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Analisi del potenziale mercato turistico indiano
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Analisi del potenziale mercato turistico indiano
E-book182 pagine2 ore

Analisi del potenziale mercato turistico indiano

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Crescita economica e una popolazione importante sono i tratti distintivi che caratterizzano i paesi del BRIC.

Questo lavoro nasce infatti dalla necessità di definire meglio quello che a tutti gli effetti sembra rappresentare un ampio target di potenziali consumatori che sempre più anelano ad emulare lo stile di vita occidentale, in primis nel consumo - anche turistico - in quanto atteggiamento sociale.

Attraverso un’analisi demografica, economica e sociologica, si è cercato di definire meglio le particolarità di una società così complessa come quella indiana che, seppur con i suoi tempi e le sue preferenze, si inizia ad affacciare incuriosita sul mondo.

Alcuni paesi europei hanno già iniziato, con il giusto anticipo, a “farsi belli” per attrarre anche una piccola percentuale di una classe media che si sta sempre più consolidando all’interno della società indiana, la cui popolazione nel 2013 ammontava a 1,252 miliardi di anime.

E l’Italia sarà tempestivamente capace di migliorare il suo appeal e lavorare sui giusti canali al fine di riuscire a catalizzare e sfruttare un eventuale flusso turistico indiano?
LinguaItaliano
Data di uscita21 mag 2015
ISBN9788891182401
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    Anteprima del libro

    Analisi del potenziale mercato turistico indiano - Silvia Fontemaggi

    indiani.

    CAPITOLO 1

    TEORIA E STRUTTURA DEL BRIC

    Brasile, Russia, India e Cina: l'acronimo è entrato diffusamente in uso come emblema del cambiamento nel potere economico globale che si allontana dalle economie sviluppate del G7 e va verso un nuovo sviluppo del mondo. La sigla fu coniata dalla Goldman Sachs¹ in un report del 2003, nel quale si stimava che le economie del BRIC avrebbero superato le economie dei giganti del G7² entro il 2027. La tesi che il potenziale economico di Brasile, Russia, India e Cina, sia tale da farle diventare tra le quattro economie dominanti entro il 2050, è stata proposta da Jim O'Neill, economista globale della Goldman Sachs. Questi stati comprendono oltre il 25% di copertura terrestre e il 40% della popolazione mondiale e fanno registrare un PIL combinato (PPA³) di 18.486 miliardi di dollari. Sono da considerarsi senza dubbio tra i mercati emergenti più grandi e con la più rapida crescita.

    La teoria sostiene che Cina e India diverranno principali fornitori nel mercato mondiale di manifatture, beni e servizi, mentre Brasile e Russia diverranno in ugual modo maggiori fornitori di materiali grezzi non raffinati. Secondo un articolo pubblicato del 2011 dal Financial Times, Messico e Corea del Sud sono stati gli unici altri paesi paragonabili al BRIC, ma le loro economie sono state escluse perché considerate inizialmente già più

    sviluppate, come lo erano i paesi membri dell'OCSE⁴.

    Molti degli stati più sviluppati dell’N-11⁵, in particolare Turchia, Messico, Nigeria e Indonesia, sono visti come i contendenti che con più probabilità potrebbero entrare a far parte del nuovo gruppo di economie emergenti.

    La Goldman Sachs ha sostenuto anche, l’ipotesi per cui il BRIC potrebbe organizzarsi in un unico blocco economico, commerciale o un’associazione formale. Sussistono tuttavia alcuni segnali riguardo la possibile ‘coalizione’ di queste potenze, le quali potrebbero convertire di conseguenza il loro crescente potere economico in maggiore peso geopolitico. Il 16 giugno del 2009, i leader dei paesi del BRIC hanno tenuto il loro primo vertice a Yekaterinburg⁶, rilasciando una dichiarazione che chiedeva l'istituzione di un ordine mondiale giusto, democratico e multipolare. Da allora si sono riuniti a Brasilia nel 2010 e si sono incontrati a Sanya⁷ nel 2011.

    Goldman Sachs non intende sostenere che questi quattro paesi formino un'alleanza politica (come l'Unione europea), nè qualunque altra forma di associazione commerciale ufficiale, come l'ASEAN⁸; sostiene tuttavia che essi hanno adottato misure per aumentare la loro cooperazione, come un modo, soprattutto, per influenzare la posizione degli Stati Uniti in rapporto ad accordi commerciali rilevanti.

