Variabile non definita
Di Vania Russo
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Anteprima del libro
Variabile non definita - Vania Russo
VARIABILE NON DEFINITA
VANIA RUSSO
I ROMANZI FANTASY DI LiT
EDIZIONI SIMPLE
Via Trento, 14
62100, Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6924-247-2
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-312-0
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Trento, 14 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione cartacea gennaio 2011
Prima edizione digitale ottobre 2016
Copyright © Associazione Culturale LiT - www.luxintenebra.net
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
Illustrazione di copertina: Particolare da Le Roman de Lancelot du Lac, inizio XIV sec. (Pierpont Morgan Library, New York)
Progetto grafico della copertina: Vania Russo
Editing e layout del testo: Francesca Garello
Il presente volume può essere richiesto all’Associazione Culturale LiT attraverso il sito o all’indirizzo email: associazioneculturale@luxintenebra.net.
Ad Erik, Federico, Marco e Simone:
i quattro impagabili cavalieri
che hanno fatto di questo romanzo
una straordinaria avventura
SOMMARIO
PREFAZIONE di Federico Panella
PREMESSA
Parte Prima - ALFA
1. A lume di luna
2. In segrete parole
3. Anime affini
4. Iniziando il cammino
5. Nella città della luce
6. Segreti impuri
7. Su sabbie ardenti
8. I desideri del cuore
9. L’antico dominio
Parte seconda - OMEGA
10. Torna eco dal passato
11. Negli abissi del tempo
12. Il sospetto inviolato
13. Prigioniero
14. Nei dubbi
15. ... oltre la fine
APPENDICI
Glossario
Illustrazioni di Carmine Punzi
PREFAZIONE
di Federico Panella
(Presidente dell’Associazione Campionato GdR)
VARIABILE NON DEFINITA è la storia di un viaggio. Un viaggio non solo fisico e materiale, ma soprattutto un viaggio interiore alla scoperta di se stessi, dei propri limiti e dei propri talenti e pregi.
Il mondo in cui viviamo, la vita frenetica che conduciamo, le delusioni, le difficoltà, i fallimenti ci conducono ad essere sempre più freddi, distaccati, cinici, sempre meno sensibili, sinceri, sempre meno noi stessi. Il progresso scientifico ci rende più pigri e sempre meno attenti ai nostri bisogni naturali. Il nostro io più profondo è spesso soffocato dal ruolo che occupiamo nella società, dalla nostra professione, dalla nostra vita sentimentale, così troppo spesso finiamo per dimenticare chi siamo veramente, obliterando i sogni in nome del successo, della ricchezza e del quieto vivere.
I protagonisti della storia sono dei risvegliati dal torpore della quotidianità, dalla cecità della ragione più integralista e dalla rigidità delle tradizioni, delle religioni e delle paure dell’inconscio. In questo libro vi è anche un significato più globale, che ruota attorno al mito dell’infallibilità della scienza, alla precisione apparente delle macchine, all’onniscienza dei computer, insomma alla triste fallibilità della tecnologia.
La Tecnologia è la scintilla nata dal fuoco divino rubato da Prometeo per accendere l’intelletto dell’uomo, è la speranza dei popoli in un futuro migliore, il desiderio di crescita volto a superare i propri limiti, forse il vano tentativo di sostituirsi agli dèi stessi, quel che è certo è che essa deve rimanere un mezzo e non un fine.
Il termine tecnologia
deriva dal greco technologhia, letteralmente discorso sull’arte
, dove con arte si intende il saper fare
, la tecnica
. Nell’accezione più classica, solo in parte deformata
dall’avvento dell’informatica, la tecnologia si occupa dello studio dei procedimenti e delle attrezzature necessarie per la trasformazione di una materia prima in un prodotto industriale finito.
Il termine inglese technology, concetto ampio che si riferisce ai saperi, all’uso di utensili ed abilità che influiscono sulla capacità della specie umana di controllare ed adattare il proprio ambiente alle sue esigenze, rende meglio il significato più profondo e filosofico del concetto di tecnologia. In altre parole la tecnologia è la capacità dell’uomo di misurare, modificare, plasmare, ed infine controllare la realtà sensibile del mondo.
