Mare Uomini e Velieri
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Anteprima del libro
Mare Uomini e Velieri - Walter Lipartiti
Lipartiti
LE GRANDI NAVI A VELA DA BATTAGLIA
Il colpo di cannone
Dipinto di Willem van de Velde 1670
Dal XVI secolo fino a oltre metà del XVII, il galeone ha rappresentato la massima unità navale da guerra e mercantile. Nato come evoluzione della caracca e della galea, per sopperire alla minore agilità di queste, che peraltro non consentivano navigazioni oceaniche in piena sicurezza.
Lungo tre o quattro volte la sua larghezza, era caratterizzato inoltre da pronunciate sovrastrutture a poppa e a prua. Essi erano assistiti da ordini di remi azionati da schiavi che, solo più tardi, vennero eliminati un po’ dappertutto ad esclusione dei paesi rivieraschi del Nord Africa.
L’Inghilterra di Enrico VIII, intorno al 1500, disponeva di una flotta solo costiera. Le sue navi erano progettate per navigare una giornata e rientrare in vista della costa. Le navi portoghesi erano all’epoca le prime in grado di affrontare anche 5 o 6 mesi di navigazione e perfino un anno, prima di rientrare in patria.
Come si può notare, il galeone presenta a poppa
e a prua sovrastrutture piuttosto pronuncate.
Il galeone venne presto adottato dalle marine di molte potenze europee. Spagna e Portogallo furono tra le prime, ma esso si diffuse presto anche in Inghilterra, Danimarca e Svezia e Olanda, mentre i paesi che si affacciavano nel Mediterraneo per molto tempo ancora ricorsero all’uso delle galee.
Versatile e robusto, dotato di una certa agilità venne impiegato sia come nave da trasporto sia come nave da battaglia.
Generalmente, nei galeoni destinati alla Marina Militare, le artiglierie, costituite prevalentemente da colubrine, venivano alloggiate nel primo e secondo ponte, sotto a quello di coperta, destinato prioritariamente alle manovre per la condotta della nave e dove venivano piazzati cannoni solo in numero limitato e prevalentemente caricati a mitraglia.
Anche la Marina dell’impero ottomano inserì all’interno della sua flotta dei galeoni, dando vita alla produzione di una particolare specie di queste navi, che si distingueva da quelle europee per aver conservato, più a lungo, in associazione con le vele, anche un ordine di remi, caratteristico nelle galere.
Le pronunciate sovrastrutture a poppa e a prua, tuttavia avevano delle ripercussioni sulla stabilità del veliero e vennero via via ridotte. Era usuale impreziosire, soprattutto nella sezione di poppa, queste navi con colonne e decorazioni auree.
Rimase comunque la più diffusa tra le navi da battaglia fino alla metà del XVII secolo, anche se, soprattutto in Spagna e Portogallo, galeoni adibiti ai traffici commerciali continuarono a navigare ancora per molto tempo.
Galeone
Il Galeone
Inizio XVII secolo
Erede del galeone, il vascello ne rappresenta la naturale evoluzione. A partire dalla metà XVII secolo, divenne la principale nave da guerra delle Marine Militari di quasi tutto il mondo. Venne costruito, studiato e armato dalla Marina inglese a quella francese, dalla spagnola a quella olandese e americana. Se ne dotò perfino l’impero ottomano.
Verso la fine del 1700, ne venne rallentata la produzione e limitata l’importanza, a causa dei pesanti costi di costruzione ed esercizio, a favore della più piccola, più economica e dall’impiego piu flessibile, fregata.
Rimase tuttavia, per la sua potenza di fuoco, per il gran numero di soldati in grado di imbarcare e trasportare sulle lunghe distanze e ricorrentemente impiegata nel blocco dei porti, la più importante nave operativa da battaglia fino all’avvento delle corazzate a vapore.
Il XVIII secolo, permeato dalla spinta illuminista, aprì un era di grandi innovazioni che non mancarono di coinvolgere anche l’aspetto navale e a produrre una grande evoluzione delle marine militari delle grandi potenze europee e oltre.
La prima novità nella dottrina operativa, riguarda il combattimento navale e consiste nell’introduzione della formazione in linea di fila
. Nel 1653, per la prima volta, le disposizioni dell’Ammiragliato inglese suggerivano nelle Fighting Instructions
, che costituivano il codice di condotta della battaglia navale e che, ai giorni nostri, potremmo paragonare alle regole d’ingaggio
, la linea di fila, come il dispositivo tattico delle unità più efficace nei combattimenti navali. Questa formazione è particolarmente efficiente quando tutte le unità di una squadra navale in azione dispongono di prestazioni omogenee tra loro, quando tutte siano in grado di manovrare di conserva e si possa contare su un armamento tale da evitare che una unità si trovi a fronteggiarne un’altra nemica con volumi di fuoco superiori. Da qui deriva l’appellativo nave di linea
attribuito alle navi da battaglia e, in particolare dei grandi vascelli, che operavano assumendo la formazione in linea di fila.
