UNA STRETTA DI MANO TRA IL PRINCIPE E IL CONTADINO
l vino, un tempo, era appannaggio delle famiglie blasonate. Ma poteva accadere che il fattore, ormai entrato nelle segrete vicende del business, si appassionasse all’azienda al punto di riuscirne a rilevare la proprietà. È la storia della cantina “Scacciadiavoli” di Montefalco, in provincia di Perugia, lì dove da fine ’800 viene imbottigliato il Sagrantino, un vitigno autoctono tardivo, molto zuccherino, con una gradazione mai – abbiamo rimodernato la struttura e ora stiamo per ristrutturare la sala degustazioni, confidando sull’esplosione di interesse per il vino”. Con lei entriamo nelle fredde sale dell’impianto camminando su un pavimento di cotto a schiena d’asino. Tutta la lavorazione avviene all’interno dell’edificio principale, che è appoggiato alla collina: una struttura verticale a quattro livelli di cui uno sotterraneo. Le uve arrivano al livello più alto da dove poi vengono trasferite, per gravità, al livello inferiore, ed è lì che avviene la fermentazione. Al secondo piano passiamo tra i serbatoi in acciaio inox e in legno per la vinificazione e al piano inferiore (il piano terra) si trovano tonneaux e botti grandi in legno, per l’affinamento del Montefalco Rosso. Nel sotterraneo è presente il parco barriques per l’affinamento del Montefalco Sagrantino, secco e passito. Il tour riserva al visitatore una sorpresa. È una grandissima cisterna da stoccaggio in cemento, unica nell’800 e ancora funzionante, una delle geniali intuizioni del principe Boncompagni Ludovisi.
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