Coordinate pasquali
LA sagome femminili – realizzate con rami di ulivo intrecciati intorno ad una canna, adorne di primizie – sfilano nel borgo di Chòra tu Vùa (Bova, mezz’ora da Reggio): è un rito legato ai misteri eleusini, all’origine della processione delle “Persephoni” nella capitale, di un boccone di o di frittata di e risaliamo verso nord. Oro e colori, unioni di mani e fazzoletti accompagnano la , danza delle comunità arbëreshe di Civita e Frascineto nel Cosentino. Questo ballo ha luogo il martedì dopo Pasquetta e ricorda la vittoria del 1467 sui turchi. Rincorriamo l’antica Pasqua delle minoranze cercando tra i balconi della Grecìa Salentina la – fuso e conocchia in mano – a rappresentare la (Quaresima). Se la fortuna vi assiste ascoltate un cantore sciorinare “I passiùna tu Cristù”. Un assaggio di (pane intrecciato con uova sode) e via verso Martano vicino a Lecce. Kalòs ìrtate (benvenuti) nella “città dell’aloe”, del menhir del Teofilo, della Specchia dei Mori (“secla tu demonìu”, specchia del diavolo in idioma griko). Questo cumulo di pietre nella campagna tra Martano e Martignano sarebbe ciò che resta di una torre eretta dai mori per raggiungere il cielo. A Calimera, nel Leccese, a Pasquetta si rinnova il rito infilandosi nel grande foro di una pietra nella chiesa di San Vito. Dalla Puglia al Molise. “Homo leč, homo spat” è l’incipit della preghiera pasquale a Mundimitar (Montemitro). Nell’antico insediamento slavo – non lontano dagli altri borghi della minoranza linguistica croato-molisana Acquaviva Collecroce (Kruc) e San Felice del Molise (Filic) – la festa è sinonimo di (dolce con anice e limone) e fuoco sacro, benedetto il Sabato Santo.
