Impatta di più il riciclo o la produzione ex-novo? Qual è il ruolo ambientale di una plastica realizzata con materiale alternativo alla fonte fossile?
Questi i temi, con l’intero ciclo di vita dei polimeri – compresi produzione, progettazione e smaltimento – che dovrà affrontare il trattato giuridicamente vincolante dovranno firmare entro il 2024. Il 7 marzo scorso, l’Assemblea ONU per l’ambiente (UNEA-5) ha dato avvio a un comitato intergovernativo di negoziazione che rifletterà su peso e ruolo del riciclo e sulla gestione del fine vita della plastica. È stimata tra i 700 mila e i 10 milioni di chilometri quadrati l’isola di plastica che fluttua nell’Oceano Pacifico, la Great Pacific Garbage Patch o Pacific Trash Vortex. La sua estensione non è nota con precisione, ma questa distesa non è unica negli oceani, le isole simili sono almeno cinque.
Nel Mediterraneo, poi, ogni anno sono riversate circa 230 mila tonnellate di plastica. Il percorso è semplice: scarichi-fiumi-mari. Senza contare i rifiuti sulla terra.
Ma la plastica dispersa nel mondo non è solo quella che vediamo. Le microplastiche sono ovunque. Ha già fatto il giro dei schermi la notizia del loro ritrovamento nel sangue umano da parte della ricerca olandese coordinata dall’ecotossicologa Heather Leslie e dalla chimica Marja Lamoree nell’ambito del progetto Immunoplast.
Per arginare questo fenomeno crescente, riciclo, recupero e nuove progettazioni sono sempre più essenziali. Soprattutto a fronte dei dati scoraggianti: dei rifiuti in plastica prodotti nel corso della storia solo il 9% è stato riciclato. I costi dei processi di recupero dei materiali,