Oggi, sentendo parlare di navi di linea, verrebbe da pensare a navi adibite su determinate rotte al trasporto passeggeri su una determinata tratta o linea, fra un porto e l’altro.
Di conseguenza, le navi vennero classificate, per prime nella Marina Militare inglese, a seconda del potenziale bellico, ossia in base al numero di cannoni e alla loro velocità. Il naviglio venne inquadrato in sei classi.
Alle prime tre appartengono i vascelli da battaglia, nella quarta le navi destinate alle scorte dei convogli e alle spedizioni fuori delle acque nazionali, nella quinta classe le navi per l’esplorazione e le trasmissioni e infine, nella sesta, i guardacoste.
TABELLA DELLA CLASSIFICAZIONE DEI VELIERI
Dalla prima alla terza classe, il comando della nave veniva veniva affidato a capitani di vascello. Quello delle altre ai Master & Commander
, come gli inglesi chiamavano i capitani di fregata e corvetta.
La formazione in linea di fila consentiva peraltro di evitare di subire l’attacco nel punto più debole dei velieri, lo specchio di poppa, in quanto privo della robustezza strutturale fornita dalle ordinate e dalle paratie trasversali.
La novità, senz’altro più importante, riguarda il rinnovamento tecnico-scientifico da cui derivò un grande passo in avanti sulla via di una concezione più moderna della costruzione delle navi. Grazie agli studi dell’inglese sir Antony Deane, vennero affrontati, per la prima volta, problemi relativi al rapporto tra le linee di carena e i pesi dei carichi imbarcabili.
Tuttavia, sul finire del 1700, fu la Francia, che fino ad allora aveva trascurato l’ammodernamento della propria flotta, contando prevalentemente sulle operazioni terrestri, la prima, a costruire i vascelli più stabili e veloci che, all’epoca, vennero considerati il miglior prodotto della cantieristica navale in Europa.
L’adozione di doppie ordinate, rese la struttura del vascello di linea, nave principale delle marine militari europee, particolarmente robusta. L’elemento strutturale principale, raddoppiato, conferì all’ossatura del bastimento una resistenza e rigidità mai raggiunta prima.
Vascello francese
Litografia di C. Dubreuil 1860
Anche la sostituzione graduale dei legnami, che dal rovere passò al tek, la cui scoperta risale all’ultima metà del 1700, contribuì a fornire maggior robustezza, guadagnando anche in leggerezza. Per fissare il fasciame, solitamente di quercia, alle ordinate vennero abbandonati i chiodi metallici, che ossidandosi, si deterioravano troppo facilmente e rapidamente. Essi vennero sostituiti con le caviglie, cunei di legno, molto più affidabili.
Lo stesso fasciame venne, via via, raddoppiato, e raggiunse spessori fino a sessanta centimetri, in grado di incassare senza troppi danni, anche i colpi delle artiglierie navali dell’epoca.
Alberi e pennoni venivano generalmente ricavati dal legno di abete. La parte immersa veniva protetta contro le teredini con la stratificazione di un miscuglio di vari elementi e con tavole di olmo, dello spessore di due o tre centimetri. Quei voraci organismi aggredivano così solo lo strato superficiale, senza raggiungere mai quello sottostante che costituiva l’opera viva della nave.
Soltanto dal 1761, la Gran Bretagna adottò per prima la tecnica del rivestimento dell’opera viva con lastre di rame ed, essendosi rivelata una soluzione molto efficace, essa venne utilizzata in seguito, in maniera generalizzata, da molti Paesi. Io stesso sono venuto in possesso, anni addietro, di una barca d’epoca, costruita in Svezia, con lastre di rame come sistema antivegetativo¹. Fino alla fine del 1700, le carene delle navi erano dipinte di bianco, per via della miscela, con cui esse venivano trattate e che rappresentava elemento essenziale del sistema di protezione, basato su un misto di zolfo, sego, minio, olio di pesce e catrame. A questi componenti, in seguito, si aggiunse catrame minerale che conferì agli scafi il classico colore nero, ormai piuttosto comune nei vascelli fino alla metà del 1800. Le fiancate, generalmente nere, erano interrotte da strisce gialle che correvano da prua a poppa lungo la linea dei sabordi² dei cannoni che, all’interno venivano dipinti di rosso, mentre esternamente di nero e che, sulle fasce gialle, creavano quell’aspetto tipico a scacchi, proprio delle navi di sir Orazio Nelson, come si può notare, per esempio, sulla Victory.
In seguito, le fasce gialle vennero sostituite con altre bianche e, per il resto della nave, si predilesse il colore ocra.
Sotto l’influenza del Barocco, stile predominante del Seicento, le decorazioni a bordo delle navi, in quel periodo, raggiunsero il loro apice. Sculture lignee dorate e pesanti decorazioni erano dappertutto, da prua a poppa della nave. Nemmeno i portelli dei cannoni erano esenti da tale vezzo. Non era inusuale vederli circondati da sfarzose corone di fiori intagliate e dipinte in oro, frammezzate da colorati boccioli. Grossi, pretenziosi fanali erano presenti a poppa. La paratia di prua era solitamente ornata da pompose scene dipinte.
Col passare degli anni, mutando i gusti e col prevalere del senso pratico, queste andarono via via scomparendo e, nel 1750, erano ormai sparite del tutto. Ad evocare in qualche modo il nome della nave, rimasero solamente le polene, a prua, sotto il bompresso.
Vascelli inglesi in una stampa dell’epoca
HMS Victory
La prua del vascello con la tipica colorazione nera e fasce gialle.
All’inizio del 1700, si affermò la timoneria a ruota, in sostituzione di quella a barra e, nella metà del secolo, l’asta di fiocco sostituì l’alberetto di civada
sul bompresso.
L’asta di fiocco, posta sul bompresso a prua permise l’adozione delle vele di prua, appunto dette fiocchi, che oltre a rendere più equilibrata la nave rispetto al vento, si rivelarono particolarmente utili nella direzionalità della stessa, aiutando efficacemente l’azione del timone nelle virate.
Combattimento navale
1 Vedi il mio primo libro: La Sindrome di Ulisse
.
2 Portelli dei cannoni.
I VASCELLI E LE GRANDI BATTAGLIE
Tra i vascelli, daremo una scorsa veloce ad alcuni di quelli che ebbero dei ruoli che meritano di essere citati, mentre ci soffermeremo un po’ di più sulle navi che hanno partecipato, da protagoniste del loro tempo, alle vicende e alle battaglie più importanti.
Il Soleil Royal, era la nave ammiraglia francese, costruita per il Re di Francia Luigi XIV. Fu varata dal cantiere di Brest nel 1669 e andò distrutta nel 1692. In questa nave si notano ancora le caratteristiche del galeone: castello di poppa e alberetto di civada.
Soleil Royal
1669
Il Gouden Leeuw, vascello olandese del 1666, a tre alberi a vele quadre, era lungo 50,29 metri, largo 12, con 4,6 metri di pescaggio. Armata con ottanta cannoni, contava quattrocento uomini d’equipaggio. Anche in questa nave sono ancora presenti molti elementi del galeone e del barocco.
Nel 1670, l’Inghilterra, pur avendo aderito alla triplice alleanza contro la Francia, firmò, con questa, il trattato segreto di Dover. Pertanto, quando i francesi, nel 1672, invasero la Republica delle Sette Province (attuale Olanda), si trovò costretta a partecipare al conflitto al fianco della Francia.
La campagna contro le Sette Province, si rivelò piuttosto sfortunata per la Granbretagna e, dopo tre robuste legnate ricevute, il Parlamento inglese decise di ritirare la propria flotta, non essendo disposto a finanziare per essa altre spese.
L’ammiraglio olandese Michiel de Ruyter, nel 1673, per ben tre volte sconfisse gli inglesi nelle battaglie di Shoneveld, di Kijkduin e di Texel. A quest’ultima partecipò, facendosi onore, il Gouden Leeuw.
Il Gouden Leeuw - 1666 Davanti ad Amsterdam
Dipinto di Willem van de Velde (Il giovane)
Il Gouden Leeuw alla battaglia di Texel -1673 (particolare)
Dipinto di Willem van de Velde (Il giovane)
La Santisima Trinidad, veliero spagnolo, il cui nome completo era: Nuestra Senõra de la Santisima Trinidad
, fu costruito a L’Avana, su progetto dell’architetto irlandese Matthew Mullan. Affondò in seguito ai danni riportati nella battaglia di Trafalgar il 21 ottobre 1805. Era lunga 61,3 metri, larga 16,2, con un pescaggio di 8,2. Contava un equipaggio di millecinquanta uomini e una potenza di fuoco fornita da centoquattordici cannoni di cui: quarantadue da 8 libre, trentadue da 24 libre e trenta da 36 libre. Era la nave più grande mai costruita prima.
Nel luglio 1779, la Spagna si allea con la Francia, che appoggia i ribelli nella guerra d’indipendenza americana, e dichiara guerra all’Inghilterra. Nell’agosto del 1780, El Ponderoso, come viene soprannominata per le sue enormi dimensioni, fa parte di una squadra che attacca e cattura ben cinquantacinque navi inglesi di un convoglio britannico di sessantatre, scortato dal vascello di