Con il forte avanzamento della tecnologia, fin dal secondo Ottocento, i futurologi temono che nei secoli a venire possa essere creata un’intelligenza meccanica superiore a quella umana. Nell’ambientazione futuristica Lux in Tenebra 9013 da cui proviene Anar, la paura dei futurologi si è concretizzata e la società tecnologica è diventata una società motorizzata
, nel senso che questa è diventata un grande meccanismo mosso e coordinato da un motore centrale. Questa è la metafora di una società organizzata in modo saldamente tecnico, ci troviamo di fronte ad una specie di gran sistema di ingranaggi che girano tutti mossi da un centro unitario, forse la società ideale che avrebbero voluto realizzare la propaganda del regime nazista o l’utopia del Grande Fratello
russo. Seguendo questo principio oggi noi siamo liberi da totalitarismi, ma dominati totalitariamente dalla pubblicità delle merci, quindi, come i popoli soggiogati in passato dalle propagande politiche, siamo altrettanto poco liberi.
Nella nostra epoca però le cose sono andate così avanti che l’immagine del mondo non è più definita, controllata e pilotata verso un singolo obiettivo politico e sociale. Ce ne sono piuttosto molteplici. Viviamo in una realtà multimediale, di intensa comunicazione in cui esistono numerosi giornali, svariate stazioni televisive e radiofoniche. Questi enti di comunicazione parlano anche di loro stessi, degli interessi delle società che li gestiscono perdendo così di oggettività e credibilità. La molteplicità delle agenzie di informazione nel nostro mondo, mai così estesa come oggi, è diventata talmente esplicita che sappiamo di vivere in un mondo di interpretazioni, non in un mondo di realtà date. Questo fa sì che la potenza totalizzante dell’informazione porti con sé una sorta di antidoto interno, tale da non farci prendere troppo sul serio l’informazione che ci viene fornita.
La tecnologia tende oggi ad essere la costruzione del mondo sulla base di progetti ed idee del soggetto; anche lo scienziato che fa esperimenti non guarda solo cosa succede, ma provoca degli eventi per confermare o smentire certe proposizioni; il tecnologo che produce macchine prosegue questa stessa vocazione tecnologica della scienza. Così la realtà diventa sempre più l’immagine del mondo che noi ci facciamo e che costruiamo attivamente con la tecnica, piuttosto che una risultato oggettivo dato davanti a noi.
Il libro evidenzia l’importanza delle scienze dell’uomo, che i filosofi chiamano scienze dello spirito
, caratterizzate dal fatto di occuparsi di movimenti liberi non prevedibili, non calcolabili, non riducibili sotto leggi generali di comportamento. Ne sottolinea l’originalità nei metodi, nei modi di costruirsi rispetto alle scienze della natura, perché in realtà ci si vuole ribellare dal dominio della tecnologia, della razionalizzazione sociale complessiva e dell’organizzazione totale della società. Abbiamo moltissimi criteri per distinguere, in ogni scienza, ciò che vale in un certo campo e ciò che non vale, ma si è perso o si sta perdendo invece il senso complessivo di che cosa chiamiamo è
; abbiamo dimenticato il senso di questo termine perché abbiamo ridotto l’essere all’oggettività.
I protagonisti del libro ci parlano a modo loro proprio di questo. Anar è il primo a capire che se identifichiamo l’essere con ciò che è oggettivamente dato e verificabile ne consegue, prima di tutto, che non possiamo più pensare alla nostra esistenza in termini di essere, perché come anche Prometeos, Tristano e Najla comprendono dopo il confronto con Danthes non siamo mai un tutto già dato, siamo fatti di ricordi del passato, di esistenza nel presente e soprattutto di proiezioni verso il futuro, tutte cose che dal punto di vista della datità verificata, quella analizzata dalle macchine come Anacron 13, non sono nulla. Noi esseri umani siamo insomma una variabile non definita, che resterà tale fino alla fine dei tempi o fino a quando l’Uomo non avrà compreso la mente di Dio.
