Tutto è vibrazione, ne era convinto il filosofo e matematico greco Pitagora, nel VI secolo a.C.
Tutto è energia, tutto ciò di cui siamo fatti e in cui siamo immersi, tutto ciò che vediamo e sentiamo intorno a noi è energia che vibra a frequenze diverse, onde che possono essere espresse in forma di suono. Lo sanno bene i fisici, che dopo oltre un secolo di ipotesi e verifiche condotte con strumenti sempre più potenti e raffinati sono arrivati a proporre una “Teoria delle stinghe” che vede la struttura dell’universo composta di sottili filamenti di energia, centinaia di miliardi di volte più piccoli di un nucleo atomico, in perenne vibrazione. E così come le corde di un violino possono emettere differenti note musicali, anche quelle minuscole stringhe, vibrando su frequenze diverse, possono generare particelle di massa e proprietà diverse. Ma questa coincidenza fra vibrazione e creazione era già narrata in termini poetici nelle cosmogonie e nelle tradizioni più antiche, che affidarono a un “suono” primordiale la manifestazione, l’organizzazione e l’avvio dell’intero universo. «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio…» leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Siamo abituati a interpretarlo così, come Parola o Logos, ma tradizioni più antiche intendevano semplicemente “suono”, un soffio che fece rabbrividire il vuoto e, propagandosi, creò lo spazio. I mistici Sufi parlano di una vita silenziosa chiamata Zàt (il non manifestato) da cui tutto è scaturito sotto forma di vibrazioni creatrici di altre vibrazioni. In effetti, la vita stessa vibra costantemente, in ogni sua forma, che sia colore, luce, suono, materia, cellule e geni, emozioni e pensieri.
Tutto è vibrazione, ne era convinto il filosofo e matematico greco Pitagora, nel VI secolo a.C.: «Anche ciò che sembra inerte come una pietra possiede una certa frequenza di vibrazioni». I pitagorici erano affascinati dalla presenza dei numeri nel mondo naturale e a loro si deve una scoperta fondamentale, tenuto a Firenze nel 1944, dichiarava: