I segreti tecnologici delle antiche civiltà
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All’uomo moderno piace pensare di essere particolarmente intelligente. Le scoperte scientifiche si susseguono ogni giorno, i viaggi nello spazio non sembrano più impossibili e ci stiamo persino abituando all’idea di un’auto con il pilota automatico. La verità, però, è che non siamo più intelligenti dei nostri antenati, abbiamo solo accumulato secoli di conoscenza rispetto a loro. Questo libro ci racconta alcune delle scoperte più incredibili fatte nell’antichità. Alcune anticipano in modo straordinario le conoscenze attuali, dimenticate per intere epoche. Dalla neurochirurgia dell’età della pietra, ai fiammiferi cinesi del vii secolo a.C., passando per l’acciaio di Damasco (uno dei metalli più resistenti al mondo, che purtroppo non sappiamo più produrre), questo libro racchiude le storie di numerose scoperte e invenzioni provenienti da tutto il mondo, in un affascinante viaggio che rivela come gli antichi fossero tecnologicamente molto più avanzati di quanto possiamo immaginare.
Un viaggio straordinario alla scoperta di alcune delle invenzioni più incredibili del mondo antico
Tra le scoperte più straordinarie:
• La sveglia ad acqua di Platone
• La gomma da masticare
• Le posate
• L’ombrello
• La mongolfiera
• Il fuoco greco
• La chirurgia plastica
• I primi tatuaggi
• La camera oscura
• Il sismoscopio
James M. Russell
vive a Londra. Si è laureato a Cambridge in Filosofia e ha insegnato all’Open University nel Regno Unito. È autore di diversi saggi e I segreti tecnologici delle antiche civiltà è il primo pubblicato dalla Newton Compton.
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Anteprima del libro
I segreti tecnologici delle antiche civiltà - James M. Russell
621
Titolo originale: Plato’s Alarm Clock
Copyright © 2018 Michael O'Mara Books Limited
All rights reserved
Traduzione dall’inglese di Mariafelicia Maione
Prima edizione ebook: aprile 2019
© 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma
ISBN 978-88-227-2922-4
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Librofficina
James M. Russell
I segreti tecnologici
delle antiche civiltà
Indice
Introduzione
Capitolo 1 - Vita quotidiana
Il calendario
La sveglia ad acqua di Platone
L'apicultura
L’orologio meccanico
Il cioccolato mesoamericano
L'ombrello
Breve storia del gabinetto
Letti e materassi
Chiavi e serrature
La parrucca
I segreti della distillazione
Il trucco
I vigili del fuoco
Gli utensili d'osso
Le posate
La refrigerazione
I rasoi
La gomma da masticare
Breve storia del sesso e degli afrodisiaci
L'alfabeto
Le carte da gioco
La colla
Il denaro
Antichi fiammiferi
La gomma
La seta
I primi giochi
I primi sciatori
Capitolo 2 - Tecnologia meccanica e industriale
Lo straordinario motore a vapore di Erone di Alessandria
Il faro di Alessandria il primo al mondo
Brevissima storia della lavorazione dei metalli
Tecnologia greca
La ruota raggiata
Le invenzioni preistoriche
La mongolfiera
La gru
La vite
Tunnel e miniere
Pozzi petroliferi e di trivellazione
La lavorazione del vetro
I caratteri mobili
Le quattro grandi invenzioni
Il mulino a vento
Immersioni subacquee
Capitolo 3 - I misteri degli antichi
La nanotecnologia nell'antichità
L'acciaio Damasco
La coppa di Licurgo
Il blu dei Maya
La batteria di Baghdad
Il vetro infrangibile
Il cemento romano
Le lenti assire di Nimrud
La pietra del sole norrena
La macchina di Anticitera
Capitolo 4 - Invenzioni militari
Il raggio ustorio di Archimede
La mitragliatrice antica
Brevissima storia delle prime armi
La balestra
La catapulta
La nave da guerra
Il fuoco greco
A un passo da...
