Marmi Torlonia – Roma quanta fuit, ipsa ruina docet collezione privata di statuaria antica
Una collezione di antichità composta di seicento venti pezzi catalogati, che in ordine cronologico è stata l’ultima raccolta principesca romana a formarsi: fu inaugurata nel 1876, quando ormai il papa – che non è più re – se ne sta recluso tra le alte mura del Vaticano, mentre i Savoia riescono a insediarsi nella Città eterna e sul trono d’un Italia appena nata. La Collezione Torlonia è il compendio di tante testimonianze della classicità confluito in un unico ambito grazie alla volontà di una sola figura di mecenate e collezionista – il Principe Alessandro Torlonia - è oggetto di una mostra a Villa Caffarelli, sul Campidoglio, dal 3 aprile. L’esposizione si intitola I Marmi Torlonia a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri, con allestimento di David Chipperfield, si potrà visitare fino al 10 gennaio 2021. Promosso dal Ministero delle Belle Arti e del Turismo e la Fondazione Torlonia, con catalogo edito da Electa, l’evento è sostenuto dalla casa Bvlgari.
Si tratta della più – racconta Alessandro Poma Murialdo – Con l’acquisto Cavaceppi, la famiglia Torlonia diviene non solo proprietaria di un’imponente collezione di capolavori antichi, ma anche delle ultime testimonianze di alcune delle collezioni romane cinque-seicentesche allora in via di dispersione. Nel 1816, per poi averne piena disponibilità nel 1856-1859, i Torlonia acquisiscono 270 opere della Galleria dei marchesi Giustiniani, tra le quali e il cosiddetto , oltre a busti imperiali e ritratti. La rassegna romana, che si articola su una selezione di novantasei opere plastiche greche e romane, estrapolate dai curatori e ordinate in cinque diverse sezioni, segna la prima tappa di quest’itinerario. Oltre a quanto è frutto degli scavi ottocenteschi – il tema della Sezione II –, alcuni nuclei furono acquisiti da Alessandro Torlonia, banchiere e imprenditore, presso famiglie aristocratiche locali. Nel 1816 egli acquista in blocco la statuaria dei Giustiniani e nel 1866 entra in possesso della settecentesca Villa Albani, playground di Winkelmann, immersa in un parco nel cuore della città e tuttora proprietà Torlonia. Due contenitori di rarità e bellezze, che custodivano il meglio di precedenti gallerie patrizie – Orsini, Savelli, Cesarini, Pio da Carpi, Cesi, Imperiali, Barberini.
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