    Brasile e Russia diventeranno i più grandi fornitori globali di materie prime, mentre Cina e India lo saranno, rispettivamente, di manufatti e servizi; tra questi il Brasile è l'unico paese provvisto di risorse e che supplisce a produzione e servizi contemporaneamente. Per questo è ipotizzabile che la cooperazione sarà il successivo passo logico tra queste potenze nascenti, dato che Brasile e Russia sono i fornitori delle materie prime utili a India e Cina. Pertanto il BRIC presumibilmente ha potenziale di formare un potente blocco economico dal quale potrebbe escludere gli attuali paesi del G8. Il Brasile è leader nella coltivazione di soia e nell’estrazione di ferro e minerali, la Russia vanta di risorse quali petrolio e gas naturale. Dopo la fine della Guerra Fredda, ma plausibilmente anche prima, i governi dei paesi del BRIC avviarono importanti riforme economiche e politiche, le cause che hanno consentito loro l’ingresso nello scenario dell’economia mondiale, puntando contemporaneamente a riformare l’educazione, ad attrarre investimenti stranieri e ad incoraggiare il consumo interno e l’imprenditoria nazionale.

    Nel 2004, il team della Goldman Sachs pubblicò un’ampia relazione sull’economia globale la quale affermava che nei paesi del BRIC, il numero di persone con un reddito annuo sopra i 3.000 dollari, sarebbe raddoppiato entro tre anni, per raggiungere 800 milioni di persone nel 2014, e cioè un massiccio aumento della dimensione della classe media in queste nazioni. Nel 2025, si calcola che il numero di persone nei paesi del BRIC, che guadagneranno oltre 15.000 dollari potrà raggiungere più di 200 milioni. Ciò indica che la domanda non sarà più limitata ai prodotti di base, ma che sarà soggetta a una crescita straordinaria che avrà impatto anche sui beni più costosi e sui flussi turistici⁹. Secondo il suddetto rapporto, prima Cina e dieci anni dopo l'India avrebbero cominciato a dominare l'economia mondiale. Eppure, nonostante l'equilibrio di crescita, il livello di ricchezza medio degli individui nelle economie più avanzate continuerà a superare di gran lunga la media del BRIC. Lo studio evidenzia anche la grande inefficienza dell'India nel consumo energetico e riporta la drammatica sottorappresentazione di queste economie nei mercati dei capitali globali.

    Siamo comunque di fronte a un paradosso: questo enorme blocco denominato area BRIC, molto facilmente eclisserà la ricchezza dei paesi del G6¹⁰, mentre il livello di reddito pro-capite delle popolazioni di questi paesi rimarrà ancora al di sotto della media dei paesi industrializzati di oggi. Il fenomeno interesserà i mercati mondiali, poiché le multinazionali cercheranno, come già stanno facendo, di sfruttare le enormi potenzialità dei mercati emergenti del BRIC, producendo, ad esempio, automobili notevolmente più economiche e altri manufatti a prezzi accessibili alle nuove masse di consumatori all'interno dell’area BRIC - come il colosso emergente TATA¹¹ solo per citare un esempio - in luogo di prodotti o modelli di lusso. India e Cina hanno già iniziato a fare sentire la loro presenza rispettivamente nel settore dei servizi e del manifatturiero nell'arena globale, mentre le economie sviluppate hanno già preso atto di questa nuova realtà.

    Nel 2007, in seguito all’analisi delle tendenze dell’economia Indiana, nella relazione India's Rising Growth Potential, la Goldman Sachs sostiene che l’influenza dell’India sull’economia mondiale sarà oltremodo più grande e più veloce rispetto a quanto esposto nelle precedenti ricerche sul BRIC; lo sviluppo e l’espansione che ha preso piede nel paese contribuirà senz’altro alla prosperità e alla crescita della classe media. A questo proposito si tenga conto che in India si trovano dieci delle trenta aree urbane maggiormente sviluppate del mondo e, facendo riferimento agli attuali trend, si stima che circa settecento milioni di persone si muoveranno verso le città entro il 2050. Ciò avrà rilevanti ripercussioni e implicherà maggior domanda di infrastrutture urbane, immobili e servizi. Dal 2007 al 2020 il PIL pro capite, in dollari statunitensi, si quadruplicherà e l’economia indiana supererà quella degli USA entro il 2043.

    Composizione demografica del BRIC.

    Si tratta di quattro grandi paesi da un punto di vista di estensione territoriale: il più piccolo, l’India, è il settimo paese più vasto del mondo e occupa due volte la superficie totale di Italia, Francia e Germania. Tutti e quattro con una popolazione importante – si va dai quasi 143 milioni di abitanti della Russia, pari alla quella complessiva di Italia e Germania, ai 1.340 della Cina, circa dieci volte tanto. Considerati insieme, Brasile, Russia, India e Cina, occupano, come detto, il 26% della superficie terrestre, su cui vive circa il 42% della popolazione mondiale, ma per spiegarne il potenziale economico non basta evidenziare l’enorme dimensione demografica, bensì considerare età, genere e urbanizzazione. Vediamoli da vicino.

