I Sacri Monti del Vallo di Lauro
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Anteprima del libro
I Sacri Monti del Vallo di Lauro - Pasquale Moschiano
Ringraziamenti
Il Santuario di Santa Maria dell’Abbondanza di Marzano
Da occidente, ove inizia la terra del Vallo, comincia l’ascesa attraverso la strada che, dalla Torre di Marzano, si diparte verso un’altura. Non lontano si raggiunge una scalea lunga ed ampia, di cui è piacevole osservare sui vari gradini i nomi delle famiglie donatrici che contribuirono, con proprie spese, ad una più comoda salita al tempio. Una bella scalea, dal monumentale aspetto, costruita nel decennio degli anni cinquanta del trascorso secolo, su cui è gradevole fare qualche breve sosta nel salire, per volgere indietro lo sguardo sulla panoramica del paesaggio, che si distende dalla china alla piana. Ad un lato del pianerottolo, che divide in due rampe la scalea, si nota una cappellina, in cui sono innalzate delle croci, forse a rammentare la salita al Calvario; e salendo si ammira in cima l’aspetto solenne che assume il Santuario. Sul suo portale d’ingresso si legge 1453, probabile data riferibile ad una originaria cappella che, sviluppandosi nei secoli, si è poi trasformata nel grande Santuario della Madonna dell’Abbondanza.
L’appellativo dell’«abbondanza» dato alla Madonna di Marzano fa correre la mente al mitico "cornucopiae" detto, appunto, corno dell’abbondanza. Reminiscenza che ci porta lontano nel tempo e che ci lascia intendere come le idee, le immagini si rincorrono nei secoli, mescolandosi e amalgamandosi con nuove culture, ferme restanti le differenze di confessione etico-religiose, ma riutilizzando, talvolta, forme esteriori, che ricordano circostanze analoghe. Narrava, infatti, il mito classico, che la capra Amaltea avesse nutrito Zeus bambino, che giocando con la sua nutrice le avrebbe spezzato un corno donato poi ad una ninfa, promettendole che quel corno si sarebbe riempito d’ogni frutto da lei desiderato. Era, quello, il corno dell’abbondanza. Naturalmente tutto ciò non ha a che vedere con la Madonna dell’Abbondanza, ma un nesso si può anche cogliere, sia pure di forma se non di sostanza, considerando il cornucopia simbolo di liberalità, di ricchezza, di donazione, di sentimento di carità, nonché dono della natura che elargisce all’uomo i suoi frutti. E’ questo il significato dell’Abbondanza, che i devoti di Marzano intendono cogliere nel titolo della loro Madonna, perché ricca di grazie e di ogni altro bene da elargire loro a piene mani. Caratteristico, infatti, il rito ricorrente annualmente nelle celebrazioni festive di luglio. Rito che assume il più autentico simbolo di abbondanza: la benedizione dei pani. Vengono, questi, distribuiti a tutti i cittadini per significare che la Madonna provvede con la sua abbondante carità tutte le case, dalle modeste alle meno bisognose. Così l’Abbondanza non esclude alcuno: quando il granaio è pieno, ce n’è per tutti e non resta che ringraziarLa anche per il buon raccolto prodotto dalla campagna marzanese; ringraziamento che non sfugge alla ritualità della festa.
Tra i tanti devoti della nostra Madonna si ricorda il Principe di Lauro, Scipione IV Lancellotti, già promotore della di Lei incoronazione presso il Capitolo Vaticano. Si ritenne egli miracolato per Sua intercessione, essendo uscito, al tempo della rivoluzione del 1799, indenne dalle carceri di Napoli, ove altri detenuti come lui persero la vita mediante decapitazione. Riconoscente, donò poi il piedistallo alla statua della Madonna, il pallio, drappo con aurei e artistici ricami, e un pregevole pulpito per il Santuario. Tra i doni offerti alla statua dell’Abbondanza non mancò un gioiello d’oro, finemente cesellato, dono della Principessa di Lauro, Donna Giuseppina Massimo, che a sua volta lo aveva ricevuto dalla Regina Maria Teresa di Sardegna, venuta in Roma[1]. Ci siamo riferiti in questa nota al 1799 e ricordiamo che il 26 aprile di quell’anno anche la collina dell’Abbondanza sentì gli spari delle truppe francesi e vide attraverso i suoi sentieri gli insorgenti fuggire verso i monti. Sanguinoso evento in cui undici marzanesi caddero nel difendere il paese dall’invasione