Gas velenosi
Armature e carri armati
Il paracadute
Capitolo 5 - Conoscenze mediche
La chirurgia
La chirurgia plastica
Brevissima storia dell'anatomia
L'assistenza medica
La dentiera
Gli anestetici
Brevissima storia dell'odontoiatria
Le protesi
I primi tatuaggi
Capitolo 6 - Scoperte scientifiche
Il magnetismo
I pigmenti
L'algebra
L'atomo
Far di conto
Il sismoscopio di Zhang
Zhang Heng, il Leonardo da Vinci cinese
La mappa dei cieli
La cartografia
I pesticidi
Il razzo
La camera oscura
Il numero zero
La rifrazione e gli strumenti ottici
Breve storia della comunicazione a distanza
Postfazione
Ringraziamenti
Introduzione
Nel mondo moderno ci piace pensare di essere gente in gamba e dimostrarlo con l’esistenza di internet, le conoscenze mediche eccezionali, i voli nello spazio e le automobili che si guidano da sole. E tuttavia, se domani naufragassimo su un’isola deserta, la maggior parte di noi non saprebbe come accendere un fuoco o catturare un pesce, figuriamoci poi riprodurre tutta la tecnologia straordinaria su cui facciamo affidamento ogni giorno.
Non è detto che siamo più intelligenti dei nostri progenitori, abbiamo solo accumulato secoli di progressi tecnologici su cui appoggiarci. Molti popoli antichi erano più avanzati di quanto pensiamo. Alcune invenzioni recenti in realtà erano già state ideate e poi dimenticate. Una fetta enorme dei macchinari e delle attrezzature di oggi fa affidamento su scoperte del passato, come la carta, le leve e la ruota dentata, e molti oggetti che usiamo quotidianamente sono più antichi di quanto crediamo: gli aztechi avevano la gomma da masticare, nell’Età della pietra si praticavano interventi al cervello e sono millenni che i cinesi hanno abiti di seta, fiammiferi, carta igienica e whisky.
Per non parlare di quegli elementi della tecnologia antica che non riusciamo più a comprendere o che sorpassano le nostre conoscenze: non sappiamo forgiare l’acciaio damasco, che una volta era il metallo più resistente al mondo; non conosciamo la ricetta dei maya per i loro pigmenti che resistevano alle intemperie. E ignoriamo il segreto del fuoco greco, una misteriosa arma chimica bizantina assai temuta, che bruciava nell’acqua.
Questo libro raccoglie le storie di svariati strumenti, invenzioni e scoperte dell’antichità provenienti da diverse parti del mondo ed epoche. Dal primo telescopio all’invenzione della balestra e dalle dentiere etrusche ai primi orologi meccanici cinesi, offre uno sguardo intrigante nei secoli passati, molto più complessi e progrediti dal punto di vista tecnologico di quanto siamo portati a credere di solito.
Capitolo 1
Vita quotidiana
Il calendario
Prima apparizione: Scozia
Anno: 8000 a.C.
Sin dagli albori della storia, l’umanità ha subìto il fascino del cielo e dei suoi due abitanti principali: il Sole e la Luna. Era naturale che cominciassimo a tracciare i movimenti oscillanti di questi due oggetti celesti. Il passaggio dal giorno alla notte è un intervallo evidente, come anche il ciclo che inizia con la luna nuova e finisce con la luna piena, per poi ripetersi. Per i cacciatori-raccoglitori e i primi agricoltori era fondamentale comprendere l’alternarsi delle stagioni nel corso dell’anno.
Era un compito non facile organizzare tutte queste misurazioni. Per esempio, non c’è un numero esatto di mesi lunari nell’anno solare. Dodici mesi lunari durano circa 354 giorni e quindi bisogna trovare un sistema per aggiungere i giorni che avanzano al totale, oppure accettare un graduale slittamento nella relazione tra gli anni e le stagioni. E questo ancor prima di prendere in considerazione il problema degli anni bisestili…
Ben prima dell’Età del bronzo erano in uso calendari di varia natura: abbiamo documenti scritti che testimoniano sistemi di datazione presso i sumeri, gli egizi e gli assiri circa 5000 anni fa. Tuttavia, una recente scoperta archeologica in un campo della Scozia, vicino Crathes Castle, nella contea di Aberdeen, suggerisce l’uso dei calendari in epoca ancora più recente.