PREMESSA
Questo romanzo è il terzo che l’Associazione ludico-letteraria LiT pubblica nell’ambito della sua entusiasta e costante attività tesa a coniugare gioco e scrittura e a promuovere inediti talenti narrativi. Prima di questo, infatti, sono stati dati alle stampe i due romanzi collettivi
L’Erede del Grifo e L’Angelo nero, scritti a più mani dai giocatori e dai master partecipanti a due campagne di gioco di ruolo svoltesi sul play by forum dell’Associazione, ed ambientati in un mondo fantasy di nostra invenzione. VARIABILE NON DEFINITA in apparenza è diverso dai due precedenti esperimenti di scrittura di LiT. È infatti opera non di un collettivo di giocautori (come ci piace chiamare i nostri coraggiosi partecipanti alle attività di gioco e scrittura) ma di una sola autrice, la nostra presidente Vania Russo. Inoltre, non è tratto da una sessione di gioco e non rimane saldamente ancorato all’ambientazione fantasy di cui siamo orgogliosi creatori. Ma attenzione. Il mondo del gioco è più complicato e se vogliamo ingannevole di quello che sembra a un’occhiata superficiale. Non è questo il suo elemento di maggior fascino? In realtà il romanzo si inserisce perfettamente nella scia creata dai precedenti romanzi di LiT, solo che lo fa in modo meno palese, o più criptico. Ma a ben guardare gli elementi di base ci sono tutti. Innanzi tutto la storia nasce proprio in virtù di un gioco, anzi di un intero Campionato di gioco. LiT, infatti, è da tempo coinvolta nelle attività dell’Associazione Campionato GdR, alle quali partecipa sia organizzando tappe e sviluppando avventure di gioco, sia partecipando alle sfide organizzate da altre associazioni. Nella sua veste di organizzatrice LiT ha prodotto una trilogia di avventure: Il Guanto Bianco, La mano della Luna e VARIABILE NON DEFINITA. Ecco svelata la genesi della trama. Concepita dapprima come traccia per lo sviluppo di uno scenario di gioco, la storia di base è stata poi ampliata e approfondita da Vania per poter offrire ai master maggiori informazioni per gestire la complessa trama. Da qui il passo è stato breve: l’approfondimento si è trasformato in racconto, le trame di gioco in intreccio narrativo, la descrizione dei personaggi giocatori in indagine psicologica.
Ma non basta. Se è vero, infatti, che l’autrice è una sola, è anche vero che il romanzo nasconde ugualmente una pluralità di voci. La presenza di un personaggio molto particolare, proveniente da un mondo diverso da quello dove solitamente si svolgono le avventure di LiT e portatore di un linguaggio
a sua volta diverso, ha reso necessario un interprete
, qualcuno che sapesse dare giusta voce a un personaggio tanto inusuale. È così che nel gioco della scrittura entra un altro autore più o meno nascosto, Marco Brunet, che di LiT è il programmatore e il principale artefice tecnico.
E non è ancora finita. Il mondo dal quale proviene questo personaggio può sembrare estraneo all’ambientazione fantasy di LiT, ma non lo è. Ne è anzi la derivazione. LiT sta infatti varando un nuovo progetto per un’ambientazione cyberpunk, LiT 9013, uno scenario collocato nel futuro ma che ha le sue radici, la sua storia antica
, nel mondo fantasy delle Terre del Pentacolo. Potrebbe anche finire qui. E invece no. Qualcuno presta mai un’attenzione più che fuggevole ai titoli dei capitoli? Questa volta provate a leggere attentamente il sommario. Vania, infatti, spesso arricchisce con la poesia le sue avventure ma questa volta ha voluto giocare con i suoi lettori: i titoli dei capitoli, se letti uno di seguito all’altro, costituiscono altrettanti versi di una poesia che riassume con lirica essenzialità la trama del romanzo. E poi ci sarebbe anche un altro piccolo, molto nascosto e anche un tantino complicato giochino ma questo magari non ve lo dico. Siete o non siete giocatori? Risolvetelo da soli! Che altro dirvi?
Buona lettura!
