Davanti a me, la rocca dei Sette Pilastri della Saggezza emerge dalle sabbie colorate come un’isola. Penso a Lawrence d’Arabia, che pare si sia fermato qui per un ultimo ripensamento prima di volgere le sue truppe beduine verso Aqaba contro gli ottomani. Anche io mi fermo a respirare. Fra poco alla voce del vento si unirà il motore della jeep di ‘Amir e la sabbia scorrerà sotto i copertoni, sui vestiti e fra i capelli. Ogni volta che torno, la Giordania mi canta la sua storia di suoni e silenzi.
Sono di nuovo sull’orlo del Wadi Rum, cuore rosso del deserto giordano. Il centro visite è un luogo sospeso su uno sconfinato silenzio.
Rewind. Il mio viaggio comincia ad Amman, bianca e dallo skyline in continua metamorfosi, nella Downtown. Dal mattino al tramonto il suo suq, mercato cittadino, è la sorgente del vociare urbano: mentre il minareto risuona, suono e silenzio, come nella canzone di Za’ed Na’es che continuo ad ascoltare.