avid Hockney, nel proporre la sua molto dibattuta tesi Hockney-Falco, pronunciò la celebre frase: «Di certo i dispositivi ottici non dipingono… il loro uso non sminuisce nessun grande artista». La teoria, messa a punto insieme al fisico Charles M. Falco, sradicava la nostra comprensione in materia di storia dell’arte, esaminando l’utilizzo di dispositivi ottici da parte di maestri del passato. Caravaggio, Velázquez, Da Vinci, Vermeer e Rembrandt sono stati tutti analizzati per il loro probabile uso di precursori di strumenti ottici come la camera oscura e gli specchi concavi - migliorie tecnologiche che hanno fondamentalmente alterato il corso della storia dell’arte, consentendo di fatto agli artisti di tracciare i propri soggetti. Secoli dopo, l’uso di queste tecnologie è diventato dilagante e la tecnologia è entrata nel processo creativo, imponendosi nelle pratiche di ha fatto una selezione di artisti contemporanei concentrandosi solamente su quelli che mixano differenti approcci tecnologici con il tradizionale mondo della pittura: dall’ossessione di Maja Djordjevic per un’estetica difettosa e pixelata, alla traduzione di Austin Lee del «Processo intuitivo e disinibito dei gesti del mark-making passando da un mezzo all’altro», a César Piette, con la sua ossessionante rimozione delle mani umane nei dipinti disegnati tramite computer. Così come l’arte del Rinascimento enfatizzava la descrizione realistica del mondo materiale e del posto dell’uomo al suo interno, questi sei artisti stanno mettendo a punto nuove modalità per abbattere le barriere che ci schermano dal mondo binario degli uno e degli zero. Qui, attraverso le loro stesse parole, raccontano dell’importanza che riveste la tecnologia nelle loro opere.
blurring THE LINES
Nov 24, 2022
5 minuti
Stai leggendo un'anteprima, iscriviti per leggere tutto.
Inizia i tuoi 30 giorni gratuiti