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Piccola storia della RABDOMANZIA

lmistero di cui vi sto per parlare risale addirittura al terzo millennio avanti Cristo, e ha interessato dapprima le civiltà cinese ed egizia, per poi diffondersi in tutto il mondo, arrivando fino ai giorni nostri: è la rabdomanzia, considerata un’arte tra le più antiche e leggendarie, pur deriva dal greco, ed è composta dai due termini , , e , . Ma che cos’è la rabdomanzia? E chi sono i rabdomanti? A qualcuno, soprattutto tra i meno giovani, sarà capitato di vedere in campagna delle curiose figure maschili o femminili, in genere di una certa età, che vagano per i campi tenendo tra le mani uno strumento che in qualche modo li orienta e li guida alla ricerca di qualcosa di impalpabile e inavvertibile. Sono i rabdomanti, coloro che cercano le vene acquifere in profondità servendosi di uno strumento in genere identificato con un bastone a forma di «y», ma che in realtà può avere materiali e forme diversi. Il materiale considerato principe per questa pratica è il legno, essendo completamente naturale; tra i più pregiati e adatti a scopo rabdomantico vengono considerati il nocciolo, il salice e il pesco. Secondo alcuni rabdomanti, però, non è tanto importante la composizione dello strumento, quanto le capacità della persona di captare la presenza dell’acqua attraverso le vibrazioni che questa emetterebbe anche a grandi profondità, nell’ordine delle centinaia di metri; per questo, sostengono, va bene qualsiasi tipo di materiale, dalla plastica al metallo. Quando la rabdomanzia si rivolge alla ricerca non soltanto di acqua, ma di altri elementi come per esempio i metalli, si parla di radioestesia. Oltre al classico strumento a «y», vengono utilizzati pendoli o bastoni a forma di «elle», in genere in metallo. La figura del rabdomante è stata tenuta in grande considerazione soprattutto in ambito contadino fino a qualche decennio fa, quando veniva attribuita grande attenzione a chiunque vantasse capacità di entrare in contatto con gli elementi della natura, captando per esempio la presenza di acqua, fondamentale per le coltivazioni, a grandi profondità e in terreni apparentemente aridi. Con il passare del tempo, però, anche se intorno alla rabdomanzia è rimasta un’aura leggendaria, sono state messe sempre più in dubbio le basi scientifi-che di quest’arte antichissima. Persino l’autorevole CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, si è occupato del fenomeno, e i risultati dell’esperimento, che ha visto protagonista un rabdomante, sono stati molto chiari: nessuno al mondo sarebbe in grado di captare con la sola forza della sua mente le vene acquifere che scorrono sottoterra, anche perché l’acqua non “scorre” nel sottosuolo come se fosse all’interno di un reticolo di vene. Per chi volesse comunque cimentarsi con la rabdomanzia, esistono fior di testimonianze, filmati su YouTube, pubblicazioni , e persino un vero e proprio mini corso per diventare rabdomanti, , che si può trovare gratuitamente in rete.

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