LA SFIDA CINESE ALLA SILICON VALLEY
per le Pmi italiane, data la distanza, la frammentazione, le diversità culturali e linguistiche oltre che economiche tra i vari Paesi, e lo stesso tipo di complessità si deve gestire anche affrontando il solo mercato cinese. Inevitabile, quindi, cercare di semplificare, ed è anche per questo che spesso, guardando la Cina, ci si concentra su Shanghai, Pechino e Hong Kong. Pechino, città di contatti e relazioni istituzionali, culturali e politiche. Shanghai, capitale del business soprattutto per i grandi nomi del lusso. Hong Kong, hub internazionale, sede storica dei quartier generali da cui gestire l’Asia e il Pacifico. Il resto è poco conosciuto, ed è un peccato perché ci possono essere ottime opportunità anche in aree meno note, come la Greater Bay Area nel sud della Cina. Immaginate un mercato con una popolazione di 86 milioni di persone, maggiore della Germania, distribuita sugli stessi chilometri quadrati della Croazia e con un Pil 2020 di quasi 1.700 mld di dollari, vicino a quello di Russia e Corea, in rapida e continua crescita per quanto ancora molto differenziato tra le diverse aree. Ingredienti principali del cocktail sono uno dei principali centri finanziari mondiali (Hong Kong), la nuova Silicon Valley cinese (Shenzhen), un hub di trasporto globale, già sede di headquarter regionali di molte aziende Fortune 500, prospetticamente lanciato verso lo sviluppo di economia digitale e intelligenza artificiale (Guangzhou), e un centro turistico di eccellenza (Macao capitale mondiale del gambling con un fatturato 7 volte superiore a Las Vegas). Intorno alle 4 ‘core cities’, un cluster di altre 7 città emergenti sebbene non molto conosciute a livello internazionale, specializzate in diversi settori economici tra cui il manufacturing tradizionale e avanzato, il petrolchimico, gli elettrodomestici,
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