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Il Metodo Classico delle feste

’è una motivazione pseudostorica che ha portato alla creazione di vini prestigiosi, nell’immaginario anzi i “più” prestigiosi, come lo ? Pare di sì, e più di una. Prima di tutto, forse, la sua versatilità in termini di abbinamenti culinari permette allo spumante di essere bevuto da solo come aperitivo o accompagnare una vasta gamma di piatti, da antipasti a dessert, caratteristica proprio delle tavole delle celebrazioni, dove una grande varietà di gusti si combinano e vanno legati da un vino “super partes” (ma il contrario di neutrale), un vino caratteristico e autoreferenziale a cui tutto si adatta, la). La bottiglia viene chiusa con un tappo di corona e lasciata a fermentare. Durante questa fase, i lieviti consumano lo zucchero, producendo alcol e anidride carbonica. Questo processo crea le bollicine naturali nello spumante. Dopo la fermentazione in bottiglia, lo spumante rimane a maturare per un periodo di tempo variabile che contribuisce a sviluppare i complessi aromi e la struttura del vino. Dopo la maturazione, le bottiglie vengono inclinate e girate periodicamente, facendo sì che i lieviti morti si accumulino nel collo della bottiglia, la cui parte superiore viene quindi congelata. Successivamente, viene tolto il tappo di corona, e la pressione interna spinge via il tappo congelato, espellendo i lieviti depositati. Il liquido perso viene sostituito con una piccola quantità di liquido aggiuntivo, la bottiglia viene sigillata e il vino si lascia rifermentare in bottiglia per un periodo di tempo che va dai 18 mesi ai 10 anni e oltre. Il Metodo Classico richiede quindi più tempo, cura e precisione, ma è responsabile della produzione di alcuni dei vini spumanti più prestigiosi e complessi al mondo. In Italia, la produzione di spumante secondo il Metodo Classico è stata inaugurata in Trentino-Alto Adige nel 1902 da Giulio Ferrari, che, dopo aver studiato nella regione di Champagne, per primo intuì una somiglianza fra la regione francese e il Trentino. Inizia così la produzione di uno spumante che vanta una storia gloriosa, noto come TrentoDoc, il metodo classico di montagna per eccellenza, a partire dal 1993, che utilizza esclusivamente sono Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Menieur, coltivate sulle Dolomiti fino a 800 metri di altitudine. Nel caso del TrentoDoc, una volta ottenuto il vino fermo, il processo di rifermentazione in bottiglia prende il nome di Presa di Spuma, e coincide con il momento in cui il vino matura per raggiungere una complessità organolettica unica. Un prodotto unico. Le principali uve utilizzate nella produzione del Trento DOC sono Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Meunier, esattamente gli stessi utilizzati nella regione dello Champagne. I vigneti sono spesso situati in colline e montagne, a quote elevate, che forniscono condizioni climatiche fresche e terreni minerali ideali per le uve. Il Pinot Nero è un vitigno molto più delicato che pur essendo un vitigno antico si è adattato perfettamente alle condizioni climatiche delle nostre montagne e dona alle bollicine di montagna eleganza, finezza struttura e corposità. Il Pinot Bianco è molto meno usato rispetto ai due vitigni sopracitati, ma consente di arricchire il bouquet fruttato dei TrentoDoc. Anche il Pinot Meunier è poco usato, ma è apprezzato per la sua capacità di adattarsi alle più difficili condizioni climatiche e vegetative. Tuttavia, la varietà Chardonnay è spesso considerata la protagonista e contribuisce in modo significativo al carattere fresco e fruttato del vino: questo vitigno francese, infatti, grazie all’intuizione geniale di Giulio Ferrari, ha trovato in Trentino il suo territorio ideale e consente al TrentoDoc di raggiungere una struttura, una longevità ed una carica aromatica importante. Il Trento DOC è noto per i suoi aromi freschi e fruttati, che possono includere note di mela verde, pera, agrumi e fiori bianchi. Al palato, il vino è spesso equilibrato, con una piacevole acidità e una struttura complessa. A seconda del tipo di Trento DOC (Brut, Extra Brut, Pas Dosé, etc.), il vino può essere invecchiato per periodi variabili. Alcuni esemplari possono essere bevuti giovani, mentre altri possono migliorare notevolmente con l’invecchiamento in cantina.

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