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Gli UFO nella storia dell’uomo

La nascita ufficiale dell’ufologia moderna viene fatta coincidere con il celebre avvistamento di Kenneth Arnold il 24 giugno 1947. Prima di quella data, però, è pieno di segnalazioni di oggetti volanti non identificati e, in certi casi, del relativo equipaggio, con un filo rosso rintracciabile come minimo fino al mondo latino. Si potrebbe procedere anche più a ritroso nel tempo ma con minor certezza dal punto di vista linguistico e con il forte rischio di fraintendere il testo e vedere UFO e alieni là dove non ve ne sono, per via della eccessiva lontananza linguistica di certe culture.

UFO NELL’ANTICA ROMA

Nelle opere di vari autori latini è possibile imbattersi in descrizioni che non possono non sollevare dubbi: trabes ardentes (travi infuocate); clypei (scudi cilindrici con cupola centrale); flamma (oggetti infiammati dalla forma di lance); arma caelestia (eserciti celesti); luces (soli notturni): tutti termini che indicano la presenza di oggetti sconosciuti nei cieli.

Si può legittimamente pensare che, in parte, si sia trattato di errate interpretazioni di fenomeni astronomici quali meteore, bolidi, comete e simili. Occorre però considerare come la lingua latina prevedesse specifici termini per indicare questi fenomeni naturali, per cui la ricerca di parole differenti è un chiaro indizio di come quanto visto in cielo fosse qualcosa di diverso e non riconducibile a una fenomenologia naturale nota.

Molti resoconti di questo tipo provengono da Giulio Ossequente, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, che, nel suo Liber Prodigiorum, ha riporta to una dettagliata raccolta di eventi anomali. Le informazioni più interessanti contenute nel Liber Prodigiorum riguardano proprio il passaggio nei cieli di oggetti che oggigiorno verrebbero senza dubbio definiti UFO. Esaminiamo alcuni resoconti.

«Nel secondo consolato di Publio Postumio Tuberto e di Agrippa Menenio Lanato, per lungo tempo nella notte furono visti ardere nel cielo oggetti infiammati dalla forma di lance da combattimento».

«Nel consolato di Marco Cicerone e di Gaio Antonio, una trave ardente da ovest si estese fino a notevole altezza». «Nel consolato di Lucio Marzio e di Sesto Giulio, nel territorio di Spoleto una palla di fuoco di colore aureo discese verso terra e, diventata più grande, dalla terra fu vista muoversi rapidamente verso oriente e per la grandezza ricoprì il sole».

Anche nel passo in esame risulta difficile trovare una spiegazione a quanto accaduto. L’oggetto descritto pare mostrare un cambio di direzione che, successivamente alla

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