C’era un tempo in cui il mare era un confine ignoto e apparentemente invalicabile, poi qualcuno poco a poco osò avventurarvisi e si scoprì che l’immensa distesa liquida non era un ostacolo, ma al contrario poteva essere un mezzo di comunicazione. La storia della navigazione nasce così, un po’ per avventura un po’ per necessità, e di certo non è stata facile perché c’erano da superare paure e problemi tecnici di cui non si aveva alcuna conoscenza e, se certo ci fu un salto dalla prima canoa scavata in un tronco d’albero a vere e proprie imbarcazioni capaci di affrontare le onde, il passo successivo non fu certo inferiore, perché si trattava di abbandonare la costa per affrontare un orizzonte privo di riferimenti, soprattutto con una governabilità dei mezzi assai approssimativa. Per questo oggi, navigando felici sulle nostre barche, non dovremmo dimenticare il debito che dobbiamo a chi per primo ha tracciato quelle rotte, a chi per primo ha dato al legno la forma e la struttura di una barca in grado di affrontare il mare aperto. E se è vero che nulla nasce dal caso e che, spesso, un albero può avere radici che si allungano nello spazio e nel tempo, è anche vero che a dare il primo grande impulso alla storia della navigazione è stato un popolo per molti versi misterioso, ma sicuramente coraggioso e intraprendente: i Fenici.
IL COMMERCIO NELL’ANIMA
Nell’analizzarne l’evoluzione in chiave nautica, non