O, se preferite: 01000010 01110101 01101111 01101110 01100001 00100000 01101100 01100101 01110100 01110100 01110101 01110010 01100001 00100001
Francesca Garello
vice presidente di LiT e giocatrice di lungo corso
Parte Prima
ALFA
1
A LUME DI LUNA
01000001 00100000 01101100 01110101 01101101 01100101 00100000 01100100 01101001 00100000 01101100 01110101 01101110 01100001
Anno 600 dalla morte del Campione
Riccardo non l’aveva mai vista una luna simile: visione uniforme di metallo in un cielo che sembrava fatto di pura notte. La voce di Edena era nelle orecchie, l’umido dei baci sulle labbra. Amplessi dolcissimi nel pieno del peccato più puro che egli avesse mai commesso. Inciampò, quasi cadendo, tra radici e arbusti contorti. Camminava rigido, il cuore imbavagliato. Non si era ancora macchiato di nulla eppure si sentiva già sporco e amare Edena con disperata forza quella notte non era servito. Il mondo lo stava pungendo con spine imprevedibili, odori malsani esalavano dal sottobosco, aumentando la nausea. Barcollava.
Gli occhi chiari dentro un volto pallido, specchio per pensieri rinchiusi in un’anima virile, sfamata da fede antica, fissarono la meta finalmente apparsa. Sollievo e sconcerto. Spaccato a metà si fermò, dondolando. La foresta non lo accoglieva questa volta, ma lo ingoiava, lo trascinava, lo avviluppava.
La soglia.
Il cuore batteva. Riccardo si smarrì del tutto in quel momento. Un piede dentro, uno fuori. L’incertezza che si tramutava in catena, nessuna spavalderia. Sapeva bene che quella riunione sarebbe stata l’ultima per molte cose, per l’onore, per l’amicizia, per la verità. Era necessario, gli altri avevano insistito, avevano ritenuto, avevano deciso, lui si era lasciato coinvolgere perché aveva sentito dentro di sé l’urgenza di agire in una qualche direzione, attirato dal cambiamento promesso, forse solo agognando un approdo.
Il buio lo avvolse per un po’, fino a quando le torce alle pareti non lo rischiararono. Riccardo proseguì stordito dal silenzio, giungendo alla sala del giuramento. Lo sguardo accarezzò ogni angolo, non tralasciando nulla, un saluto silenzioso e definitivo.
«Sei pronto?»
Trasalì. Gein. Da dove era sbucato? Gote rosse, abbronzato, gagliardo, il ritratto della salute, quasi per lui non esistessero gli stessi ripensamenti, le remore, la paura. Il viso dai lineamenti decisi e spigolosi, però, era addolcito da un sorriso fraterno, affabile. Quello era il segno che Gein era in pena.
«Sì», disse fermo, eppure tremando. Gein sorrise, gli strinse il braccio con mano decisa. «Gli altri dove sono?», chiese Riccardo, dirigendo altrove gli occhi.
«Dentro. Il Consiglio dei Venti è tutto. Stavamo aspettando te»
«Sono in ritardo»
«Non è tardi e non è presto. Il momento è perfetto»
Riccardo non rispose. Non aveva mai contraddetto Gein, più grande di lui di almeno quindici anni. Era uno abituato a comandare, era uno che poteva comandare.
Un brivido lo colse. Pensò a Edena, alle sue lacrime, alla silenziosa supplica dei suoi occhi bruni, infiniti. Si erano detti addio. Che dolore. Era caduto nel vuoto di un incubo senza la speranza di un risveglio. Aveva voglia di piangere, ma c’era altro da fare, di più urgente, di più importante, doveva dare un senso alle sue scelte.
