E-book89 pagine
La Violenza sulle Donne e le Dinamiche della Vittimizzazione Secondaria
Valutazione: 0 su 5 stelle
()
Info su questo ebook
Questa tesi nasce dalla collaborazione di diversi docenti che mi hanno dotata di preziosi strumenti di analisi in modo da indagare la tematica da diverse prospettive.
Partendo da dati e report ho cercato di spiegare indicativamente quante siano le donne, nel nostro paese, a non presentare denuncia quando subiscono violenza e quali siano le motivazioni che le spingono a non chiedere aiuto che possono essere diverse: paura di ritorsioni, timore di non essere credute, isolamento e mancanza di autonomia economica ecc. A queste si aggiunge anche il rischio di “vittimizzazione secondaria”.
La vittimizzazione secondaria è il secondo livello di violenza che la vittima subisce: se l’atto violento rappresenta il primo livello di violenza, la persona che lo subisce può andare incontro ad un ulteriore violenza attuata da società, media e istituzioni.
Dalle istituzioni attraverso trascuratezza e imprecisioni delle misure di tutela alla vittima; dai media attraverso una comunicazione ripetitiva che empatizza con l’aggressore e favorisce la romanticizzazione della violenza; dalla società attraverso la stigmatizzazione sociale della vittima che, oltre a esser riconosciuta tale, spesso non viene creduta o le si attribuisce la colpa della violenza subita.
Alla base di questo fenomeno vi sono gli stereotipi che possono coinvolgere anche i professionisti delle diverse istituzioni: essendo semplificazioni del ragionamento che intervengono nella nostra rappresentazione della realtà, è a causa di questi che la violenza viene aggravata dalla vittimizzazione secondaria.
Attraverso la teoria del mondo giusto di Lerner ho potuto spiegare come noi ci costruiamo aspettative sulla vittima di violenza, su come debba essere o comportarsi. Se rispetta tali aspettative, tali canoni morali che ritengo giusti, sarò più propensa a considerarla una vittima; se invece queste aspettative vengono disattese, sarò più propensa ad attribuirle la colpa della violenza subita: poiché l’idea che l’ingiustizia possa colpire persone innocenti risulta quasi intollerabile, finiamo col supporre che se una persona è stata vittima di violenza deve per forza aver fatto qualcosa di sbagliato.
In questa tesi sottolineo il ruolo basilare dei media come veicolo di questi stereotipi e anche la responsabilità del giornalista nel rappresentare la violenza sulle donne che ha quindi un dovere verso la società: quello di fornire un’informazione attenta e corretta che è la base di qualsiasi impegno educativo e formativo.
La vittima, inoltre, passa attraverso la vittimizzazione secondaria anche dei professionisti istituzionali come giudici, avvocati, forze dell’ordine. Gli stereotipi arrivano fino alle aule di tribunale in cui spesso alle testimonianze della vittima vengono attribuiti numerosi aggettivi riferiti alla sua credibilità e stabilità emotiva.
Infine questo elaborato ha vinto il premio come migliore tesi di laurea magistrale per il contrasto alla violenza sulle donne dell’Associazione Perledonne ODV.
Partendo da dati e report ho cercato di spiegare indicativamente quante siano le donne, nel nostro paese, a non presentare denuncia quando subiscono violenza e quali siano le motivazioni che le spingono a non chiedere aiuto che possono essere diverse: paura di ritorsioni, timore di non essere credute, isolamento e mancanza di autonomia economica ecc. A queste si aggiunge anche il rischio di “vittimizzazione secondaria”.
La vittimizzazione secondaria è il secondo livello di violenza che la vittima subisce: se l’atto violento rappresenta il primo livello di violenza, la persona che lo subisce può andare incontro ad un ulteriore violenza attuata da società, media e istituzioni.
Dalle istituzioni attraverso trascuratezza e imprecisioni delle misure di tutela alla vittima; dai media attraverso una comunicazione ripetitiva che empatizza con l’aggressore e favorisce la romanticizzazione della violenza; dalla società attraverso la stigmatizzazione sociale della vittima che, oltre a esser riconosciuta tale, spesso non viene creduta o le si attribuisce la colpa della violenza subita.
Alla base di questo fenomeno vi sono gli stereotipi che possono coinvolgere anche i professionisti delle diverse istituzioni: essendo semplificazioni del ragionamento che intervengono nella nostra rappresentazione della realtà, è a causa di questi che la violenza viene aggravata dalla vittimizzazione secondaria.
Attraverso la teoria del mondo giusto di Lerner ho potuto spiegare come noi ci costruiamo aspettative sulla vittima di violenza, su come debba essere o comportarsi. Se rispetta tali aspettative, tali canoni morali che ritengo giusti, sarò più propensa a considerarla una vittima; se invece queste aspettative vengono disattese, sarò più propensa ad attribuirle la colpa della violenza subita: poiché l’idea che l’ingiustizia possa colpire persone innocenti risulta quasi intollerabile, finiamo col supporre che se una persona è stata vittima di violenza deve per forza aver fatto qualcosa di sbagliato.
In questa tesi sottolineo il ruolo basilare dei media come veicolo di questi stereotipi e anche la responsabilità del giornalista nel rappresentare la violenza sulle donne che ha quindi un dovere verso la società: quello di fornire un’informazione attenta e corretta che è la base di qualsiasi impegno educativo e formativo.
La vittima, inoltre, passa attraverso la vittimizzazione secondaria anche dei professionisti istituzionali come giudici, avvocati, forze dell’ordine. Gli stereotipi arrivano fino alle aule di tribunale in cui spesso alle testimonianze della vittima vengono attribuiti numerosi aggettivi riferiti alla sua credibilità e stabilità emotiva.
Infine questo elaborato ha vinto il premio come migliore tesi di laurea magistrale per il contrasto alla violenza sulle donne dell’Associazione Perledonne ODV.
Correlato a La Violenza sulle Donne e le Dinamiche della Vittimizzazione Secondaria
Crimine e violenza per voi
Lo spettacolo della mafia: Storia di un immaginario tra realtà e finzione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDepistaggi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'uomo delinquente Valutazione: 5 su 5 stelle5/5La malavita a Napoli: Storia e origini della Camorra Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Dionorevoli. Politica & Camorra: matrimonio all'italiana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa comunicazione non verbale nel colloquio criminologico Valutazione: 5 su 5 stelle5/5SK - Assassini Seriali: Un saggio-inchiesta di Liana Fadda Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniItalia Criminale dei Misteri - "Professione detective" - un ex agente Criminalpol racconta...: Prima parte - Professione detective Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni100 STORIE VERE DI MORTI INSOLITE Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCriminologia: Dinamica del delitto e classificazione dei delinquenti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDalla delinquenza minorile, alla criminalità adultaa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDietro la scena del crimine: Morti ammazzati per fiction e per davvero Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Yakuza: Il Giappone criminale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEmma la regina del Chapo e le altre signore del Narcotraffico Valutazione: 5 su 5 stelle5/5
Recensioni su La Violenza sulle Donne e le Dinamiche della Vittimizzazione Secondaria
Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
La Violenza sulle Donne e le Dinamiche della Vittimizzazione Secondaria - Jessica Ponti
Ti è piaciuta l'anteprima?
Pagina 1 di 1