Nel sito è stata ritrovata una serie di dodici cavità, che sembrano non solo indicare le fasi lunari, ma anche monitorare i mesi. Risalgono a 10.000 anni fa e inoltre sono allineate con il punto in cui sorge il sole a mezz’inverno. Ciò avrebbe permesso alle comunità di cacciatori-raccoglitori che le hanno create di riorganizzare ciascun anno in maniera da allinearsi con le stagioni, il che è indicativo dell’alto livello di comprensione e raffinatezza nelle popolazioni mesolitiche di quell’area. Lo studioso Vince Gaffney, a capo delle analisi scientifiche del sito, ha affermato che esso «rappresenta un passo importante verso la costruzione formale del tempo e quindi della storia stessa».
La sveglia ad acqua di Platone
Prima apparizione:
IV
secolo a.C.
A volte immaginiamo il passato come un tempo privo di orologi, che procedeva a un ritmo molto più calmo. Ovviamente, la vita non è così semplice e in numerose situazioni storiche le persone hanno avuto la necessità di gestire un’agenda zeppa di impegni. Per esempio, il filosofo greco Platone (427-347 a.C.) voleva trovare un modo per svegliarsi, e svegliare i suoi studenti, in tempo per le lezioni. Di conseguenza, diventò l’inventore della sveglia.
Semplici orologi ad acqua – nei quali il gocciolio graduale in o da un recipiente scandiva il passare del tempo – esistevano a Babilonia e in Egitto sin dal
XVI
secolo a.C. È anche possibile che lo stesso sistema venisse utilizzato in India e in Cina ben prima, forse persino dal 4000 a.C. L’orologio ad acqua di Platone era innovativo perché fornito di sveglia. Un contenitore si riempiva gradualmente d’acqua, fino a raggiungere un’altezza precisa, che tramite un condotto fluiva in un secondo recipiente, posto più in basso. Il condotto funzionava come un sifone, ovvero, non appena l’acqua cominciava ad attraversarlo, veniva risucchiata tutta insieme e quindi riversata all’improvviso nel piano inferiore. Quest’ultimo era quasi sigillato, tranne per alcune piccole aperture progettate per fungere da fischietti quando l’aria veniva espulsa a forza – cioè, in corrispondenza della cascata d’acqua. Quindi gli studenti di Platone e il loro insegnante venivano svegliati dal fischio acuto di questa sveglia straordinaria.
Altre forme primitive di sveglia funzionavano in modo simile. Una prevedeva un recipiente sospeso su un tavolo: si riempiva d’acqua fino a diventare abbastanza pesante da cadere con fragore. Un altro progetto usava una candela con all’interno una sfera di metallo; la candela bruciava fino a che la cera attorno alla sfera non si scioglieva del tutto e la lasciava cadere su una superficie metallica.
apicoltura1_fmtDipinto su roccia del Mesolitico raffigurante un raccoglitore di miele.
L’apicoltura
In termini evoluzionistici, le api sono più antiche degli uomini; nel corso della nostra storia ci siamo sempre posti il problema di come ottenere il loro miele. Un dipinto su roccia spagnolo, risalente a 8500 anni fa, mostra degli uomini che rubano dai favi delle api selvatiche. Tuttavia, la storia dell’apicoltura, con le api allevate in alveari artificiali, è molto più recente.
Un tempio ad Abu Ghorab, in Egitto, risalente alla Quinta dinastia (2500-2400 a.C.) mostra le fasi della produzione del miele: dalla raccolta dei favi al processo di raccolta nelle giare. Era l’ingrediente chiave di molte medicine, oltre che in cucina. Gli egizi costruivano gli alveari con del fango essiccato; i greci e i romani affinarono quel metodo usando l’argilla.
Sappiamo quanto abbondante fosse la produzione di miele nell’antico Egitto dalle testimonianze che parlano di più di trentamila giare offerte nel
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