Entrato nella stanza ritrovò i volti fraterni degli altri diciannove. Venti cavalieri con lui, il più giovane di tutti, solo diciannove anni. Non lo avevano mai trattato come un inferiore di rango, in quel luogo essi erano uniti dal Patto, erano fratelli, erano uguali in dignità, valore, importanza. Abbassò gli occhi quando, andando al suo posto, si ritrovò ad incrociare lo sguardo di Aron, il suo migliore amico. In quel momento parve percepire tutto il peso di quanto stava per accadere. Forse sorrise, rispondendo al saluto fugace dell’altro. Andò subito oltre. L’espressione di alcuni era seria e determinata, li guardò uno ad uno mentre sfilava all’interno, davanti a quelli che erano già seduti su una fila di panche nella zona rialzata della sala. Riccardo si diresse con andatura rigida verso le sedie che erano sistemate dalla parte opposta, seguito da Gein. Aron non era tra i Nove. Non avrebbe capito, non avrebbe mai accettato la sua scelta. Più di tutto gli dispiaceva di tradire proprio lui. «Tutto bene?» sembrava chiedere Aron con il suo sorriso preoccupato.
Riccardo rispose solo prendendo posto, a testa bassa.
Parlarono, tutti quanti: ordine preciso, cadenza di parole scelte con cura, rituale perfetto. Riccardo, malfermo sul sedile, fissava questo o quello, poi tornava al volto di Gein. Era lui che avrebbe dovuto dare il segnale. La fede, la forza, l’onore, il pericolo, i regni, i nemici, l’eredità del Campione.
Un movimento. Un gemito dello stomaco. Il segnale.
Nove uomini in piedi, un’unica ragione. Spade snudate. Voci che si alzavano, comandi senza approdo. Fu tutto improvviso. Riccardo non pose alcuna riflessione dietro al suo agire. I pensieri si scomposero in mille schegge di pazzia. Vide il segnale convenuto e si alzò, come gli altri otto.
Erano in Nove. Pochi? Sufficienti, questo aveva detto Gein. Più che sufficienti senza dubbio, anche perché colpivano un nemico che tale non era, colpivano un amico indifeso. Le lame si abbassarono pari a sentenze. Non fu risparmiato nessuno, nemmeno Aron, fu Gein ad ucciderlo. Riccardo sentì il proprio nome urlato con foga e rabbia, vide facce sconvolte non dal dolore delle ferite, ma dalla pena del tradimento. Non si fermò, non poteva, avrebbe tradito due volte. Quando vide il corpo di Aron però abbassò la spada e scappò fuori. Gein gli tenne dietro. Intorno non era che sangue e grida e braccia recise e teste staccate e schifo e sgomento.
«Riccardo!». Si sentì stringere, braccare, contenere. «Non è finita. Dobbiamo portare in salvo il Segreto»
Si sentì sprofondare in un oblio di innegabile colpevolezza. Avevano compiuto un atto indegno. Avrebbero dovuto accettare la decisione dei Venti, invece avevano agito spezzando il Patto. Riaprì gli occhi e vide la propria spada.
«La mia spada è rossa del sangue di Aron»
«Riccardo...», insisté l’altro, «Non c’è più tempo, dobbiamo andare. Tu sei la Chiave, ora andiamo»
«Moriremo tutti Gein, quello che abbiamo fatto non è giusto»
«Il Segreto conta più delle nostre vite, cerca di ricordatelo»
Riccardo ingoiò saliva e sangue. Qualcuno doveva averlo colpito al volto. L’occhio sinistro iniziava a pulsare. Camminò, barcollante, seguendo Gein, verso la Stanza Sacra.
Passando davanti alla sala vide i vivi chinarsi sui morti e in ginocchio mormorare preghiere. Qualcuno piangeva. Si sentì confortato. Forse anche Gein piangeva in cuor suo, ma non era tipo da mostrarlo. Si fermarono davanti ai sacri battenti.
«Andiamo Riccardo. Ora fa’ ciò che devi»
Annuì, alzò lo sguardo sui poderosi portali. Su ambo le porte che chiudevano campeggiavano due enormi simboli: una Fiamma, rossa come ardente cenere, e una Luna, argenteo scrigno urna d’ogni segreto.
«Sì»
Rispose e inanellò le dita esperte ma un po’ tremanti in entrambi i battenti contemporaneamente.
*
Quando entrarono un profondo e consistente silenzio li strinse. Le cinque guardie erano al seguito del giovane vestito in modo che il