    La dinamica della popolazione appare molto diversa da paese a paese. Sebbene in India la pressione demografica stia diminuendo, l’incremento della popolazione farà registrare una dinamica favorevole fino al 2040; nei prossimi due decenni il numero d’indiani in età lavorativa aumenterà di 240 milioni. Quello dei brasiliani di venti, data la stessa tendenza positiva della popolazione¹². La Russia che sta registrando da tempo una riduzione nel numero degli abitanti, con un trend che sembra persino più accentuato di quello del Giappone; il numero dei cittadini in età lavorativa si ridurrà di quasi venti milioni nei prossimi trent’anni, a causa di una fertilità inferiore al tasso necessario per mantenere la stabilità, e all’invecchiamento della popolazione. La Russia, infatti, è l’unico paese del BRIC dove ad aumento del reddito non ha corrisposto un allungamento della speranza di vita.

    Anche in Cina si assiste a un forte calo dei tassi di mortalità e natalità, e la popolazione in età lavorativa raggiungerà l’apice nel 2015; la dinamica di crescita della popolazione indiana invece, nonostante un leggero rallentamento, è talmente vivace che non è assurdo pensare, e gli studi e le previsioni lo confermano, che il numero degli abitanti della stessa India supererà entro qualche decennio quelli della Cina.

    Una differenza circa la composizione della popolazione di questi paesi riguarda il genere: in Russia la sex ratio è considerata di ottantasei maschi per cento femmine, mentre al contrario in Cina e in India assistiamo a un fenomeno definito missing women¹³, quantificato nella cifra di circa cento milioni di ‘donne mancanti’, conseguenza purtroppo dell’aborto selettivo in base al sesso del nascituro e dell’infanticidio femminile. Spiegare in due parole gli effetti di un così vasto fenomeno non è semplice, ma basti pensare che, sebbene il divario tra la retribuzione di uomini e donne sia diffuso quasi ovunque nel mondo, vi è crescente evidenza che il rendimento economico dell’istruzione sia superiore per il cosiddetto sesso debole. Inoltre, l’indisponibilità di donne con cui costruire una famiglia incide negativamente sul potenziale di reddito per il maschio, mentre ne accresce il rischio di dipendere dall’assistenza sociale in età avanzata¹⁴. Per fortuna almeno in Cina, il gender balance sembra tornare lentamente alla normalità.

    Paul Krugman¹⁵, ha sviluppato una tesi della nuova geografia economica, nella quale sostiene che nuovi risultati si dovranno alla crescente urbanizzazione che ha investito i paesi del BRIC. Il ricercatore americano evidenzia, infatti, l’importanza delle ‘economie di agglomerazione’, per le quali l’immediata disponibilità di clienti, fornitori specializzati, lavoratori qualificati e non, attiverebbe processi di osmosi da cui sia imprese che individui traggono beneficio.

    Sotto il profilo dell’urbanizzazione, la situazione dei quattro paesi mostra notevoli differenze. Il 17% dei brasiliani vive a San Paolo o Rio de Janeiro, trentadue milioni di persone su una popolazione totale di quasi centonovantuno milioni; mentre l’11% dei Russi a Mosca e San Pietroburgo, poco meno di sedici milioni su un totale di quasi centoquarantatre. In Cina il tasso di urbanizzazione è molto più basso: nelle due principali città, Shanghai e Pechino, risiede il circa il 3% della popolazione, trentacinque milioni su 1.340.000.000 di persone; di questi solo ventisette milioni vivono in megalopoli, rispetto ai trentadue milioni di brasiliani e ai cinquantotto milioni di indiani. In India meno del 30% della popolazione risiede in città e il tasso di urbanizzazione sembra diminuito rispetto agli anni settanta, nonostante Mumbai, Delhi e Calcutta rientrino nelle dieci città più grandi del pianeta.

    Basandosi sulle proiezioni nei prossimi decenni l’urbanizzazione crescerà velocemente sia in Cina sia in India, muovendo più o meno quattrocento milioni di persone dalle campagne alle città; la popolazione di San Paolo, Mumbai, Delhi, Shanghai, Calcutta, Pechino, Rio de Janeiro e Mosca, le otto maggiori megalopoli del BRIC, crescerà del 27% tra il 2007 e il 2025. Aumenterà il numero delle città medie, considerate tra uno e cinque milioni di abitanti, mentre le popolazioni urbane di Chennai in India, Shenzhen e Guangzhou in Cina sfioreranno anch’esse i dieci milioni. Tutto questo comporterà il sorgere di nuove macroregioni, nelle quali i grandi centri urbani saranno in collegamento tra loro come

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