile nell’ultima parte tramite un gradevole sentiero a tratti lastricato. Il luogo si trova lungo il percorso di collegamento tra la Val di Cogne e il Canavese.

    Il santuario fu completato nel 1669. Negli anni successivi i

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